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La Terapia Gestalt nelle disfunzionalità di coppia

In questo articolo si propone di applicare la terapia Gestaltica in un campo tecnicamente complesso, impegnativo e coinvolgente quale la terapia di coppia.

Di Mario Magini

Pubblicato il 23 Lug. 2015

Aggiornato il 24 Feb. 2016 10:32

 

Questo articolo vuole, nella sua brevità e semplicità, proseguire in questo processo motivato e creativo, proponendo di applicare la terapia Gestaltica in un campo tecnicamente complesso, terapeuticamente impegnativo e umanamente coinvolgente come la terapia di coppia.

Introduzione

La terapia della Gestalt nel corso degli ultimi due decenni ha progressivamente integrato ulteriori e differenti costrutti teorici con conseguenti sviluppi dei suoi strumenti terapeutici, ampliando il tradizionale approccio individuale e di gruppo, vi è stata una crescita entro e oltre l’iniziale intuizione e cornice costruita da Fritz Perls (1951). Questo articolo vuole, nella sua brevità e semplicità, proseguire in questo processo motivato e creativo, proponendo di applicare la terapia Gestaltica in un campo tecnicamente complesso, terapeuticamente impegnativo e umanamente coinvolgente come la terapia di coppia.

Definizione teorico- clinica del setting

La tecnica Gestaltica ha come obiettivo e peculiarità tecnica di:

  • Permettere uno spazio d’incontro e di consapevolezza del piano emotivo, inteso come vissuto personale, intimo, profondo, irripetibile dell’individuo.
  • La verifica, ed eventuale, messa in discussione dei fondamenti e processi cognitivi dell’individuo alla luce delle sue concrete esperienze.
  • L’espressione e la comprensione – in una condizione protetta ed in una modalità specificatamente commisurata – del proprio vissuto, non soltanto attraverso il veicolo verbale.

Da questo è possibile evincere come, nel caso specifico della terapia di coppia, la tecnica Gestaltica offra un interessante spazio di manovra (Zinker, 1977).

Stili emotivi nella coppia

La coppia che si appresta a sperimentare un setting terapeutico presenta un vissuto emotivo molto variegato, che può essere suddiviso nei tipi (Nardone, 2010):

  • Depressivo/Aggressivo: predomina un ciclo emotivo riassumibile, in sostanza, nella modalità di tipo Frustrazione – Rabbia – Risentimento/Colpa. Questo ciclo, apparentemente chiuso, mina la capacità di riconoscere, incontrare ed attivare le risorse interne come anche verso le possibili risorse esterne. In questo caso l’evento disfuzionale che presenta la coppia ha funzione di problema/soluzione.
  • Ambivalente/Schizoide: predomina un ciclo emotivo rappresentabile nella modalità di tipo Manipolativa con un conseguente binomio richiesta/sfiducia, difesa/attacco, amore/odio. Il sentire l’emozione è considerato pericoloso e quindi vi è un meccanismo di auto-negazione e auto-mistificazione per cui il mondo interno emotivo è costantemente posto in una condizione di squalifica e tensione proiettando sul coniuge. In questo caso l’evento disfuzionale della coppia ha funzione di ridefinire, di volta in volta, i confini interni ed esterni nonché il potere individuale nella coppia stessa.
  • Ansiogeno/Ossessivo: predomina un ciclo emotivo rappresentabile nell’interazione di una modalità sia Depressa che Manipolativa e, nel comportamento manifesto, il binomio diviene: controllo/resistenza cui segue limite/collusione. Il bisogno di controllo verso l’esterno poggia su un vissuto di totale assenza di risorse – sia esse interne che esterne – provocando un effetto ansiogeno esponenziale, ove è richiesto progressivamente più controllo sino ad un evento risolutivo paradossale che evoca uno stallo nella quale nessun controllo è il massimo controllo. A questo punto, l’evento disfuzionale della coppia, è come una fonte di sedazione, come fonte di ristrutturatore interno. A questo vi è un ulteriore aspetto da aggiungere, ovvero che l’evento disfuzionale diviene capitale nell’economia della coppia tanto da divenirne l’unico tema possibile, tanto da essere poi percepito come risoluzione definitiva verso l’ansia relazionale.

