expand_lessAPRI WIDGET

L’Effetto Pigmalione di Rosenthal e Jacobson – I Grandi esperimenti di psicologia nr. 4

Effetto Pigmalione: in questo esperimento del 1965 è stato indagato l'effetto dell'aspettativa degli insegnanti sul rendimento scolastico degli allievi. 

Di Alessia Offredi

Pubblicato il 29 Feb. 2016

Effetto Pigmalione: vi presentiamo una serie di articoli relativi ai più grandi esperimenti in ambito sociologico e psicologico. Per fare ciò abbiamo cercato di risalire alle fonti originarie, ai primi articoli divulgati dagli autori. In questo modo sarà più facile vivere le loro scoperte a partire dalle loro stesse ipotesi e respirare un’aria in cui, liberi (purtroppo) da vincoli etici, tutto era possibile in nome della scienza.

 

#4: L’ Effetto Pigmalione di Rosenthal & Jacobson (1965)

Nel 1965, Robert Rosenthal (professore di Psicologia Sociale ad Harvard) e Lenore Jacobson (maestra di scuola elementare a San Francisco) decidono di studiare l’effetto dell’aspettativa dell’insegnante sul rendimento degli alunni. Voci narrano che l’idea derivi dal famoso caso Clever Hans, un cavallo che nei primi del ‘900 si diceva avesse la capacità di risolvere problemi matematici. In realtà lo psicologo Oskar Pfungst viene chiamato a studiare il comportamento del cavallo e spiega, in un lavoro del 1907, che l’animale non è realmente in grado di contare, ma utilizza i segnali corporei del suo addestratore, seppur non volontariamente attuati, per tentare di azzeccare l’opzione corretta.

I due studiosi si chiedono se ci possa essere un effetto simile anche nel genere umano e se, ad esempio, dei bambini sarebbero stati tanto sensibili quanto il furbo cavallo nell’avvertire alcune aspettative su di sé. L’ambiente più facile per indagare questa ipotesi è quello scolastico, dove ad esempio il ruolo dell’addestratore può essere rivestito dagli insegnanti. È così che i ricercatori tentano di rispondere alla loro domanda e di verificare se l’effetto aspettativa, effetto Pigmalione,  può essere più rilevante della classe frequentata, delle abilità di partenza, del sesso o dell’appartenenza a una minoranza.

L’esperimento dell’ effetto Pigmalione

Rosenthal e Jacobson comunicano a diversi insegnanti il nome di alcuni bambini della classe che hanno ottenuto punteggi elevati all’Harvard test of Inflected Acquisition. In realtà questo test non esiste e i nomi sono stati scelti in maniera casuale. Misurano il QI di ciascuna classe in cui viene proposto lo studio e lasciano che il tempo e le aspettative dell’insegnante facciano il loro dovere. L’anno dopo, ripropongono ai bambini il test del QI.

In media, gli studenti indicati come promettenti migliorano il loro QI di 4 punti in più rispetto al resto della classe: questo miglioramento tuttavia non è statisticamente significativo, potrebbe essere solamente dettato dal caso. Ma analizzando solo i bambini dei primi due anni di scuola la situazione cambia notevolmente: gli studenti giudicati promettenti all’interno della prima classe, in particolare, mostrano di superare i compagni di oltre 15 punti. Un altro dato interessante è che i risultati migliori appaiono nelle prove di ragionamento, mentre le prove di carattere verbale tendono a omologare la classe. Anche il sesso sembra avere un certo peso nel raggiungimento di punteggi più alti: in particolare, le femmine mostrano miglioramenti maggiori nelle prove di ragionamento, mentre i maschi migliorano di più in quelle verbali. Infine, i bambini appartenenti a minoranze sono più avvantaggiati dall’avere aspettative positive nei loro confronti rispetto agli altri: a detta degli studiosi, questo dato potrebbe essere spiegato dal fatto che gli insegnanti si aspettano solitamente prestazioni peggiori da questo gruppo di studenti.

Effetto pigmailone: i risultati dell’esperimento

I risultati mostrano come le aspettative verso il comportamento dell’altro possono essere profezie che si auto-avverano. Perché ciò avviene in misura maggiore nelle classi più giovani? I ricercatori avanzano delle ipotesi. In primo luogo, i bambini più piccoli sono maggiormente plasmabili e flessibili, come già dimostrato alcuni anni prima. Ma è anche vero che i bambini più piccoli sono meno “etichettati”, non hanno ancora una chiara reputazione e questo aiuterebbe gli insegnanti ad avere più fiducia nelle loro capacità. Ma potrebbe essere anche una combinazione dei due fattori: gli insegnanti potrebbero credere che bambini più piccoli siano più flessibili. O ancora, gli alunni più giovani potrebbero essere più sensibili a segnali di manifestazione delle aspettative nei loro confronti e quindi essere più simili al cavallo Clever Hans.

Oppure la differenza la fanno gli insegnanti coinvolti e su questo punto alziamo le mani e ci fermiamo: gli autori non hanno studiato la variabile “insegnante”, quindi può darsi che semplicemente le insegnanti di quei primi due anni avessero un particolare atteggiamento verso gli scolari. Non lo scopriremo mai, ma di certo avere come insegnante una persona che crede positivamente in te migliora le noiose ore di scuola, ora come negli anni ‘60.

 

Effetto pigmalione: video

 

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Zusne, L. (1984). Biographical Dictionary of Psychology. Greenwood Press.
  • Rosenthal, R.& Jacobson, L. (1968). Pygmalion in the Classroom. The Urban Review, 3(1), 16-20.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Immagine: Fotolia_68213814_Le aspettative positive dei genitori favoriscono un miglior rendimento scolastico nei figli
Le aspettative positive dei genitori favoriscono un miglior rendimento scolastico nei figli

Se i genitori hanno aspettative positive riguardo le prestazioni scolastiche dei figli si ha un riscontro positivo in termini di rendimento nello studio

ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel