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Il provocatore Parte Prima – Tracce del Tradimento Nr. 24

Mentre il codardo vuole un cambiamento da cui il coniuge sia escluso, il provocatore vuole un cambiamento nella relazione con il coniuge - Psicologia

Di Roberto Lorenzini, Sandra Sassaroli

Pubblicato il 25 Set. 2015

RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO – XXIV: il provocatore Parte Prima 

 

Lo scopo che muove il provocatore è del tutto opposto a quello che anima il codardo. Entrambi vogliono produrre un cambiamento della situazione ma mentre il codardo vuole un cambiamento da cui il coniuge sia escluso, il provocatore vuole un cambiamento nella relazione con il coniuge.

In fondo vorrebbe limitarsi a testare l’interesse del coniuge nei suoi confronti perché ritiene che sia diminuito con il passare del tempo e a sollecitarlo di nuovo. Notoriamente si può desiderare solo ciò che non si ha o ciò che si teme di poter perdere; anche le cose che più ci sono indispensabili, come l’acqua e l’aria, non sono oggetto di desiderio quando sono disponibili, e perciò non ci rendiamo conto della loro importanza e non passiamo il tempo a tesserne le lodi. Tuttavia è sufficiente che si prospetti una possibile carenza per riaccendere un vivo interesse per loro, per farci sentire uno struggente desiderio e per indirizzare tutte le nostre azioni alla conquista di questi beni indispensabili.

In amore succede pressappoco la stessa cosa. In una fase iniziale, che viene normalmente definita innamoramento, l’altro, la sua presenza, il suo desiderio di stare con noi e di rimanervi sono tutt’altro che scontati; possono scomparire da un momento all’altro così come sono arrivati; non v’è certezza sulla solidità, intensità e durata del rapporto e questo accende il desiderio per qualcosa che si è intuito essere meraviglioso ma che non si sa se lo si potrà davvero avere e per quanto tempo e indirizza tutte le azioni verso il consolidamento del rapporto. Paradossalmente quando il rapporto è consolidato e magari certificato con un contratto matrimoniale il desiderio si attenua, quasi scompare e sia il desiderato che il desiderante non lo avvertono più.

In realtà non si tratta di un paradosso; pur se la percezione dell’altro come qualcosa di meraviglioso permane (il che non sempre accade quando si passa da una fugace e saltuaria frequentazione alla quotidianità della convivenza che trasforma il partner amoroso in un compagno di decisioni sulla quotidianità), quello che viene a mancare è il secondo ingrediente indispensabile per il desiderio: l’incertezza sulla disponibilità dell’oggetto desiderato. La disponibilità illimitata e la facilità all’accesso rendono qualsiasi bene prezioso non psicologicamente desiderabile, anche se costantemente utilizzato e ritenuto indispensabile. Per sentire di nuovo il desiderio occorre immaginare o sperimentare la possibilità di una perdita. Il provocatore è preoccupato e mosso proprio da questa avvertita mancanza di desiderio che erroneamente scambia per mancanza di interesse e dunque di amore.

Il provocatore è preoccupato sia della mancanza di desiderio del partner che della sua e la soluzione che intravede è quella di mettere in forse il rapporto, di rendere incerto e angosciante quello che sembrava certo e scontato. La soluzione sembra essere l’entrata in scena di un amante che tuttavia è elemento utile ma non indispensabile; quello che è indispensabile è il diffondersi tra i due del timore di una possibile perdita. In realtà l’essenziale non è l’amante ma le tracce! Sono le tracce che attivano il processo per cui ognuno sente la probabilità della interruzione del rapporto: da un lato il coniuge si sente minacciato per la possibilità di essere sostituito dall’amante e dall’altra il provocatore sente che potrebbe essere scoperto e lasciato: per entrambi dunque quello che era scontato cessa di esserlo. L’amante è un particolare ininfluente seppure piacevole, è al servizio della coppia perché il provocatore non ha nessuna seria intenzione di costruire con lui una nuova storia, il suo ruolo è, banalmente, quello di far ingelosire il coniuge.

