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La falsa credenza della relazione tra stagione di nascita e disturbi del comportamento alimentare

Gli studi sulla possibile relazione tra la stagione di nascita e lo sviluppo di un disturbo alimentare risultano contrastanti e non generalizzabili. %%page%%

Di Benedetta Frascaroli, Maddalena De Matteis

Pubblicato il 26 Set. 2016

Aggiornato il 26 Set. 2019 15:23

Benedetta Frascaroli, Maddalena De Matteis OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI MODENA

 

Non si può generalizzare affermando che la stagione di nascita sia correlata e tanto meno predittiva di un disturbo alimentare.
Alla luce di questi studi, è pertanto, possibile affermare che le conclusioni a cui giungono sono contrastanti e non permettono di approdare ad un risultato generale e univoco.

C’è chi progetta nei minimi dettagli la nascita del proprio bebè, calcolando perfino quando rimanere incinta, e chi, invece, affronta il parto con più fatalismo. Meglio nascere in primavera oppure durante la stagione autunnale? O ancora, meglio il tepore estivo o il fresco invernale per far venire al mondo il pargolo? Se è vero che la data di nascita non determina il destino degli individui, sembra, però, che possa avere un’influenza sulle malattie che li colpiranno.

Un vasto studio della Columbia University di New York (M. R. Boland, Z. Shahn , D. Madigan, G. Hripcsak, N. P. Tatonetti, 2005) ha identificato notevoli coincidenze tra il mese dell’anno in cui si nasce e la predisposizione a una serie di malattie. Pubblicato sul Journal of American Medical Informatics Association, lo studio ha usato un algoritmo che ha calcolato le coincidenze tra le nascite di 1.7 milioni di persone in un arco di 28 anni e la presenza di quasi 1.700 malattie.

Nicholas Tatonetti, ricercatore presso il Columbia University Medical Center, afferma che non si tratta di astrologia: [blockquote style=”1″]la stagionalità veicola i fattori ambientali variabili presenti al momento della nascita.[/blockquote]
Dai risultati dello studio, le notizie più confortanti vengono appunto per i nati nei mesi da maggio ad agosto: costoro avrebbero la più bassa tendenza ad ogni tipo di patologia. Mentre ben meno fortunati sono coloro i quali hanno compleanni ottobrini: i nati in ottobre soffrirebbero la salute più fragile di tutto il calendario, con una marcata tendenza a patologie mentali come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Per i nati a marzo invece i rischi appaiono legati soprattutto a malattie cardiovascolari, mentre chi ha il compleanno a dicembre sarebbe colpito da disturbi respiratori con più frequenza.

Certo, i meccanismi alla base di questo fenomeno sono poco conosciuti. Cambiamenti nella dieta e ondate annuali di infezioni potrebbero influenzare la crescita dello sviluppo del bambino, con un effetto persistente sulla sua salute lungo i decenni successivi. Inoltre, c’è la vitamina D, che viene prodotta quando la pelle è esposta al sole. In particolare, sembra che giochi un ruolo importante quanto sole la mamma prenda durante la gravidanza. Il sole innesca la produzione di vitamina D, e se preso nei primi mesi di gravidanza, avrebbe effetti positivi sulla salute fisica e mentale del nascituro.

Ma queste ipotesi valgono anche per i disturbi alimentari? In realtà, per quanto banale possa essere la correlazione, molti ricercatori, fin dagli anni ’90 hanno cercato di trovare una spiegazione a questa curiosa correlazione.
Esistono, però, pochi studi che si sono occupati dell’argomento, utilizzando metodi e strumenti differenti, che hanno portato a diverse e, talvolta contrastanti, conclusioni. Alcuni sostengono l’ipotesi che le persone che nascono nei primi sei mesi dell’anno siano più soggette a sviluppare un disturbo del comportamento alimentare. Vediamo quali.

Uno studio condotto in Inghilterra (Rezaul et al., 1996) ha preso in esame la data di nascita di un campione di 1939 pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare, ottenuto dall’archivio dell’unità DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) del Maudsley Hospital, a Londra, dei precedenti 14 anni, senza distinguere le categorie diagnostiche in cui si suddividono i disturbi alimentari. Il campione clinico è stato analizzato insieme ad un gruppo di controllo, appartenente alla popolazione generale, ed ottenuto attraverso l’ufficio anagrafe del Regno Unito. L’analisi dei dati è stata condotta tramite il software statistico SPSS ed il test per la stagionalità di Edwards (Edwards, 1961). I risultati hanno evidenziato una variazione statisticamente significativa della stagione di nascita, con un picco in maggio, all’interno del campione clinico. Tuttavia non si sono evidenziate differenze statisticamente significative nella stagione di nascita tra i soggetti affetti da disturbi alimentari e la popolazione generale. Unica eccezione va fatta per i soggetti più giovani (nati dopo il 1963) che hanno un andamento opposto e con differenze significative tra i diversi gruppi: il campione clinico ha un picco di nascite in marzo ed un ciclo stagionale di nascite maggiore nei primi 4 mesi dell’anno, mentre nel gruppo di controllo avviene l’opposto, con picco di nascite raggiunto in luglio.

