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L’Egocentrico Parte Seconda – Tracce del Tradimento Nr. 27

Il guaio degli egocentrici è l’incapacità di uscire da se stessi: il loro egocentrismo li rende odiosi perché scambiati per feroci egoisti. Ma non è così.

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 16 Ott. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO – XXVII: L’Egocentrico Parte Seconda

 

Il guaio degli egocentrici è l’incapacità di uscire da se stessi: il loro egocentrismo olimpico li rende odiosi perché vengono scambiati per feroci egoisti. Ma non è così.

Sono solo incapaci di immaginare pensieri ed emozioni proprie e altrui. Questa incapacità di assumere una prospettiva esterna si rivela un danno soprattutto per loro. Anche nell’ambito del tema che stiamo trattando la loro goffaggine finisce per condurli alla perdita di uno dei due partner: prima o poi, infatti, il coniuge o l’amante si stufano e dunque essi non hanno più ciò che avrebbero potuto mantenere se solo avessero usato un po’ di attenzione; il risultato che ottengono non è in linea con i loro scopi.

 

Del resto è fuori dubbio che per perseguire i propri scopi in un ambiente sociale sia assolutamente decisiva la capacità di prevedere il comportamento altrui e per fare ciò è necessario avere una teoria sul funzionamento della mente e una rappresentazione degli scopi che guidano le persone che ci interessano e delle credenze che hanno. Se conosciamo i desideri del nostro partner, le cose a cui tiene, cosa non sopporta e lo irrita, cosa pensa di sé, di noi e del mondo, siamo in grado di agire in modo da farlo felice, se è questo che vogliamo ottenere, o di farlo arrabbiare colpendo duro dove sappiamo che più fa male e sappiamo anche come ottenere le cose che desideriamo da lui. Tanto più è sofisticata la costruzione che abbiamo della mente di un’altra persona e tanto più siamo in grado di prevederne e influenzarne il comportamento. L’egocentrico non riesce in questo compito e va dritto per la sua strada alla ricerca della soddisfazione dei propri bisogni; agisce come se gli altri non esistessero e, proprio per questo, è molto probabile che fallisca e non raggiunga i suoi scopi.

È come deprivato del feed-back relazionale sul proprio comportamento. Non si accorge dei mutamenti del suo modo di fare da quando frequenta l’amante che invece sono segnali evidentissimi per il coniuge; pensa che se una cosa è dentro di lui e non la esterna apertamente sia invisibile agli altri. Così non pensa che il moltiplicarsi delle uscite immotivate, il sorgere di nuovi interessi, la ricerca di spazi propri da cui sia escluso il coniuge, l’umore mutevole, l’irritabilità per i weekend trascorsi in famiglia possano essere letti coerentemente dal coniuge come tante tessere di un unico mosaico, come tanti indizi che finiscono per costituire una prova certa del tradimento.

Per ognuno degli indizi ha una sua spiegazione ingenua che irrita e spesso delude dolorosamente il coniuge che si sente trattato male e talvolta è più ferito dalla mancanza di attenzione per la sua sofferenza che non per il tradimento.

Una signora sposata con un egocentrico assoluto lamentava con rabbia il continuo, sfacciato lasciar tracce del marito proprio come segno di disattenzione nei suoi confronti o di scarsa stima nella sua intelligenza e sosteneva la necessità di attenersi ad un preciso codice etico anche nel tradimento. I primi due articoli di tale codice prevedono di fare sempre di tutto perché nessuno si accorga mai di niente e non confessare mai per liberarsi la coscienza: in effetti lei aveva tradito per anni il marito e lo faceva tuttora in modo impeccabile.

