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Prima e dopo la diagnosi di HIV: la Terapia Metacognitiva Interpersonale con i pazienti sieropositivi

Da uno studio è emerso come la terapia metacognitiva interpersonale con pazienti sieropositivi abbia effetti benefici e riduca lo stigma sociale.  

Di Caterina Conti

Pubblicato il 03 Mar. 2016

Aggiornato il 14 Giu. 2017 12:27

Terapia metacognitiva interpersonale con pazienti sieropositivi: Da uno studio su singolo caso seguito dal Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale è emerso un buon outcome in termini di remissione della sintomatologia post-traumatica, riduzione dello stigma e del ritiro sociale, riscrittura di narrative in grado di supportare la formazione di obiettivi significativi.

Le emozioni e i vissuti delle persone affette da HIV

Una diagnosi di HIV rappresenta una frattura nel corso della vita di un individuo. Confrontarsi con la sieropositività significa prendere in considerazione la possibilità di un deterioramento della propria salute e di una morte prematura.

L’immagine di un sé malato e profondamente vulnerabile può arrivare ad oscurare ogni aspetto sano e vitale della persona, disorientata e schiacciata da una minaccia troppo forte e troppo grande. Il senso di poter dare una direzione alla propria storia rischia di essere perso.
Depressione, senso di colpa, rabbia, erosione dell’autostima sono tra le reazioni più frequenti descritte in letteratura. La qualità della vita può abbassarsi significativamente, l’impatto della diagnosi può condurre allo sviluppo di un Disturbo da stress post-traumatico (PTSD), possono comparire comportamenti auto-distruttivi nel tentativo di far fronte ad una sofferenza percepita come dirompente.

Essere HIV positivi significa conoscere lo stigma; la persona può percepirsi come pericolosa, difettata o anomala rispetto alla società in cui vive, ma di cui non si sente più parte. Il rifiuto è un esito atteso e può essere sentito come meritato. Lo stigma, una volta interiorizzato, ostacola l’accesso al supporto sociale e alle cure mediche; l’aderenza al trattamento, la comunicazione con i partners e la protezione da altre malattie sessualmente trasmissibili risultano compromesse. L’impatto è ancor più evidente nei sieropositivi appartenenti a gruppi sociali già oggetto di pregiudizio o discriminazione.

Inoltre, come spesso accade di fronte ad un trauma, la diagnosi può danneggiare un ingranaggio basilare del benessere emotivo: la capacità di dare un senso alla propria vita. Le narrative personali possono diventare povere, sterili, permeate da temi negativi dominanti e poco coerenti.
Il complesso regime terapeutico, il confronto con i possibili effetti collaterali, la necessità di sottoporsi regolarmente a esami o visite mediche demarcano ancora di più la distanza tra un prima e un dopo, tra un sé “malato” e “pericoloso” e la società dei “normali sieronegativi”.
D’altra parte, la diagnosi può incastrarsi perfettamente nella rappresentazione di un sé già difettoso, vulnerabile, non amabile, togliendo ulteriore ossigeno e libertà alla crescita del sé.

Trattamenti psicoterapici

In letteratura manca, ad oggi, un approccio specifico sviluppato a partire da questi problemi su questa specifica popolazione.
I trattamenti utilizzati nel trattamento del PTSD (esposizione prolungata, EMDR e Mindfulness Based Stress Reduction) non sono stati fino ad ora adottati per pazienti sieropositivi. Inoltre, pur con qualche eccezione, questi trattamenti sono spesso focalizzati sui sintomi e non prendono in considerazione le caratteristiche di personalità premorbose. Quest’ultimo aspetto è di prioritaria importanza se consideriamo che la diagnosi irrompe in un sistema di significati unico, soggettivo, irripetibile, più o meno flessibile, che può sostenere o pesare ulteriormente sulla crescita post-traumatica.

La Terapia Metacognitiva Interpersonale con pazienti sieropositivi

Un approccio integrato come la Terapia Metacognitiva Interpersonale con pazienti sieropositivi (TMI; Dimaggio et al., 2013) potrebbe dare un contributo in tal senso. La Terapia metacognitiva interpersonale sviluppa il percorso terapeutico sulle narrative personali, con l’obiettivo di aiutare i pazienti a divenire consapevoli di modalità ricorrenti di costruire significati e sostenerli nell’adottare nuove prospettive e nuove strade per accedere agli scopi desiderati.

Da uno studio su singolo caso seguito dal Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale con pazienti sieropositivi è emerso un buon outcome in termini di remissione della sintomatologia post-traumatica, riduzione dello stigma e del ritiro sociale, riscrittura di narrative in grado di supportare la formazione di obiettivi significativi.
Una donna chiede aiuto psicologico dopo alcuni anni dalla diagnosi. Si sente profondamente vulnerabile, esposta senza protezioni alle richieste di una società estranea e ostile.
Il pericolo di essere criticata, ferita o danneggiata rappresenta una minaccia per l’integrità fisica. Il quadro medico è stabile ma gli scenari narrati la ritraggono vicina ad una morte immaginata come la fine di un decorso di decadimento in solitudine e precarietà. L’isolamento è l’alternativa prescelta per preservare un sufficiente senso di sicurezza.

L’analisi degli episodi narrativi e delle memorie associate, insieme alla scoperta di trame narrative ricorrenti, ha permesso di contestualizzare e storicizzare l’impatto della diagnosi, dare un senso a sintomi, emozioni e comportamenti all’interno del quadro di personalità premorboso e di schemi interpersonali fautori di sofferenza. L’attivazione del sistema esplorativo, sostenuto da una costante attenzione alla relazione terapeutica, ha permesso la costruzione di narrative più ricche, segnate oggi da un crescente senso di forza, speranza e dignità personale.

Il lavoro parallelo sul funzionamento metacognitivo, caratteristica chiave della Terapia metacognitiva interpersonale, ha contribuito a riparare e sostenere la capacità narrativa della paziente e ha permesso di sostenere un sé in crescita, più integrato e permeabile alle nuove esperienze. Negli scenari autobiografici di oggi la sieropositività convive con la speranza e la prospettiva di un domani, il corpo non è solo contenitore di malattia ma è capace di vivere sensazioni positive, le critiche non hanno il potere di annientare, la paura di un decorso incerto è lenita dalla consapevolezza di poter dare una direzione ai propri desideri, con diritto e libertà di scelta.

Sono necessari studi strutturati per meglio comprendere e delineare l’efficacia della Terapia Metacognitiva Interpersonale con pazienti sieropositivi o con AIDS conclamato e per studiare quale ruolo può avere questo tipo di approccio sull’aderenza alle terapie antiretrovirali.

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SCRITTO DA
Caterina Conti
Caterina Conti

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Dimaggio, G., Montano, A., Popolo, R. & Salvatore, G. (2013). Terapia Metacognitiva Interpersonale dei disturbi di personalità. Milano: Raffaello Cortina Editore.
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