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Unbroken (2015) di Angelina Jolie: un esempio di resilienza – Recensione

Protagonista del film è l'atleta Louis Zamperini e la sua storia contraddistinta da resilienza, dai primi episodi di bullismo alla deportazione nei lager

Di Nicole Tornato

Pubblicato il 10 Mag. 2016

Aggiornato il 16 Mag. 2016 09:53

Uscito nelle sale italiane a fine gennaio 2015, Unbroken è un film diretto da Angelina Jolie, tratto dai fatti realmente accaduti della vita di Louis Zamperini, famoso atleta olimpico negli anni ’30.

 

Trama

Di origini italiane, Louis Zamperini, detto ‘Louie‘, trascorre l’infanzia e l’adolescenza nella California del Sud insieme alla famiglia composta dai genitori e dal fratello maggiore.

Bersagliato dai compagni a causa delle origini straniere e della difficoltà ad apprendere l’inglese, Louie diventa una vittima di episodi di bullismo, ma anche un colpevole agli occhi della polizia che non vuole avere grane con un italiano.

Supportato dal fratello, fermamente fiducioso nelle sue potenzialità, Louie si avvicina all’atletica nel giro di pochi anni, diventa un famoso e rispettabile campione olimpico in tutto il mondo, apprezzato persino da Hitler che desidera incontrarlo e porgere personalmente i complimenti per la tenacia dimostrata nello sport.

Allo scoppio della guerra, però, l’atleta è costretto ad abbandonare la sua passione per salire a bordo di un cacciabombardiere americano che finisce per precipitare improvvisamente nell’Oceano Pacifico.

Da qui inizia un calvario di avvenimenti avversi che mettono a dura prova la vita e l’equilibrio mentale dell’atleta.

 

UNBROKEN (2015) TRAILER:

 

La resilienza

Resistere‘ è la parola d’ordine, il minimo comune denominatore, nella vita di Louis Zamperini. Infatti, nell’arco delle varie fasi evolutive, l’atleta non fa altro che resistere.

Resiste agli attacchi dei bulli, alle ramanzine della polizia e dei genitori indifferenti ai suoi bisogni, resiste alla fatica dell’allenamento e infine ai pericoli esterni: dal naufragio a bordo di un canotto, alla prigionia nei campi di concentramento, alle umiliazioni e alle fatiche imposte dal malvagio sergente Watanabe, responsabile di entrambi i lager dove viene inevitabilmente deportato.

In tutto questo panorama di scherni, vessazioni e umiliazioni continue, Louis ha allenato la forza mentale e l’autostima non solo grazie all’atletica e ai riconoscimenti, che senz’altro hanno facilitato la perseveranza negli obiettivi e la fiducia in sé, ma anche ad un importante figura di attaccamento che lo stesso campione ricorderà diverse volte nei giorni di prigionia: il fratello maggiore. È Pete Zamperini che da atleta dilettantistico diventa il suo allenatore personale, rinunciando così alla passione per cederla al fratello minore, per aiutarlo a trovare un senso e un riscatto nello sport.

La presenza di una figura di attaccamento sufficientemente buona è quindi un elemento essenziale per sviluppare la forza, la tenacia e la perseveranza, competenze centrali nella personalità di Louis.

Il film termina con una nota biografica sull’atleta che pone un’altra importante riflessione sul tema della resilienza.

Anni dopo la prigionia nei campi di concentramento, Louis troverà la forza di incontrare e perdonare i suoi carcerieri, lasciando andare la rabbia e il dolore lancinante. Impossibile? Non sempre, dal momento che essere resilienti, a mio avviso, non significa solo saper resistere, ma anche saper lasciar andare il dolore, la rabbia e i torti subiti. E diventa un’impresa ardua senza l’elaborazione e l’accettazione dell’esperienza, e soprattutto il perdono verso chi non è stato in grado di esercitare altro che violenza e aggressività.

Ed è in questo che Louie Zamperini si contraddistingue non solo come un grande atleta olimpico nella storia, ma anche come un uomo maturo, dotato di una forza e una bontà d’animo sbalorditiva e, quindi, sufficientemente sano.

 

 

Le lezioni

Da questa storia si possono dedurre alcune importanti lezioni. Prima di tutto, lo sport può diventare un elemento prezioso per sviluppare e rafforzare determinate risorse mentali spendibili in vari contesti, come appunto la resilienza, ma è necessaria almeno una figura di riferimento significativa in grado di trasmettere non solo il valore di questa attività, ma anche una presenza attenta ed empatica.

Oltre a ciò, non bisogna dimenticare la modalità sana di elaborazione dell’esperienza che non si riduce soltanto all’espressione emotiva o alla narrazione degli avvenimenti, ma coinvolge anche l’importante attribuzione di senso. E in questo il perdono può rivelarsi un ottimo strumento per conferire un significato all’esistenza soggettiva.

Dalla vita di Louis si deduce, inoltre, l’importanza della speranza nelle avversità, ben diversa dalla fantasticheria usata per sfuggire alla realtà. La speranza in Louis presuppone l’accettazione della realtà, che per il momento risulta avversa, e contemporaneamente la fiducia nel cambiamento futuro.

In altre parole, fantasticare implicherebbe un atteggiamento evitante e sfuggente dalla realtà dei fatti che risulta intollerabile, mentre la speranza potrebbe includere una disposizione ad ammettere le connotazioni negative degli eventi, che non si possono cambiare, e a modificare, così, l’atteggiamento attraverso un sentimento di fiducia nel tempo.

Proprio perché, in determinati casi, se non si possono cambiare gli eventi, si può cambiare l’atteggiamento verso gli eventi.

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