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Il parenting nelle famiglie non tradizionali

Negli ultimi anni si è iniziato ad esplorare la funzione di parenting anche nelle famiglie separate, ricostruite, monoparentali, omoparentali - Psicologia

Di Loredana Paradiso

Pubblicato il 23 Set. 2015

Aggiornato il 18 Nov. 2015 11:56

 

Negli ultimi anni si è iniziato ad esplorare il tema del parenting in relazione alle profonde trasformazioni della famiglia. Il dibattito sulle famiglie separate, ricostruite, monoparentali, omoparentali ha aperto il campo alla riflessione sul parenting nelle diverse tipologie familiari.

Il tema del parenting è da sempre un ambito di interesse della filosofia, della pedagogia, della sociologia e le attuali trasformazioni della famiglia riprendono questa area di interesse, riproponendo riflessioni storiche legate alla comprensione del ruolo genitoriale, delle funzioni, degli stili e delle competenze genitoriali (Benedetto, Ingrassia, 2010).

L’attenzione verso il ruolo del genitore, in ogni epoca storica, è servito per supportare modelli di vita ed educazione sociale considerati favorevoli ad un percorso di crescita psico-socio-culturale del figlio basato su uno sviluppo positivo e armonioso.
In psicologia, Winnicott, Bowlby, Stern sono i primi ad aver rilevato l’importanza della qualità delle cure materne nei processi di formazione del sistema psichico (Bowlby, 1989; Stern, 1985, 2004; Winnicott 1968) e gli effetti della deprivazione relazionale o delle cure disfunzionali.

Il tema del parenting ha subito lo stesso destino di altri importanti temi in psicologia: le prime definizioni si sono concentrate su modelli lineari legati ad una logica causa- effetto ( Bornstein, 2002; Baumrind, 1991), individuando comportamenti genitoriali responsabili dei processi di sviluppo fisico, emotivo e sociale del bambino, a cui sono seguiti modelli sistemico-circolare ( Belsky,1984; Novak, 1996). In particolare, Bornstein ha approfondito il ruolo del genitore nella quotidianità, osservando le specificità del ruolo di accudimento come la capacità del genitore di organizzare esperienze, di determinare spazi e opportunità educative che promuovono lo sviluppo fisico, emotivo, sociale e intellettuale dei figli, mentre Belsky (1984) e Novak (1996) hanno rilevato le diverse variabili legate allo sviluppo del comportamento genitoriale.

In realtà, lo studio del parenting si avvale sia dei modelli lineari che permettono l’analisi e la definizione delle specifiche funzioni genitoriali, sia di quelli sistemici che mettono in relazione le diverse variabili all’interno del fenomeno studiato.
Il parenting, infatti, è un concetto che si presenta in continua trasformazione in relazione alle trasformazioni sociali della famiglia, alla molteplicità dei legami famigliari presenti e ai mutamenti sociali, storici ed economici.

Il parenting è un concetto dinamico e flessibile anche da punto di vista individuale: è influenzato dalla storia personale di ogni partner, dalle caratteristiche di personalità, dalle relazioni di coppia, ma anche dall’aspettativa e dalla rappresentazione sociale che ciascuno ha rispetto al ruolo genitoriale, dagli eventi normativi o critici, dai sistemi di credenze personali e famigliari. Dal punto di vista socio-culturale il parenting, invece, è condizionato dalle culture di riferimento, dalle credenze collettive sui sistemi di accudimento, dai modelli di organizzazione famigliare.
Quindi il parenting è un concetto complesso, che non si presenta in modo statico, definito con un unico modello di riferimento, bensì flessibile e suscettibile dei cambiamenti legati alla storia della persona, alla vita famigliare e socio-culturale. In particolare il parenting è un costrutto che presenta caratteristiche specifiche in funzione delle diverse tipologie famigliari. Si trasforma nel caso delle famiglie separate nel passaggio da famiglia coniugale a monoparentale, nel caso di famiglie ricomposte nel processo di assunzione della co-genitorialità (Lavadera, Di Benedetto, Malagoli Togliatti, 2008), nel caso di famiglie adottive che accolgono figli con un’ origine diversa nel processo di integrazione delle appartenenze famigliari diverse ( Paradiso, 2015), nelle famiglie affidatarie nel processo di accoglienza e sostegno di un bambino che momentaneamente non può vivere nella sua famiglia, nel caso di famiglie migranti nei processi di integrazione culturale (Super e Harkness, 1986, Volpini, 2011) o di famiglie con figli portatori di handicap nel percorso di sostegno del figlio nell’accettazione e gestione della propria disabilità.

In ciascuna realtà famigliare i genitori sono chiamati a sviluppare funzioni genitoriali specifiche legate alle peculiarità del ciclo di vita della famiglia e dei compiti di sviluppo relativi, a fianco delle funzioni e competenze legate al parenting nella famiglia tradizionale che riguardano il percorso di sviluppo del figlio, in relazione alle tappe di sviluppo emotivo-cognitivo- sociale e culturale e quindi ai bisogni di sviluppo del bambino.
Quindi, ogni tipologia famigliare, proprio perchè è chiamata a far fronte a compiti di sviluppo specifici della propria realtà famigliare, sviluppa un parenting specifico. La peculiarità del ciclo di vita della famiglia modifica le realtà famigliari rendendo necessario l’esercizio di un ruolo genitoriale coerente con i bisogni dei figli, i cambiamenti e le transizioni famigliari.

L’osservazione clinica dimostra che le criticità famigliari nella relazione genitori-figli dipendono da un parenting che non è orientato ai compiti di sviluppo specifici della famiglia in oggetto e ai bisogni evolutivi dei figli, sia nella famiglia tradizionale, sia in quella non tradizionale.
L’analisi delle peculiarità del parenting nelle diverse tipologie famigliari è un aspetto importante dell’intervento psico-sociale di comunità poiché rappresenta la possibilità concreta per promuovere e sviluppare programmi di preparazione, di sviluppo, di sostegno e di valutazione delle competenze genitoriali, orientati ad una logica di sviluppo del benessere famigliare e della salute del bambino.

 

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