expand_lessAPRI WIDGET

Allenare l’ Empatia con il neuroimaging funzionale – Neuroscienze

Un recente studio dimostra che attraverso l'utilizzo della Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI) si può facilitare l’induzione di stati mentali empatici.

Di Valentina Chirico

Pubblicato il 30 Mag. 2014

Aggiornato il 22 Lug. 2014 11:03

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Si può indurre la mente ad essere più empatica grazie all’ uso della fRMI.

L’empatia è la capacità di comprendere lo stato d’animo altrui, i pensieri dell’altro, creando un forte legame interpersonale. Essa è alla base di tutti i comportamenti pro-sociali. Tuttavia non tutti gli individui riescono a provarla, non allo stesso modo almeno.

Un gruppo di neuroscienziati dell’istituto D’Or de Pesquisa e Ensino (IDOR) ha dimostrato che è possibile allenare le persone all’empatia. Scopo della ricerca era indagare se i partecipanti riuscissero ad avere un qualche controllo volontario sui pattern di attivazione cerebrale associati all’empatia e alle emozioni affiliative (ad esempio compassione e tenerezza).

Già altri studi hanno documentato che ricevere un feedback visivo relativo alle attivazioni cerebrali rilevate attraverso Risonanza Magnetica funzionale (fMRI), potesse aumentare la capacità di modulazione volontaria dell’attivazione cerebrale stessa associata alle emozioni di base positive e negative. Tuttavia non c’erano ancora evidenze circa la possibilità che le persone potessero fare altrettanto anche con stati emotivi complessi come quelli che sottendono all’empatia.

 Il nuovo studio Moll e colleghi dimostra che la stessa tecnica si può utilizzare anche per facilitare l’induzione di stati mentali empatici. A 25 soggetti era stato chiesto, in fase preparatoria, di pensare a 3 eventi autobiografici in cui avessero vissuto sentimenti di tenerezza, orgoglio e uno emotivamente neutro. Si è cercato poi di  rievocare tali stati d’animo durante l’esperimento, attraverso la presentazione scritta di parole chiave prima delle sessioni di scanning di fMRI. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: al gruppo sperimentale veniva fornito un feedback in tempo reale della loro attività neurale durante i ricordi “empatici”, al gruppo di controllo invece non veniva fornito alcun feedback ma venivano sottoposti alla visione di stimoli random.

I risultati confermano l’ipotesi di partenza: comparando l’ultima sessione con la prima, il gruppo sperimentale aveva un incremento della percentuale di prove correttamente classificate come caratterizzate da tenerezza, al contrario del gruppo di controllo. Il feedback visivo delle proprie attivazioni cerebrali avrebbe dunque effetti significativi. Tale evidenza è importante perché apre la possibilità allo studio e allo sviluppo di interventi per potenziare stati psicologici sani e funzionali e contrastare così comportamenti maladattivi legati alla carenza di empatia, che sono spesso resistenti ad un approccio psicologico, farmacologico e sociale.

 

 

ARGOMENTI CORRELATI:

Empatia

ARTICOLI CONSIGLIATI:

La Self-Mirroring Therapy: usare i Neuroni Specchio per comprendere se stessi

 

BIBLIOGRAFIA: 

 

 

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Valentina Chirico
Valentina Chirico

Dottoressa Magistrale in Psicologia dei Processi Sociali, Decisionali e dei Comportamenti Economici.

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel