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Mille sfumature di narcisismo

Il narcisismo si deve considerare non come categoria unica ma lungo uno spettro che va dal narcisismo sano a quello maligno. Ma chi è davvero il narcisista?

Di Barbara Cicconi

Pubblicato il 21 Gen. 2016

Aggiornato il 27 Ago. 2019 12:31

Il narcisismo si deve considerare non come categoria unica ma lungo uno spettro che va dal narcisismo sano a quello maligno. Ma chi è il narcisista?

 

Cosa accomuna un carismatico leader ad un uomo che umilia la propria moglie? E cosa avvicina un egocentrico uomo d’affari ad un timido impiegato che sogna di essere un super eroe?

La risposta è: far parte dell’ampia famiglia dello spettro narcisistico. Ma chi è dunque il narcisista?

L’ultima edizione del DSM, la Bibbia degli psicologi e psichiatri di tutto il mondo, ha apportato delle modifiche rispetto alla versione precedente, cercando di cogliere maggiormente la complessità di queste personalità, a volte descritte come mostri a volte come encantador nella vulgata pubblica.

I criteri diagnostici per fare diagnosi di disturbo Narcisistico di Personalità secondo la quinta edizione del manuale ruotano sempre, come nella quarta, attorno al concetto di grandiosità.

Il DSM V però compie anche un passo avanti rispetto alla precedente edizione mettendo in luce per la prima volta i paradossi del narcisismo: l’enorme vulnerabilità dietro la facciata grandiosa, la solitudine profonda dietro l’auto-esaltazione. Un elemento diagnostico ulteriore è l’abuso di sostanze (es. tabacco, alcol, cocaina), che rappresenta un tentativo disfunzionale di curare l’inquietudine, l’irrequietezza e il mal di vivere costanti, tipici di questa patologia.

La pratica clinica e il lavoro sul campo mi spingono ad essere d’accordo con la critica al semplicismo mossa al DSM dal professor Jeffrey Young, ideatore dell’approccio innovativo della Schema Therapy.

Il DSM e l’opinione comune infatti si focalizzano quasi esclusivamente sui comportamenti esteriori e di compensazione adottati da questi pazienti, cioè sulla parte auto-esaltatrice, quella più visibile e quasi sempre attiva in loro. La terribile maschera di default per intenderci.

Il disturbo narcisistico è qualcosa di più complesso che si può considerare lungo un continuum e non si può racchiudere dentro un’unica categoria. Ad un estremo dello spettro troviamo ad esempio il narcisismo sano (Behary, 2013).

 

Il narcisismo sano

Sono infatti narcisiste quelle persone carismatiche, assertive e sicure di sé che, galvanizzate dai complimenti e dalle lodi, ottengono spesso fama e riconoscimenti nella comunità di appartenenza. Sono uomini e donne fortemente determinati, padroni di sé e capaci di una leadership coinvolgente ed empatica. Spesso queste personalità sono diventate così dopo aver superato un passato burrascoso e turbolento grazie ad una terapia o l’incontro fortunato con un insegnante, amico o mentore. Alcune persone di successo rientrano nella categoria del narcisismo sano, accanto agli ambiziosi e rampanti narcisisti manifesti o overt, che non si fanno invece scrupoli a camminare sopra i cadaveri dei loro nemici.

 

Il narcisismo maligno

All’estremo opposto dello spettro troviamo invece quello che Kernberg (1992) definisce narcisismo maligno, che corrisponde alla personalità psicopatica e paranoide descritta da Lowen (1983).

Il narcisista maligno ha caratteristiche che lo pongono in un’area ibrida tra narcisismo e disturbo antisociale di personalità. Alcune caratteristiche tipiche del narcisismo raggiungono nel narcisista maligno il massimo grado di espressione: grandiosità, mancanza di sentimenti, perdita di contatto con il sé e il corpo, mancanza di contatto con la realtà, senso di onnipotenza, diffidenza verso gli altri, rabbia espressa, sadismo (anche verso se stesso) e crudeltà.

Solitamente il narcisista maligno, soprattutto quando è grave, è stato vittima di una forte aggressività da parte dei genitori nella prima infanzia. Ha avuto spesso un genitore (di solito il padre) fortemente sadico e punitivo e gradualmente si è identificato con lui.

In età adulta il suo mantra diventa: ‘Posso fare quello che voglio’ , ‘Nessuno mi può ferire’, in una visione dicotomica e scissa della vita (vista come una giungla) e degli altri, visti o come completamente buoni (quindi deboli e da sottomettere) o completamente cattivi (da attaccare o da cui fuggire in base alla forza percepita). Lo sviluppo più drammatico del disturbo quindi si osserva quando la grandiosità del paziente si combina con una forte quota di aggressività.

 

Narcisismo overt e covert

Tra narcisismo benigno e narcisismo maligno esistono molte sfumature che vanno dal narcisismo covert o nascosto al narcisismo overt o manifesto (Wink, 1991).

Il narcisisista covert è inibito, vulnerabile, ipersensibile alle critiche, ha paura del rifiuto, prova spesso vergogna e imbarazzo, sente sempre un’enorme distanza tra sé e gli altri (‘Vedo sempre gli altri come da dietro ad uno specchio, li sento lontani, come fossi un alieno’).

Ma, a differenza di quanto si può notare ad un’osservazione superficiale, il narcisista nascosto non è un dolce e affettuoso gattino, ma un leone addormentato. Condivide infatti con il suo contraltare overt l’atteggiamento di sfruttamento e manipolazione nei confronti degli altri, l’assenza di empatia, una certa quota di aggressività (seppur generalmente inferiore rispetto al narcisista overt) e la presenza di fantasie grandiose (nonostante queste, a differenza di ciò che accade per il narcisista overt, siano celate e meno consapevoli).

La paura di fallire e di non realizzare le proprie fantasie di grandezza determina spesso in queste persone la tendenza ad evitare situazioni in cui possono trovarsi al centro dell’attenzione (Kohut & Wolf, 1978). I narcisisti covert provano spesso vergogna e rabbia, senso di fallimento e sconfitta, rifiuto, espulsione.

Il narcisista overt invece appare superiore, autosufficiente, dominante, euforico, trionfante (o alternativamente freddo e distaccato). Sente di non appartenere al resto dell’umanità o di far parte di una élite superiore (Dimaggio et al., 2007).

Il narcisista overt sembra simile al carattere narcisistico descritto da Lowen, per cui:

Mentre cammino ho la sensazione che la gente si faccia da parte per farmi passare. Sembra la divisione delle acque del Mar Rosso per permettere il passaggio degli Ebrei. Ne sono fiero.

In conclusione da questa disamina appare più corretto parlare di spettro narcisistico che di narcisismo. Un continuum che va dal narcisismo sano a quello maligno, dal narcisista covert a quello overt, in base al grado di grandiosità, perdita di contatto con la realtà, mancanza di sentimenti e di contatto con i propri bisogni, le proprie sensazioni corporee ed emozioni. E i narcisisti si collocano in un punto su questo continuum.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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  • American Psychiatric Association (2000). Diagnostic and statistical manual of mental disorders- text revision(DSM IV-TR). Washigton DC: APA.
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  • Lowen, A. (1983). Il narcisismo. L’identità rinnegata. Feltrinelli Editore.
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