I temi esistenziali della coppia

La coppia può presentare un variegato elenco di temi e situazioni, ma ognuno di questi è riconducibile a due elementari tematiche esistenziali:

  • Ossessivo/Aggressivo: i processi cognitivi e i loro contenuti hanno come presupposto funzionale e caratteristica saliente una ricorrenza e continuità molto serrata ed ossessiva che, in questo lavoro specifico e nella terapia di coppia, definirei come mind looping. L’obiettivo strategico di questi contenuti, nell’economia comunicativa della coppia, è la coazione a ripetere di concetti ritenuti aperti o non pienamente soddisfatti e l’elemento abbinato a questi processi e contenuti è l’aspetto aggressivo implicito.
  • Paradossale/Schizoide: le affermazioni fatte all’interno (verso se stessi e verso il proprio vissuto relazionale) e all’esterno (verso la realtà e le risorse disponibili) seguono una logica paradossale, nella quale la definizione delle cose e i rapporti tra le cose stesse riconducono ad uno schema rappresentabile come doppio legame e necessità di agire un potere all’interno e all’esterno dello spazio/coppia.

Abbiamo sempre e comunque due aspetti salienti da dover considerare, ossia una capacità comunicativa ed espressiva specifica:

  • Verbale: la comunicazione schiettamente verbale risente degli aspetti strutturali e funzionali che nella coppia sono sperimentati, di volta in volta, dai partners sia come egosintonici che egodistonici rispetto alle reazioni dell’altro. In tutti e due i casi abbiamo, quindi, una relativa verbalizzazione dei pensieri e un’ambivalenza fortissima nel definire e comunicare i sentimenti e le emozioni, sia proprie che altrui.
  • Non verbale: sono marcati gli atteggiamenti di chiusura estrema o di aperta sfida reattiva che si determinano in una vera e propria ristrutturazione sia degli atteggiamenti, sia della ripartizione degli spazi/potere.

Modalità di resistenza al contatto nella coppia disfunzionale

Da un punto di vista strettamente legato alla problematica della resistenza al contatto in Gestalt (Naranjo, 2009), la coppia disfunzionale si muove all’interno di uno spazio mai veramente definito e mai interamente vissuto, che comprende quattro aspetti distinti:

  • lo spazio d’intimità
  • lo spazio sociale
  • lo spazio della trasgressione
  • lo spazio della collusione

La coppia disfunzionale non vive in modo consapevole nessuno di questi spazi o, per meglio dire, il vissuto è presente ma è distorto e condizionato dai presupposti, dalle tematiche e dai giochi impliciti nella coppia stessa. Non riuscendo a vivere di volta in volta in modo funzionale questi diversi spazi, la coppia vive l’evento disfunzionale e problematico come unica realtà capace di concretizzare un qualche tipo di vissuto ed idea futura di coppia. In questo caso definiamo l’elemento disfunzionale come il mediatore e driver di ogni possibile vissuto emotivo e cognitivo e di ogni possibile atto sia esso agito che mancato.

La coppia disfunzionale è un tipo di evenienza clinica complessa, proteiforme e pluriforme che mantiene, sempre e comunque, delle precise costanti. Queste costanti sono gli elementi e i temi che esplicano la disfunzionalità relazionale della coppia stessa; l’evento, o gli eventi, disfunzionali non sono da considerarsi come un punto di inizio della problematica sistemico/relazionale, ma sono invece un punto di arrivo e di concretizzazione di tutta una serie di vissuti e fattori che hanno determinato come risoluzione di compromesso l’evento disfunzionale che è, al contempo, l’aspetto problematico, ma anche l’aspetto risolutorio di un processo disfunzionale alla base.

In questo senso la terapia della Gestalt aiuta a identificare tre processi salienti di contatto interno ed esterno della coppia disfunzionale:

  • Retroflessione: negazione della problematica disfunzionale o sua totale presa in carico da parte di un solo elemento della coppia. L’elemento strategico preponderante è la squalifica dell’elemento responsabilità e della contrattazione delle risorse disponibili.
  • Deflessione: il focus problematico e disfunzionale è riferito ad elementi che volutamente esulano dalla coppia. L’elemento strategico preponderante è la mistificazione delle responsabilità e delle risorse.
  • Confluenza: l’elemento problematico è posto in una modalità collusiva estrema. L’elemento strategico preponderante è l’aggressività come paradossale assunzione di responsabilità ma inutilizzo delle risorse da contrattare.

Metodo

Prendiamo ad esempio una coppia con problematica di etilismo. Sia che la coppia presenti tutti e due gli elementi come problematici o anche uno solamente, comunque vi sono delle evidenze ricorrenti che sono specifiche di questo sistema relazionale.

La coppia è un sistema a tre (Minuchin, 1974). In questo sistema l’Io incontra e sperimenta un Tu, in questo incontrare e sperimentare l’altro l’individuo percepisce, sperimenta, proietta, agisce/reagisce in un nuovo livello che è ben di più della semplice somma delle parti Io /Tu e tale livello nella sua qualità e quantità prende il nome di Noi.

