La motivazione al trattamento in psicoterapia

La motivazione al trattamento risulta un prerequisito per iniziare un trattamento psicoterapico ed è un elemento dinamico e modificabile - Psicoterapia

ID Articolo: 116551 - Pubblicato il: 30 dicembre 2015
La motivazione al trattamento in psicoterapia
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Precedenti ricerche hanno individuato la motivazione al trattamento come un fattore significativo nella valutazione della trattabilità; tuttavia, la motivazione non è un predittore statico, ma uno stato di prontezza o desiderio di cambiare, che può variare da un momento o situazione all’altra.

Vania Galletti, Silvia Pomi, OPEN SCHOOL STUDI COGNITIVI MODENA

Sembra sempre impossibile fino a quando non viene fatto.
(Nelson Mandela)
Anche Spanò et al. (2012) riferiscono che il fattore predittivo più importante per un esito positivo della terapia è la motivazione al trattamento nei pazienti.

E vista la scarsità della letteratura in materia, nella loro ricerca hanno standardizzato un test in un day hospital psichiatrico a Roma che potesse indagare la motivazione al trattamento. I risultati mostrano come la motivazione sia il fattore predittivo positivo più importante nella valutazione preliminare di una psicoterapia breve: i risultati in terapia è più probabile che siano rapidi e favorevoli se i pazienti sono motivati al cambiamento e se appaiono impegnati insieme con il terapeuta.
Il cambiamento risulta infatti essere importante in ogni contesto e soprattutto di primaria importanza nell’ambito della cura alla persona. Ma come funziona tale percorso e da cosa dobbiamo partire per attuarlo?

 

La motivazione: definizione e caratteristiche psicologiche

Indispensabile è possedere un buon livello di motivazione, definita come uno stato interno che attiva, dirige e mantiene nel tempo il comportamento di un individuo (Motiva – Azioni). Da un punto di vista psicologico può essere vista come l’insieme dei fattori dinamici aventi una data origine che spingono il comportamento di un individuo verso una data meta; secondo questa concezione, ogni atto che viene compiuto senza motivazioni rischia di fallire.

È possibile fare una prima distinzione tra motivazioni biologiche, innate, che fanno riferimento a elementi fisiologici, ed elementi motivazionali di tipo psicologico-cognitivo, il cui dispiegamento è avvenuto durante l’esperienza. Il meccanismo motivazionale si esplica come continuo interagire di questi due elementi.

Motivazione intrinseca ed estrinseca

Un’altra distinzione fondamentale avviene attraverso i concetti di motivazione intrinseca ed estrinseca: per motivazione intrinseca si intende quella spinta a fare, generata da caratteristiche ed esperienze personali dell’individuo (es. quando un alunno si impegna in un’attività perché la trova stimolante e gratificante di per se stessa).

La motivazione estrinseca è quella che si determina in una certa situazione in base a spinte esterne (es. quando uno studente che si impegna in attività per scopi diversi dalla mansione stessa, esempio per prendere un buon voto in matematica così da avere il permesso di andare alla festa).

 

Il Modello Transteoretico di Cambiamento

Secondo il Modello Transteoretico di Cambiamento (TTM) di Carlo DiClemente e James Prochaska (1982), gli stadi del cambiamento, possono essere sintetizzati come segue:

– Precontemplazione: il soggetto, in questa fase, non ritiene di dover modificare il proprio comportamento in quanto non lo vede come un problema. Si lavora, quindi, per accrescere la consapevolezza del soggetto e le informazioni sul problema nonché aumentare le possibilità di cambiamento.

– Contemplazione: qui il soggetto è parzialmente consapevole del proprio problema; da un lato prende in considerazione il cambiamento, dall’altro lo rifiuta. La motivazione al cambiamento non coincide, infatti, con l’impegno in tal direzione. Si lavora, quindi, per valutare l’ambivalenza della situazione e considerare la progettualità esistente. Utile, a tal fine, la Bilancia decisionale, strumento atto a promuovere comparazione tra aspetti positivi e negativi di un particolare comportamento, favorire consapevolezza ed attivare il cambiamento.

– Determinazione: il soggetto giunge a tale stadio quando decide di porre fine al proprio comportamento problematico. Si interviene, allora, per trovare strategie comportamentali adeguate, percorribili, appropriate e rivalutare le intenzioni espresse.

– Azione: rappresenta l’insieme di attività messe in atto dall’utente al fine di modificare il proprio comportamento. Si tenta, quindi, di promuovere una nuova esperienza, mettere meglio a fuoco gli obiettivi e realizzare un programma che rispetti il più possibile gli intenti del singolo.

– Mantenimento e ricaduta: si stabilizza il nuovo comportamento e la minaccia di ricaduta diminuisce progressivamente. Si lavora per: accrescere capacità di problem-solving, lavorare sull’irrazionalità di pensieri svalutativi, imparare a vedere la ricaduta come ostacolo prevedibile e gestibile.

Data l’importanza che il fattore motivazione ha sull’esito della terapia risulta interessante interrogarsi su come questo aspetto emerga nelle diverse patologie.

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