Uno studio, condotto sempre in Inghilterra nel 2000 (Morgan et al.), è arrivato ad una conclusione in parte contrastante a quella precedente. In questo caso il campione clinico (935 soggetti), con diagnosi di bulimia nervosa effettuata seguendo i criteri del DSM-IV, è stato ottenuto dall’archivio dell’unità per il trattamento della bulimia nervosa del St. George’s Hospital, a Londra. I soggetti sono stati suddivisi tra quelli nati prima del 1963 (389) e quelli nati successivamente (546), con l’intento di comparare lo studio a quello precedente. Sono stati inoltre individuati i soggetti con una precedente storia di anoressia nervosa, distinguendoli in uno nuovo gruppo ed assegnando loro il nominativo di bulimia di II tipo (227). Il gruppo di controllo è stato ottenuto grazie ai dati presenti nell’ufficio anagrafe del Regno Unito. L’analisi statistica è stata effettuata tramite il software statistico SPSS ed il test per la stagionalità di Edwards (Edwards, 1961). I risultati hanno evidenziato un andamento statisticamente significativo delle nascite nel secondo semestre dell’anno, all’interno del gruppo di pazienti più vecchi, nati prima del 1963, e del gruppo di controllo, con un picco in luglio. All’interno del gruppo bulimia di tipo II, invece, si rileva l’andamento opposto, simile a quello evidenziato dallo studio precedente, con picco di nascite a marzo. Non si sono, invece, evidenziate differenze statisticamente significative tra i pazienti più giovani e la popolazione generale.

Possiamo quindi ancora affermare che esiste una correlazione tra la stagione di nascita e la presenza di disturbi del comportamento alimentare? E se si, in che misura? Quali sono le cause? Le ipotesi sono molteplici e ancora in fase di osservazione.
Sempre negli stessi anni, un altro studio inglese (Waller et al., 2001) si è posto come obiettivo quello di indagare la relazione esistente, all’interno di una popolazione non clinica, tra le modalità alimentari restrittive e la nascita nei mesi più caldi dell’anno, ipotizzando che un possibile fattore co-occorrente potesse essere proprio la temperatura elevata.

Il campione è composto da 117 adolescenti di genere femminile, volontarie, nate e concepite nelle aree metropolitane del Regno Unito in cui erano disponibili i dati meteorologici. Le ragazzine sono state reclutate in occasione di una visita scolastica alla facoltà di psicologia. Le partecipanti hanno compilato il test per i disturbi alimentari, EDI (Eating Disorder Inventory), e fornito i dati di nascita, peso e altezza per stilare l’indice di massa corporea (IMC). I risultati hanno confermato una maggior prevalenza di comportamenti alimentari restrittivi in donne che sono nate nei mesi più caldi dell’anno (maggio-agosto) e, parallelamente, un collegamento tra tali comportamenti e la temperatura ambientale alla nascita, ottenuta grazie alle registrazioni meteorologiche nazionali.

Con l’intento di replicare questo studio, un gruppo di ricercatori americani (Munn M. A., Klump K. L., 2003), hanno analizzato l’esistenza di una correlazione tra la stagione di nascita e la presenza di un qualsiasi disturbo alimentare, all’interno di un campione femminile di un college del Michigan.
I risultati, tuttavia, non dimostrano variazioni significative in tal senso. Secondo questo studio dunque, non esiste alcuna relazione tra la stagione di nascita e la presenza o meno di un disturbo alimentare, all’interno di una popolazione non clinica. Questi risultati, sono pertanto contrastanti con quelli di Rezaul (1996).

Questo indica che non si può generalizzare affermando che la stagione di nascita sia correlata e tanto meno predittiva di un disturbo alimentare.
Alla luce di questi studi, è pertanto, possibile affermare che le conclusioni a cui giungono sono contrastanti e non permettono di approdare ad un risultato generale e univoco.
Nel corso degli anni, però, le ricerche su questo fronte sono continuate.

Brewerton et al. nel 2012 hanno ipotizzato che le persone che manifestano sintomi di tipo bulimico possano essere nate prevalentemente in autunno, mentre quelle che presentano sintomi di tipo anoressico (restrittivi) possano seguire un andamento opposto. Il campione è composto da 3006 donne adulte che hanno risposto ad un’intervista telefonica strutturata in cui si richiedevano i dati di nascita e si effettuava uno screening per la diagnosi di bulimia nervosa ed altri disturbi psichiatrici. Le analisi statistiche sono state condotte tramite il software SPSS. I risultati hanno evidenziato un andamento significativo di prevalenza di nascite nei mesi più caldi dell’anno, estate e autunno, nelle donne che manifestano sintomi bulimici, con picco massimo in autunno ed il picco minimo (minor nascite) in primavera, evidenziando una relazione significativa tra la stagione di nascita e la presenza di sintomi alimentari di tipo bulimico (all’interno delle categorie diagnostiche della Bulimia Nervosa, Binge Eating e Purging).

