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Trattamento della dislessia: nuove tecniche per aiutare i dislessici nella lettura

Uno studio ha permesso di individuare una nuova tecnica transcranica non invasiva efficace nel trattamento della dislessia

Di Vanessa Romani

Pubblicato il 16 Giu. 2016

Aggiornato il 06 Mar. 2017 08:41

Trattamento della dislessia: Nel presente articolo viene riportata una recente scoperta italiana – da parte dei ricercatori di neuropsichiatria infantile dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù in collaborazione con il Laboratorio di stimolazione cerebrale della Fondazione Santa Lucia – riguardante una nuova tecnica per aiutare i dislessici nella lettura, attraverso la stimolazione cerebrale non invasiva.

 

Caratteri generali della dislessia

La dislessia «è un disturbo di natura multifattoriale (genetica, biologica, ambientale)» (A. Tittozzi, 2016) che impedisce, a chi ne soffre, di leggere e comprendere un intero scritto, nonostante possieda la capacità sia di leggere che comprendere le singole parole scritte.
Oltre la difficoltà di leggere fluentemente i dislessici trovano difficoltà anche a comprendere la fonetica, hanno problemi nella velocità e nell’ortografia.

Si divide in due grandi gruppi: dislessia evolutiva che si manifesta durante la fase di apprendimento della lingua scritta e la dislessia acquisita che colpisce le persone adulte, le quali avevano acquisito in maniera normale la capacità di leggere, ma che a seguito di una lesione celebrale – spesso nel giro angolare e sopramarginale dell’emisfero sinistro – ne hanno perso la capacità (definizione tratta dall’Enciclopedia Treccani online).

In Italia la dislessia colpisce circa il 3% dei bambini in età scolare e ciò ha forti ripercussioni sulla sfera dell’apprendimento, ma anche su quella sociale e psicologica.
I dislessici, incontrano dunque difficoltà nella decodificazione dei testi scritti, come se le lettere saltassero da una parte all’altra. A tal proposito, per comprendere quanto sia difficile per un dislessico leggere, lo sviluppatore Victor Widell ha creato uno script [blockquote style=”1″]animato in Java che simula l’esperienza di lettura dei dislessici[/blockquote] . L’ispirazione gli è venuta da un’amica che, soggetta a questo specifico disturbo dell’apprendimento (DSA), gli ha descritto la sua esperienza di lettura. [blockquote style=”1″]Può leggere, ma ci vuole molta concentrazione, ed è come se le lettere continuassero a saltare dappertutto[/blockquote] (ibidem).

Tale script ha avuto una tale diffusione virale sui media anglosassoni, che il magazine Quartz, utilizzando il medesimo codice di Widell, ha creato un plug-in per browser che [blockquote style=”1″]permette di navigare su ogni pagina web come se si fosse dislessici.[/blockquote]

L’attenzione alla dislessia nei paesi inglesi è molta alta, in quanto l’organizzazione Dyslexia International stima che almeno il 10% della popolazione sia colpita da questa patologia.

 

Lo studio: un nuovo trattamento della dislessia

La ricerca presentata in questo articolo, è stata pubblicata su Restorative Neurology and Neuroscience (F. Costanzo, C. Varuzza, S. Rossi, S. Sdoia, P. Varvara, M. Oliveri, K. Giacomo, S. Vicari, D. Menghini, 2016) e mostra che: [blockquote style=”1″]There is evidence that non-invasive brain stimulation transitorily modulates reading by facilitating the neural pathways underactive in individuals with dyslexia.[/blockquote]

Lo studio sul trattamento della dislessia è stato finanziato dal Ministero della Salute Italiano ed è stato portato avanti secondo le norme della World Medical Association’s Declaration of Helsinki e autorizzato dal Comitato Etico Indipendente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (D. Natali, 2016).
Le ricerche nello specifico sono state condotte dai ricercatori del Bambino Gesù sotto la supervisione della dottoressa Deny Menghini, con bambini e adolescenti dislessici e indagando se più sessioni di stimolazione transcranica a corrente continua (tDCS) aumentino la capacità di lettura dei bambini e adolescenti dislessici e se l’effetto positivo sia di lunga durata.