L’Io che incontra il Tu lo fa a tutti i livelli del proprio essere accorpando ognuno dei seguenti sistemi integrati:

  • Fisiologico-Corporeo
  • Cognitivo-Comportamentale
  • Ideativo-Emotivo
  • Sistemico Relazionale

coinvolgendo, in modo diretto o indiretto, conscio o inconscio, tutto ciò che riguarda l’aspetto pregresso evolutivo dell’individuo stesso: i suoi condizionamenti; le distorsioni più o meno evidenti della personalità; i piccoli o grandi disturbi di personalità; i processi di inferenza sulla Realtà Presente e Futura; la manipolazione e l’interazione de facto di se stesso con l’ambiente a breve e lungo termine.

Se l’Io porta con sé tutto questo, la stessa cosa compie il Tu. Il Noi allora non è solamente un contenitore ove vanno a collocarsi ed agire le istanze e i processi individuali ma, paradossalmente, assume la funzione di un terzo elemento che è ben più della semplice somma delle parti, come dire: 1+1= 3, dove 1 e 1 stanno per un Io e per un Tu che interagiscono sia a livello proiettivo che concreto e dove 3 sta per un Noi e tutto ciò che concerne l’esperienza della coppia.

Questo 3, il Noi, è da considerarsi come un nuovo elemento, definito con caratteristiche strutturali e processuali assolutamente nuove ed impreviste. Il Noi va inteso come sinergia di strutture e di tratti di personalità, quindi non può essere considerato come semplice somma di elementi, tanto meno è possibile pensare agli elementi costituenti come elementi a loro volta linearmente riconducibili ai separati contesti di Io e Tu.

Il Noi come una struttura che, per la sua complessità e funzionalità, obbliga ad un processo irreversibile o meglio parzialmente reversibile: dall’Io al Tu sino al Noi, ma da Noi all’Io ed al Tu si viene a perdere qualcosa, il processo inverso è funzionalmente carente. Prendete come esempio generico il processo di combustione in natura.

Il metodo di contatto e di lavoro con la coppia, quindi, prevede di:

  • Individuare quali sono i meccanismi di resistenza al contatto, chi li attua, quando e come.
  • Individuare quali sono, specularmente, i meccanismi di contatto, chi li attua, quando e come.
  • Come, attraverso il linguaggio non verbale ed il vissuto corporeo, è ulteriormente espresso e rappresentato il reciproco vissuto.
  • I giochi di potere, i vantaggi primari e secondari, impliciti nelle modalità di resistenza al contatto e nelle modalità di contatto vere e proprie.
  • Il ruolo eventuale dei figli – sia essi reali e presenti nella coppia e sia immaginativi in un futuro progetto – e la loro ripartizione sia implicita che esplicita nella dinamica di coppia.
  • Il rispettivo imprinting della famiglia di appartenenza e quindi: la storia famigliare, i temi esistenziali prevalenti nella famiglia di origine.
  • L’interazione reciproca tra le famiglie di origine – se questo evento accade nella realtà o anche se è ad un livello immaginativo.
  • Chi altro c’è nella stanza: le produzioni fantasmatiche psicodinamiche consce ed inconsce, che ognuno dei due termini della coppia porta con sé e che agisce nel setting: Produzioni fantasmatiche su di sé; Produzioni fantasmatiche sul compagno\a; Produzioni fantasmatiche sul terapeuta o la coppia di terapeuti; Le aspettative verso la terapia e verso una vita senza l’elemento alcool.

Tecnica

Nella terapia di coppia il termine terzo (Minuchin, 1974) è quanto di più evidente da riconoscere e, contemporaneamente, difficile da gestire. Ogni coppia che si reca da un consulente specializzato porta con sé ed attua il proprio terzo elemento e di più ancora questo fanno le coppie dove uno o entrambi i termini siano legati ad un evento disfunzionale o ad un aspetto di un preciso evento o sequela di eventi disfunzionali.

Questo perché già di per sé il Noi è un terzo elemento risultante da un sistema di relazione. Questo Noi si presta facilmente ad essere il contenitore non solo dei processi creativi e sani degli individui, ma diviene il contenitore preferenziale e l’agente primario anche di tutto ciò che concerne la patologia relazionale della coppia.

Come dire che è il Terzo che assume su di sé e contemporaneamente determina le regole, la qualità e l’intensità delle relazioni per poi retroattivamente determinare le regole, la qualità e l’intensità delle relazioni di ambedue i singoli individui. Stando così le cose, non è possibile definire il problema disfunzionale di una coppia come specifico di un termine solo e relativo per l’altro, ma ciò riguarda la coppia come sistema ed ambedue gli individui come reciprocamente interagenti.

Vanno considerati in modo specifico e motivato ambedue i termini della coppia come disfunzionali distinguendo in:

  • Disfunzionale Diretto: l’individuo che agisce attivamente la problematica.
  • Disfunzionale Indiretto: l’individuo che è agito passivamente dall’altrui problematica ovvero il compagno\a.

Da un punto di vista strettamente analitico rivediamo la consueta relazione Sadico-Masochista (Fromm, 1973) ove sia l’uno che l’altro agiscono, in turni paradossalmente già ben stabiliti, un comportamento di volta in volta aggressivo-passivo.

  • Per il disfunzionale diretto è l’aggressività cognitivo-emotiva delle proprie frustrazioni interne elaborate, poi, esternamente nella realtà in una aggressività egosintonica con ripercussioni dirette verso l’esterno.
  • Per il disfunzionale indiretto è la passività cognitivo-emotiva delle proprie frustrazioni e di impotenza innanzi al comportamento del compagno/a.

Nell’aggressività dell’etilista attivo, rimanendo sull’esempio precedente, vi è tutta la passività di fondo di chi agisce schemi comportamentali inadeguati all’elaborazione del disagio esistenziale e, di contro, nella passività del compagno/a chiaramente, identifichiamo, l’aggressività di difesa tipica di chi deve agire primariamente non tanto verso l’individuo in sé, ma verso il comportamento e le conseguenze del comportamento che l’altro significa. Il quadro è notevolmente complesso, ma è proprio ora che l’elemento terzo – il Noi – entra così chiaramente.

Tutto questo non avviene a carico esclusivo di un Io o di un Tu, ma avviene nel sistema relazionale della coppia, che è struttura e contesto significativo che agisce ed è agita dalla disfunzionale stessa. E ciò avviene in modo così forte e cementato che il paradosso della coppia disfunzionale è il seguente: avrebbe senso di esistere questa coppia, così come essa è, rimosso il problema che la assilla?

Ovvero: è la relazione di coppia ad essere patologica e la problematica presentata è solamente l’ennesimo approdo di un processo degenerativo a livello relazionale, o è l’elemento problematico contingente, con la sua capacità destabilizzante e demolitrice, a disintegrare una relazione invece potenzialmente sana?

Quindi la tecnica terapeutica avrà come obiettivi primari:

  • Incontrare e valutare l’aggressività e la rabbia presente nei rispettivi individui.
  • Incontrare e valutare la passività – la resistenza al cambiamento – e la frustrazione presente nei rispettivi individui.

Successivamente, se possibile, incentrare il lavoro sulla modalità di coppia:

  • Presenza e gestione delle responsabilità di coppia.
  • Valutazione e ricorso alle risorse interne ed esterne della coppia stessa.
  • Livello di manipolazione e gestione del potere presente nella coppia.

Un altro passo sarà valutare il senso della coppia, ovvero:

  • Come questa coppia è insieme e come è quando non si è insieme.
  • Quando questa coppia è insieme e quando non è insieme.
  • Quale obiettivo ha questa coppia nel rimanere insieme o nello sciogliersi..
  • Con chi si sta in questa coppia.

Vi è un doppio binario terapeutico da seguire e a cui attenersi: le emozioni e i concetti che individualmente vengono vissuti ed esperiti all’interno della coppia.

La tecnica Gestaltica è particolarmente utile in questo contesto poiché, pur non negando il valore profondo del passato come esperienza ed identità, centra l’individuo nel suo presente reale e sulle sue possibili risorse rispetto ad una problematica che rappresenta sofferenza e che provoca un blocco evolutivo.

Fondamentale sarà una linea di colloquio tesa a restituire alla coppia, e non tanto al singolo esclusivo individuo, le idee, le emozioni e gli aspetti non verbali che di volta in volta si presenteranno. In questo modo il terapeuta potrà:

  • Essere in una condizione di ascolto attivo significativo per sé e per la coppia.
  • Agire da terzo terapeutico con funzione di agente attivo e suppletivo nell’esame di realtà.
  • Evitare il proprio coinvolgimento, anche involontario, nel gioco delle parti o in assetti di potere.
  • Monitorare e facilitare, come Io ausiliario, l’espressione e gli eventuali blocchi nei livelli cognitivo-emotivo e corporeo.
  • Agire sulla coppia in una vera e propria terapia di coppia e non, erroneamente, come in una terapia individuale in coppia: agendo sul sistema in modo globale e completo, proteggendo, salvaguardando e valutando attentamente le risorse e le resistenze al cambiamento dei due individui.

 

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