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Entrare in terapia. Le sette porte della terapia sistemica (2016) – Recensione

All'interno della terapia sistemica è possibile individuare sette porte per la comprensione del disagio psichico del paziente alle quali bisogna accedere. 

Di Guest

Pubblicato il 04 Lug. 2016

A cent’anni della nascita di Mara Selvini Palazzoli, Stefano Cirillo, Matteo Selvini e Annamaria Sorrentino co-fondatori della scuola a lei intitolata, pubblicano “ Entrare in Terapia. Le sette porte della terapia sistemica ”; il testo raccoglie anche il contributo dei didatti della scuola, testimoniando il modello del lavoro d’equipe tanto caro all’approccio sistemico.

Liliana Redaelli

Gli autori si propongono di accompagnare il lettore nel percorso che si sviluppa all’interno dell’incontro terapeutico, offrendo tracce da seguire, maturate e affinate negli anni attraverso l’integrazione del modello della terapia sistemica classica con la ricerca clinica e con altri modelli vitali della psicoterapia. Il testo offre una visione sistemica complessa e integrata, una prospettiva multidimensionale dell’uomo e della sua esistenza, un approccio alla sua conoscenza in sintonia con l’epistemologia della complessità di Edgar Morin.

Le 7 porte della terapia sistemica

Se negli anni ’70 la via principale per la comprensione del disagio psichico passava attraverso la lettura del sistema relazionale entro cui il malessere e il sintomo si generava, in questo libro sono sette i sentieri da percorrere, sette porte che il terapeuta deve responsabilmente tenere in considerazione. Il percorso terapeutico parte dalla telefonata, seguita da uno o due colloqui preliminari che danno avvio alla fase di consultazione (tra i cinque e i sette incontri) in cui è possibile mettere a fuoco un’ipotesi condivisa su ciò che è stato, sugli aspetti funzionali e disfunzionali, individuando un progetto riparativo, che recuperi e stimoli le risorse di ciascuno, per passare poi alla terapia vera e propria.

La prima porta d’accesso alla terapia è quindi l’analisi della domanda. Riprendendo l’importanza data da Mara Selvini Palazzoli al contesto entro cui prendono forma i significati, gli autori individuano quattro possibili scenari: la domanda di un familiare per un paziente non richiedente, la domanda relazionale, la non domanda in una condizione coatta e la domanda individuale. Partendo da questi quattro differenti contesti gli autori individuano le convocazioni e le procedure più efficaci da mettere in atto sia al telefono che nei primi colloqui preliminari, consigliando le modalità opportune allo specifico caso, definendo le tematiche da affrontare nelle primissime battute di questi incontri e cercando di tutelare i terapeuti inesperti da eventuali rischi in cui potrebbero imbattersi.

La seconda porta è quella della diagnosi sistemica che comprende tredici dimensioni attraverso le quali è possibile connettere il funzionamento della famiglia con la sofferenza di un suo membro, in base al principio dell’interdipendenza dei soggetti all’interno del proprio sistema. Si valuta, quindi, l’aspetto sincronico del qui ed ora, tenendo conto anche dei fatti che segnano la storia del soggetto e della famiglia.

La terza porta, quella della sintomatologia, entra nel mondo interno del paziente collegando il disturbo alle difese messe in atto, in una visione complessificata e processuale del sintomo, in contrapposizione a una rigida e semplicistica descrizione nosografica.

La quarta porta, la diagnosi dell’attaccamento, apre una prospettiva teorica che è sia relazionale che individuale. Riprendendo gli studi sull’attaccamento, sulle riorganizzazioni post-traumatiche, sul contributo di Lorna Benjamin, il terapeuta può cogliere come meglio entrare in relazione con il paziente tenendo in considerazione le specifiche concezioni del mondo e dei rapporti che il soggetto si è costruito partendo dalla situazione relazionale in cui si è trovato a crescere.

La quinta porta riguarda la diagnosi di personalità, intesa come organizzazione difensiva rispetto ai vissuti soggettivi di sofferenza, agli stress relazionali ed esistenziali, alle sfide evolutive, organizzazione che diviene disfunzionale quanto rigida e pervasiva.

Le sesta porta, costitutiva dell’identità della terapia familiare, consiste nella diagnosi trigenerazionale attraverso la quale si accede all’analisi di quale bambino e figlio sia stato il genitore e quali siano stati i modelli da lui interiorizzati. La modalità in cui il genitore ha elaborato la sua posizione di figlio, infatti, ha un’influenza decisiva sulla sua identità e quindi anche sulla sua genitorialità.

La settima porta, la diagnosi basata sulle emozioni del terapeuta, pone l’attenzione sull’importanza delle emozioni vissute dal terapeuta stesso, come fondamentale via sia per la conoscenza, che per la prevenzione di possibili distorsioni antiterapeutiche nella relazione con il paziente. Il terapeuta dovrà quindi saper identificare e discriminare gli aspetti controtransferali dalle proprie risonanze, consapevole della propria storia e delle proprie modalità di funzionamento. Per essere capace e presente, il terapeuta deve in primis aver fatto i conti con se stesso. Grazie a questo passaggio il terapeuta potrà essere empatico all’interno di un paradigma di responsabilità. Il destino dell’incontro terapeutico, infatti, non dipende solo dalla messa in atto di procedure consolidate, ma si gioca nella relazione tra il terapeuta e il paziente, basandosi sulla capacità di “essere con l’altro”, sia che si tratti di un individuo che di una famiglia.

Dopo aver analizzato le procedure opportune da seguire durante la consultazione all’interno dei quattro contesti della domanda, gli autori si concentrano sull’analisi della terapia, considerandone le fasi e gli eventuali formati (allargamenti, terapia parallela o terapia congiunta).

Conclusioni

Questo libro, sicuramente utile a orientare i terapeuti proponendo procedure e pratiche efficaci, è un testo sulla terapia sistemica che non si limita a dare indicazioni cliniche, ma che rimanda a una solida visione antropologica, filosofica ed epistemologica. È un testo che sollecita il terapeuta, e la sua équipe, a padroneggiare una tecnica, senza dimenticarsi che nell’esercizio di questa resta prioritario l’autenticità del rapporto tra sé e l’altro.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Cirillo, S., Selvini, M., Sorrentino, A.M. (2016). Entrare in terapia. Le sette porte della terapia sistemica. Raffaello Cortina Editore.
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