Metodo

La tecnica utilizzata per il trattamento della dislessia è denominata stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), non è invasiva e inoltre è già utilizzata nei trattamenti di disturbi quali la depressione e l’epilessia focale.
Nelle persone dislessiche vengono stimolati i circuiti celebrali alterati grazie al passaggio di corrente a basso voltaggio (intensità di un milliampere), che ne modifica l’attività neurale permettendo l’aumento di velocità e l’accuratezza della lettura.
In dettaglio: la stimolazione viene fornita da un dispositivo portatile che, alimentato da pile, è in grado di erogare una corrente continua e bassa.

Alla ricerca – della durata di 18 incontri – hanno partecipato 19 bambini e adolescenti dislessici di età tra i 10 e i 17 anni, i quali, casualmente, sono stati assegnati a due gruppi: uno a cui si sottoponeva il trattamento attivo e l’altro placebo (a dispositivo spento, senza che il gruppo in questione ne fosse a conoscenza).
Durante la terapia di stimolazione i partecipanti dei due gruppi hanno eseguito contemporaneamente delle attività che favoriscono la correttezza e la velocità della lettura (simili a quelle utilizzate per la logopedia).

Risultati

In sei settimane il gruppo sottoposto a procedura attiva ha migliorato la propria capacità del 60% passando da 0,5 a 0,8 sillabe lette al secondo: [blockquote style=”1″]The active group showed reduced low frequency word reading errors and non-word reading times. These positive effects were stable even one month after the end of treatment. None reported adverse effects[/blockquote] (F. Costanzo, C. Varuzza, S. Rossi, S. Sdoia, P. Varvara, M. Oliveri, K. Giacomo, S. Vicari, D. Menghini, 2016). Dunque, anche a distanza di tempo, i risultati sono rimasti invariati.
Per i ragazzi invece sottoposti al trattamento placebo i miglioramenti non sono degni di nota (0.04 sillabe al secondo).
Gli studi recenti hanno dimostrato che la tDCS [blockquote style=”1″]variando l’attività neurale di circuiti cerebrali alterati nelle persone dislessiche, consente un miglioramento delle attività di lettura[/blockquote] (Tittozzi, 2016).

Conclusioni

La tDCS non vuole sostituirsi alla logopedia tradizionale nel trattamento della dislessia, ma [blockquote style=”1″]integrare la terapia logopedica tradizionale, tanto che i nostri risultati dimostrano la sua particolare efficacia in combinazione con la terapia tradizionale[/blockquote] sostiene Vicari.

Il fondatore dell’Associazione Italiana Dislessia (AID), Giacomo Stella, ha commentato come questi risultati siano importanti anche per la conferma delle loro ricerche sul fatto che alcuni dislessici presentino una bassa connettività neuronale in alcune aree della corteccia [blockquote style=”1″]come se fosse un motore mal carburato che gira male al minimo e che non risponde quindi con la dovuta prontezza alle sollecitazioni quando c’è bisogno di accelerare. La tDCS interviene proprio su questo meccanismo inefficiente e può essere molto utile al recupero[/blockquote] e ci tiene a sottolineare che questa, [blockquote style=”1″]come ogni terapia, non va applicata a tutti e che vanno ancora studiati bene gli effetti a distanza [/blockquote]

[blockquote style=”1″]Si tratta di uno studio preliminare i cui dati attendono di essere supportati da indagini su casistiche più ampie, ma i risultati ottenuti sono di grande importanza dal punto di vista clinico[/blockquote] dice Vicari, saremo di fronte a nuove frontiere per il trattamento del DSA.

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