Romano quando raccontava delle sue frequenti avventure extraconiugali aveva la faccia furbetta di un bambino che ha appena rubato la marmellata ed ha la consapevolezza di averla fatta grossa, la paura di essere scoperto e la quasi certezza di essere perdonato. La cosa che colpiva gli amici che lo ascoltavano era che parlava più della moglie che dell’amante di turno. Ogni cosa era in relazione a lei e venivano meticolosamente descritte le sue perplessità, i controlli, le esplosioni di gelosia, le sospettosità e gli stati d’animo di apprensione che tutto ciò creava in lui.

Talvolta l’amante non esiste neppure e le tracce vengono lasciate soprattutto mostrandosi distratti, disattenti, elusivi; certamente avere un amante facilita il compito e rende più reale la partita e dunque più rischiosa e stuzzicante. Tuttavia l’amante è scelto senza troppa attenzione, le caratteristiche che deve avere sono di essere facilmente disponibile senza richiedere un eccessivo impegno per conquistarlo e non avere aspettative troppo forti sulla nascente relazione in modo da poter essere liquidato senza troppe difficoltà.

È l’amante che sta al servizio della coppia, che serve a ravvivarne il desiderio; è lui il vero escluso, quello che uscirà dolorante da tutta la vicenda. In genere il provocatore chiarisce subito, per non avere difficoltà in futuro e per non generare illusioni, quali siano le sue intenzioni a lunga scadenza: “per quanto ti ami non potrò mai lasciare la mia famiglia (meglio se si può mettere in prima linea l’amore per i figli)” detto in altre parole “il nostro rapporto si iscrive all’interno di una relazione stabile e solida che è quella con il mio coniuge e ad essa è sottomesso e strumentale”.

A volte il tradimento è semplicemente una storiella allo stato iniziale o addirittura soltanto una ipotesi possibile ancora non verificata; il nostro provocatore non ha disinvestito dal rapporto originale e dunque non ha tempo da perdere in ulteriori investimenti. Con ciò non vogliamo dire che la vicenda con l’amante non possa essere piacevole e passionale, anzi normalmente lo è e ciò conferma al nostro provocatore che quelle sono le caratteristiche dell’amore che deve ricreare anche nella storia per lui veramente importante, quella con il coniuge. “Tu mi puoi perdere, io ti posso perdere” questo è il messaggio che il provocatore vuole dare e che attiva il reciproco desiderio.

Egli non sa dare valore ad un rapporto stabile e tranquillo dove non essendoci sommovimenti non esistono neppure forti emozioni; egli misura l’importanza dell’altro ed il coinvolgimento dall’intensità delle emozioni suscitate. Spesso queste persone hanno bisogno per tutta l’esistenza di una relazione parallela alla relazione principale per far sentire quest’ultima sempre precaria ed in pericolo e dunque sempre in bilico. E mantenere vivo il legame che altrimenti non saprebbero esplorare. Anche e soprattutto in questo caso il prezzo maggiore lo pagherà l’amante che rischia di restare in una situazione di stand by non vivendo una esistenza propria se non nell’attesa che finalmente il suo partner lasci il coniuge: uno strumento per mantenere precarietà e vivacità al rapporto fondamentale che in fondo non è mai stato in discussione.

Una storiella apparsa in forma di vignetta sul “New Yorker”, ben descrive la marginalità dell’amante in questa situazione. Un uomo e una donna curvi e malinconici inquadrati sotto un lampione nella notte, erano stati amanti per tutta la vita. Lui era rimasto vedovo da poco più di un anno e non si era ancora ripreso dal dolore provato, lei era rimasta paziente ad aspettarlo tutta una vita, la sua unica vita.

D’un tratto lei dice a lui: “Tesoro, perché non ci sposiamo ora?
E lui, meravigliatissimo: “Ma chi? Noi due?
Lei: “Si, noi due perché cosa ci sarebbe di strano?
Lui, sempre più incredulo: “Ma alla nostra età…
Lei incalzante: ”Si alla nostra età, che c’è di male?
Lui, rassegnato: “Ma alla nostra età chi vuoi che ci prenda!”

 

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RUBRICA TRACCE DEL TRADIMENTO

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Sandra Sassaroli
Sandra Sassaroli

Presidente Gruppo Studi Cognitivi, Direttore del Dipartimento di Psicologia e Professore Onorario presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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