A questo punto c’è da chiedersi cosa succede invece in quei paesi, come l’ Australia, dove le stagioni sono completamente invertite?
Una collaborazione inglese ed australiana ha provato a mettere a confronto i due Paesi: i risultati hanno rilevato come la presenza di disturbi alimentari sia correlata con la temperatura ambientale nel momento del concepimento piuttosto che con una differenza stagionale alla nascita (Willoughby K., Watkins B., Beumont P., Maguire S., Lask B., Waller G., 2002).

Pertanto, questo studio non fornisce supporto a quelli che affermano che i comportamenti restrittivi siano tipici di individui nati tra maggio ed agosto e quelli bulimici tra l’estate e l’autunno, anzi, evidenzia un possibile coinvolgimento della temperatura ambientale al momento del concepimento.
Soffermiamoci, ora, a riflettere sulle metodologie utilizzate dalle ricerche condotte finora.
Molti di questi studi presentano carenze metodologiche che dovrebbero essere colmate e superate (Lask B., Willoughby K., 2008). Sebbene vengano analizzati campioni piuttosto ampi, come nello studio di Rezaul et al. del 1996, i soggetti (1939) non sono stati distinti in classi diagnostiche, ed i dati utilizzati non sono rappresentativi della popolazione attuale, in quanto ricavati da un database di 14 anni prima. Inoltre, come anche per lo studio di Morgan et al. (2000), i risultati ottenuti non permettono di confrontare i soggetti clinici con la popolazione generale. Non è possibile, quindi, estendere i dati ad un campione più generale.

Molti di questi studi rimangono delle mosche bianche, in quanto i loro dati non sono stati replicati, e quindi confermati. Lo studio di Waller et al. (2001) ne è l’esempio. I ricercatori hanno affermato l’esistenza di una maggior prevalenza di comportamenti alimentari restrittivi in donne che sono nate nei mesi più caldi dell’anno (maggio-agosto) e, quindi, un collegamento tra tali comportamenti e la temperatura ambientale alla nascita. Tali dati sono stati messi in dubbio da Munn et al. (2003) secondo il quale non esiste alcuna relazione tra la stagione di nascita e la presenza o meno di un disturbo alimentare.

In conclusione, possiamo affermare che il mese di nascita o di concepimento influenzi lo sviluppo di un disturbo alimentare? Nonostante le ricerche condotte nel corso degli anni, i dati presentati non sono replicabili ed il numero di studi effettuati in questo ambito rimane tutt’ora esiguo.
Pertanto, possiamo affermare che la stagione di nascita non sia assolutamente predittiva dello sviluppo di un disturbo alimentare. In particolare, se la questione rimane controversa nel campo dell’anoressia nervosa, lo è ancora di più per quanto riguarda la bulimia nervosa, dove gli studi sono scarsi e contrastanti tra di loro.
Possiamo, quindi, solo ipotizzare che il mese di nascita, insieme a numerosi altri fattori, come quelli ambientali e genetici, possa veicolare la predisposizione a sviluppare determinate malattie, ma il come ciò avvenga, non è del tutto chiaro e lascia spazio a nuovi approfondimenti e ipotesi.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Rezaul I., Persaud R., Takei N., Treasure J., 1996. Season of Birth and Eating Disorders, International journal of Eating Disorders, Vol. 19, No. 1, 53-61.
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  • Waller G., Meyer C., van Hanswijck de Jonge L., 2001. Early Environmental Influences on Restrictive Eating Pathology Among Nonclinical Females: The Role of Temperature at Birth, International Journal Eating Disorder. Vol. 30, No. 2, 204-208.
  • Willoughby K., Watkins B., Beumont P., Maguire S., Lask B., Waller G., 2002. Pattern of birth in anorexia nervosa II: a comparison of early-onset cases in the souther and northern hemispheres, International Journal Eating Disorder. Vol. 32, No. 1, 18-23.
  • Munn M. A., Klump K. L., 2003. Season of Birth and Disordered Eating in Female College Students, International Journal Eating Disorder. Vol.34, 343–348.
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  • Button E., Aldridge S., 2007. Season of Birth and Eating Disorders: Patterns across Diagnoses in a Specialized Eating Disorders Service, International Journal Eating Disorder. Vol. 40, 468–471.
  • Lask B., Willoughby K., 2008. Season of Birth Bias in Eating Disorders—Fact or Fiction?, International Journal Eating Disorder. Vol. 41, 479–490.
  • Brewerton T. D., Dansky B. S., O’Neil P. M., Kilpatrick D. G., 2012. Seasonal Patterns of Birth for Subjects with Bulimia Nervosa, Binge Eating, and Purging: Results from the National Women’s Study. International Journal Eating Disorder. Vol. 45, No. 1, 131-134.
  • M. R. Boland, Z. Shahn , D. Madigan, G. Hripcsak, N. P. Tatonetti, 2015. Birth Month Affects Lifetime Disease Risk: A Phenome-Wide Method. Journal of the American Medical Informatics Association Advance, 1042-1053.
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