Il binge watching, se frequente, potrebbe essere considerato uno dei modi in cui abuso e/o dipendenza da televisione si esprimono, così come il binge drinking rappresenta una delle manifestazioni di abuso e dipendenza da alcol. Le ricerche dimostrano che chi trascorre più di quattro ore al giorno davanti alla tv sviluppa sintomi analoghi a quelli presentati da chi abusa di sostanze, di alcol o da chi è affetto da gioco d’azzardo patologico. Ci sono, ad esempio, craving e sintomi da astinenza, nonché importanti limitazioni nel funzionamento sociale, personale e lavorativo.
Arianna Calabrese
Guardo un’altra puntata di Game of Thrones o scrivo questo articolo?
In principio era il binge drinking. Poi è arrivato il binge eating. A fine 2015 “binge-watching” è stato proclamato termine dell’anno da Collins, marchio di vocabolari inglese assimilabile al nostro Zingarelli.
Ma che cos’è esattamente il binge watching?
Letteralmente, to watch vuol dire “guardare” e binge on “abbandonarsi a”. Nel linguaggio comune con questa locuzione ci si riferisce all’atto di guardare più episodi dello stesso programma televisivo consecutivamente. Se il binge drinking consiste nell’assumere una dose massiccia di alcol in un tempo limitato con lo scopo di perdere il controllo e il binge eating riguarda, analogamente, l’ingestione in un breve arco temporale di una quantità di cibo che di solito non si ingurgita così rapidamente associata a perdita di controllo su ciò che si sta facendo, il binge watching è relativo, in buona sostanza, all’abbuffarsi di serie tv.
Un po’ di storia sul binge watching
Negli anni Settanta si diffonde negli Stati Uniti l’usanza delle maratone tv, i canali televisivi trasmettono cioè più repliche di episodi dello stesso show in una sola giornata e si tratta in genere di programmi divenuti oggi cult, come ad esempio Star Trek. Con l’avvento dei cofanetti delle serie tv non è più indispensabile attendere che le varie emittenti mandino in onda le maratone ma è ancora necessario aspettare che tutti gli episodi siano stati trasmessi e che il cofanetto sia stato commercializzato per poterlo acquistare e autosomministrarsi, per così dire, la visione di molteplici episodi del programma prescelto. Nell’era del digitale è tutto ancora più veloce e i tempi di fruizione si sono ulteriormente ridotti: oggi piattaforme come Netflix, arrivata da qualche mese anche in Italia, rendono disponibili serie tv inedite e complete in un solo giorno (come è avvenuto per House of Cards), incoraggiando, o forse assecondando, il binge watching.
Il binge watching può essere considerata una forma di dipendenza?
Il binge watching, se frequente, potrebbe essere considerato uno dei modi in cui abuso e/o dipendenza da televisione si esprimono, così come il binge drinking rappresenta una delle manifestazioni di abuso e dipendenza da alcol. Le ricerche dimostrano che chi trascorre più di quattro ore al giorno davanti alla tv sviluppa sintomi analoghi a quelli presentati da chi abusa di sostanze, di alcol o da chi è affetto da gioco d’azzardo patologico. Ci sono, ad esempio, craving e sintomi da astinenza, nonché importanti limitazioni nel funzionamento sociale, personale e lavorativo (Kubey & Csikszentmihalyi, 2003).
Per Sussman e Moran (2013) quella da televisione potrebbe essere annoverata tra le dipendenze comportamentali che il DSM 5 non contempla ancora a causa dell’insufficienza di studi su di esse (internet, sesso, shopping), dal momento che sembra rispondere agli undici criteri diagnostici per i Disturbi da dipendenza e correlati all’uso di sostanze.
Accendere la tv determina un’immediata sensazione di rilassamento; c’è quindi condizionamento classico e si stabilisce un legame tra sollievo dallo stress e televisione, la quale funge da rinforzo negativo. Lo stesso tipo di sollievo può venire dall’attività fisica o dalla lettura, ma i tempi di azione in questi casi sono più lunghi. Anche per la dipendenza da tv pare perciò essere implicato il circuito cerebrale della ricompensa.
L’effetto benefico della visione incontrollata di televisione non è però duraturo. Sono state identificate correlazioni tra la quantità di tempo trascorso davanti ad essa e deficit attentivi, insonnia, tabagismo, scarsa soddisfazione per la propria vita e il proprio aspetto, basso rendimento scolastico, difficoltà a mantenere relazioni e obesità.
Le teorie che cercano di spiegare l’eziologia della dipendenza da tv si focalizzano sugli aspetti funzionali della visione di programmi televisivi: si guarda la televisione perché ci si sente insicuri della propria identità, delle relazioni e dell’ambiente (Ball-Rokeach, 1985) oppure per soddisfare bisogni specifici che non si riesce a colmare altrove (Katz, Blumler & Gurevitch, 1973).
Se è chiaro che la prevenzione incarna la strategia principe per evitare che abitudini disfunzionali circa l’utilizzo di uno strumento che di per sé può essere utile per trascorrere del tempo libero e informarsi, il trattamento dovrà essere analogo a quello che si utilizza negli altri casi di dipendenza, partendo dalla gestione del craving per poi lavorare sull’identificazione e la modificazione delle credenze maladattative, sull’acquisizione di abilità di vita che arrechino soddisfazione tanto e più della televisione e sulla modificazione dei modi in cui si guarda a se stessi, agli altri e al mondo. A differenza che droghe, alcol o gioco d’azzardo, è difficile pensare che l’obiettivo della terapia sia in questo caso l’astinenza. Si dovrà puntare molto su problem solving e decision making affinché l’utilizzo del mezzo televisivo diventi critico e non indiscriminato.