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Empatia cognitiva o affettiva: differenze di densità della materia grigia

In uno studio i ricercatori hanno cercato di identificare se le diverse componenti dell’empatia siano associate a differenze di materia grigia -Neuroscienze

Di Redazione

Pubblicato il 10 Lug. 2015

Vanessa Schmiedt

FLASH NEWS

In uno studio pubblicato sulla rivista Neuroimage, i ricercatori della Monash University hanno cercato di identificare se le diverse componenti dell’empatia siano anche associate a differenze di materia grigia.

Per navigare con successo nel nostro ambiente sociale è importante comprendere e sperimentare gli stati emotivi altrui, un processo generalmente indicato come empatia. L’empatia implica una componente affettiva, l’esperienza soggettiva delle emozioni degli altri, e una componente cognitiva, la capacità di capire le motivazioni degli altri (Bernhardt e Singer, 2012; Decety, 2011; Shamay-Tsoory, 2011).

Quando consideriamo la componente affettiva dell’empatia l’enfasi è tipicamente posta sul vivere gli stati emotivi degli altri consapevolmente, il che implica una distinzione sé-altro, nonché una comprensione della provenienza dell’esperienza emotiva. Menon e Uddin (2010) suggeriscono che la consapevolezza emotiva si verifica perché l’insula crea una rappresentazione delle emozioni positive e negative integrando le stimolazioni ambientali con sensazioni corporee. La componente cognitiva dell’empatia si basa invece sull’attribuire stati emotivi agli altri e identificarsi con uno stato mentale altrui. Parzialmente richiama i meccanismi di fondo della teoria della mente. Le regioni cerebrali più comunemente associate con la teoria della mente sono la corteccia prefrontale dorso mediale (dmPFC) e la giunzione temporoparietale (TPJ).

In una recente meta-analisi di 40 studi di risonanza magnetica funzionale, Fan et al. (2011) hanno valutato come diverse regioni cerebrali fossero coinvolti nell’empatia affettiva e cognitiva. È stato dimostrato che la componente affettiva dell’empatia era più associata con l’attività dell’insula, mentre la componente cognitiva di empatia alla corteccia medio-cingolata e alla corteccia prefrontale dorso mediale (MCC/dmPFC).

Alla luce di questo, in uno studio pubblicato sulla rivista Neuroimage, i ricercatori della Monash University hanno cercato di identificare se le diverse componenti dell’empatia siano anche associate a differenze di materia grigia. I ricercatori hanno utilizzato la morfometria basata sui voxel (tecnica di analisi di neuroimaging che consiste nell’investigazione di differenze focali nell’anatomia del cervello) per esaminare la densità della materia grigia in 176 partecipanti a cui precedentemente era stato assegnato un punteggio del loro livello di empatia cognitiva o affettiva con il Questionnaire of Cognitive and Affective Empathy (QCAE; Reniers et al., 2011).

Punteggi più alti nella scala dell’empatia affettiva erano associati con una maggiore densità di materia grigia nell’insula, invece punteggi più alti nella scala cognitiva erano associati con una maggiore densità di materia grigia nella MMC/dmPFC.

Con questi risultati, Eres e colleghi hanno fornito la prova del fatto che l’empatia sia un costrutto multicomponenziale, suggerendo che l’empatia affettiva e quella cognitiva siano rappresentati in modo differente nella morfometria cerebrale e inoltre hanno fornito ulteriori elementi di prova che l’empatia sia rappresentata da diversi correlati neurali e strutturali.

La scoperta ovviamente solleva nuovi interrogativi infatti Eres afferma:[blockquote style=”1″] In futuro si vuole indagare se effettuare training sull’empatia possa portare a cambiamenti in queste strutture cerebrali e se il danno in queste strutture cerebrali, ad esempio in seguito ad un ictus, può portare a difficoltà nel provare empatia .[/blockquote]

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Allenare l’empatia con il neuroimaging funzionale – Neuroscienze

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