Questo articolo è stato pubblicato da Giovanni Maria Ruggiero su Linkiesta il 20/12/2015
Regifting, riciclare i regali che non ci sono piaciuti. A Natale o in altre occasioni. È un tabù sociale, ma sempre più accettato. O almeno così dice la scienza psicologica. Qualche anno fa su Psychological Science alcuni ricercatori esplorarono il regifting sia dal punto di vista del donatore che del ricevente.
Nello studio, 178 partecipanti sono stati divisi nei ruoli virtuali di donatore e ricevente. A tutti è chiesto di immaginare di avere ricevuto un orologio come regalo di laurea. Sia ai donatori che ai riceventi è stato chiesto di immaginare che il ricevente avesse riciclato il regalo di laurea donandolo a un amico o che lo avesse gettato nella spazzatura. I risultati dissero i donatori considerano il regifting una reazione accettabile, mentre i riceventi se ne vergognano.
Perché questa asimmentria? Secondo i ricercatori, i riceventi ritengono che i donatori mantengono un residuo di diritto di proprietà sul regalo, argomento che i donatori non condividono perché pensano che i loro diritti sul regalo, una volta consegnato, siano svaniti. E quindi non giudicano le reazioni del ricevente.
Il Regifting non è sbagliato, scrive uno degli autori della ricerca, Gabrielle Adams dalla London Business School. È un modo per garantire che i doni siano diretti a chi saprà veramente goderne. La gente non dovrebbe vergognarsi di dare a qualcun altro un dono che hanno ricevuto.
Lo studio dice che per i donatori è meno sgradevole immaginare che il regalo, non gradito, venga riciclato piuttosto che buttato o messo da parte. Il regifting li rende più disposti a comprendere e accettare benevolemente che il loro regalo non possa essere piaciuto. Le conclusioni dei ricercatori sono piuttosto ottimistiche, poiché sostengono che i risultati del lavoro incoraggiano a rompere il tabù sociale del regifting. Non ne sarei troppo sicuro. I riceventi, che poi sono quelli che devono attuare il regifting, mostrano di non condividere l’atteggiamento pragmatico dei donatori e continuano a vergognarsi del rigifting, non valutandolo come migliore o più accettabile del gettare o metter via il regalo poco gradito.
Insomma, i tabù sociali ci sono e agiscono sempre, soprattutto in chi avrebbe l’occasione di violarli, i riceventi del regalo in questo caso. I donatori, invece, sono di mentalità più flessibile, ma è anche vero che non sono coloro che in prima persona dovrebbero rompere il tabù. Come al solito, è più facile fare le rivoluzioni se è qualcun altro colui che deve impegnarsi.