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L’empatia in pazienti con tratti borderline: i correlati neurali

Secondo uno studio la minore empatia nei pazienti borderline è spiegata attraverso un minore uso di attività neurale in due regioni cerebrali - Neuroscienze

Di Redazione

Pubblicato il 16 Set. 2015

Vanessa Schmiedt

 

Il disturbo borderline di personalità è una condizione caratterizzata da pattern a lungo termine di instabilità emotiva, interpersonale e comportamentale. Gli individui che presentano questo disturbo spesso manifestano serie difficoltà nelle relazioni interpersonali, il che potrebbe essere dovuto, in parte, a difficoltà della sfera empatica o dei processi della teoria della mente.

L’empatia coinvolge le abilità di riconoscimento degli stati emotivi degli altri, di sentirsi come si sente l’altro e di mettersi nella prospettiva altrui. Pazienti con disturbo borderline manifestano anomalie nei comportamenti empatici. Una nuova ricerca dell’Università della Georgia indica che questo potrebbe collegarsi ad una scarsa attività cerebrale in regioni importanti per l’empatia nei pazienti con questo disturbo.

In linea con un crescente interesse per la concettualizzazione e la valutazione dei differenti tratti di personalità che caratterizzano i pazienti con disturbo borderline, Mullins-Sweatt e colleghi (2012) hanno sviluppato il Five-Factor Inventory Borderline (FFBI) basato sul modello dei cinque fattori della personalità (FFM) e progettato per misurare la presenza di diversi tratti nei pazienti borderline.
Per lo studio, i ricercatori hanno reclutato più di 80 partecipanti, hanno chiesto loro di svolgere il questionario e successivamente hanno utilizzato la risonanza magnetica per misurare l’attività cerebrale in ciascuno dei partecipanti. Durante la fMRI, i partecipanti sono stati invitati a svolgere un compito che richiede di cogliere la prospettiva emotiva altrui, specificatamente progettato per dissociare le forme cognitive e quelle affettive dell’empatia.

Infatti da un punto di vista cognitivo l’empatia si basa sulla possibilità di comprendere “il punto di vista” altrui e quindi spiegarsi razionalmente l’altrui esperienza emotiva; da un punto di vista affettivo l’empatia permette di sperimentare in prima persona il vissuto emotivo dell’altro. Il coinvolgimento di entrambi i sistemi (cognitivo ed affettivo) permette in definitiva di condividere l’esperienza interiore dell’altro, pur rimanendo consapevoli della distinzione tra le esperienze proprie e quelle degli altri.

Recenti ricerche (Guttman and Laporte, 2000; Lynch et al., 2006) hanno dimostrato una minore empatia cognitiva e maggiore empatia affettiva nei pazienti BDP rispetto ai controlli, e ciò si rileva in continuità con i risultati di Haas e Miller. Infatti durante il compito empatia cognitiva, i partecipanti con tratti borderline esibivano una ridotta attivazione del solco temporale superiore (STS) e del giro temporale superiore (TPJ) rispetto ai controlli sani, mentre durante il compito di empatia affettiva, i pazienti risultavano avere una maggiore attività dell’insula rispetto ai controlli.

Haas ha dunque trovato un legame tra i partecipanti con tratti di personalità borderline e un minore uso di attività neurale in due regioni cerebrali, la giunzione temporo-parietale e il solco temporale superiore, che risultano essere di fondamentale importanza durante i processi di tipo empatico.
La ricerca fornisce nuovi indizi per studiare il disturbo borderline e soprattutto il modo in cui elaborano le emozioni.

[blockquote style=”1″]Il disturbo di personalità borderline è considerato uno dei disturbi di personalità più gravi e preoccupanti; questo disturbo può rendere difficile avere amicizie di successo e relazioni romantiche. Questi risultati potrebbero contribuire a spiegare perché[/blockquote] riferisce Miller.

 

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