Così come non si accorge dei segnali che manda e delle tracce che lascia, l’egocentrico non si avvede neppure dei segnali che gli manda l’altro. È cieco di fronte all’insofferenza, alla preoccupazione, al dolore e all’irritazione del coniuge, non se ne accorge e dunque non ne tiene conto e prosegue per la propria strada, senza poter recuperare. Il canale della comunicazione con l’altro è ostruito sia in un senso che nell’altro. Per questo queste persone vengono lasciate in malo modo e ciò li colpisce molto soprattutto perché ai loro occhi l’evento giunge del tutto inaspettato. Si meravigliano enormemente perché non c’erano segnali di malcontento da parte dell’altro, non c’erano avvisaglie di crisi: come è potuto succedere all’improvviso tutto questo?

A queste affermazioni l’altro si sente ancora più offeso perché si rende conto di essere stato trasparente, avverte che tutti i suoi sforzi per mandare segnali di disagio, per chiedere al partner di badare al suo stato d’animo sono stati inutili, sono andati perduti. L’offesa si trasforma in ostilità aperta se l’egocentrico ad un certo punto lo rimprovera, con tutta l’ingenuità di cui è capace, di non aver detto nulla, di non aver espresso il suo disagio. Essere egocentrici è una caratteristica individuale e dunque lo si è in tutti i rapporti e non soltanto in uno, non lo fanno apposta e pertanto non possono non farlo. Anche con l’amante sono insensibili e lo feriscono senza neppure accorgersene. Per l’egocentrico l’altro è un oggetto da utilizzare per i propri scopi, in modo incosciente e dunque senza colpa, per parlare di colpa occorre parlare di responsabilità e il deficit dell’egocentrico lo rende irresponsabile. Il problema per lui sta nel fatto che l’altro non è affatto un oggetto e non tenendo conto di questo piccolo particolare non riesce ad ottenere ciò che desidera da lui.

Giovanni non riusciva a darsi ragione dell’ostilità della moglie che evidentemente era una cosa seria se aveva iniziato a parlare di separazione. Lui non si dedicava ad altro che al lavoro e alla famiglia, ed anche lo stesso lavoro in fondo era finalizzato al benessere della famiglia. Tutto il tempo libero dal lavoro, dalla palestra e dagli amici del club della sua squadra del cuore lo trascorreva con le figlie che a volte aveva persino portato allo stadio con lui. In estate faceva sempre scegliere a lei dove andare in vacanza e quando lei presentava i conti del mese lui, magari con un po’ di ritardo, metteva sempre la metà che gli spettava anche quando non condivideva del tutto le spese. Della sua storia con Silvia, la moglie non aveva mai avuto prove certe e se all’inizio, ormai dodici anni fa, si era accorta di qualcosa ormai non diceva più niente anche perché la situazione era assolutamente stabilizzata, non c’erano scossoni o sorprese e anche il sesso non sembrava mancarle da quando si dedicava soprattutto al suo ruolo di madre. L’unica cosa che gli sembrava plausibile e che lei avesse conosciuto qualcuno e si fosse messa dei grilli in testa al punto di rovinare un matrimonio solido e perfetto come il loro.

L’egocentrismo patologico non è necessariamente associato al sesso maschile ma certamente essere maschi è un fattore di rischio non indifferente. Le donne, forse per la predisposizione sociale al tenere unita la famiglia e al loro ruolo di madri in cui è indispensabile mettersi nei panni dell’altro per coglierne i bisogni, raramente raggiungono le vette degli uomini. Sulla base di una predisposizione innata, la tendenza a divenire degli egocentrici è facilitata da un infanzia in cui si è circondati da adulti estasiati pronti a soddisfare tutti i bisogni prima ancora che vengano espressi, evitando la seppur minima frustrazione e che mai chiedono al piccolo di tener conto dei bisogni degli altri: tutto ciò mantiene queste persone in uno stato di egocentrismo assoluto in cui gli altri non esistono se non per soddisfare i propri bisogni compito per il quale dovrebbero eternamente gioire. In seguito una formazione tecnico-scientifica perfeziona il quadro che spesso si ritrova allo stato puro in ingegneri figli unici con genitori anziani di classe medio-alta.

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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