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EMDR: 16° Congresso Europeo – La seconda giornata

Psicoterapia & Psicologia - Report dal 16esimo Confresso europeo EMDR - Milano 2015

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 17 Lug. 2015

EMDR 2015 Milano (1)

Report dal 16th EMDR EUROPE CONFERENCE  – Milano 10-12 Luglio 2015

 

II GIORNATA

Sabato 11 Luglio siamo entrati nel cuore della conferenza: ad accoglierci un ricco programma con un’ampia scelta di interventi in cui sono stati affrontati non solo aspetti teorici ma anche ricadute cliniche specifiche, tecniche di intervento e protocolli mirati per numerosi disturbi e ambiti di intervento.

 

EMDR per la depressione resistente

Personalmente ho trovatoo difficile scegliere a quale workshop partecipare, avendo ogni volta la sensazione di perdermi pezzi importanti, che mi sarebbero stati molto utili nella pratica clinica e nell’ampliare la mia conoscenza dell’EMDR.

Ho deciso di iniziare la giornata ascoltando il lavoro di Luca Ostacoli sul trattamento EMDR della depressione resistente, un disturbo con cui purtroppo molti clinici si trovano a doversi confrontare e che suscita intensi sentimenti di impotenza, anche in considerazione del fatto che spesso i farmaci sono inefficaci con questi pazienti.

Seguendo la metafora dei semi in inverno, nascosti e addormentati ma portatori di vita sotto la terra fredda, Ostacoli ci accompagna per mano in questo percorso di scoperta, dando importanti indicazioni per imparare a vedere il cuore nascosto nel profondo dentro al guscio di questi pazienti.

Si lascia all’intervento di Arne Hofmann, previsto per la giornata di domenica, il compito di delineare gli aspetti teorici del protocollo “Eden” a cui fa riferimento il suo lavoro. Il relatore, supportato dalla proiezione video di sedute terapeutiche, si sofferma su indicazioni pratiche e tecniche specifiche, integrando in maniera fluida il protocollo EMDR con tecniche di mindfulness utili alla stabilizzazione ed un’attenzione particolare agli aspetti sensomotori, poiché una delle grandi difficoltà con questi pazienti è data dalla loro tendenza a non sentire.

Un punto sottolineato con forza è stato il valore del lavoro con le risorse: trattandosi di pazienti gravi è difficile per i terapeuti individuarne le risorse e per loro stessi sentirle, ma è di fondamentale importanza andare alla ricerca dei semi di queste risorse, per poi espanderli e integrarli nell’esperienza della persona.

Molto interessante è stato l’uso dei sei stili emozionali di Richard Davidson: secondo il neuroscienziato ogni persona ha un suo particolare stile emozionale, ovvero un modo più o meno stabile con il quale risponde alle diverse esperienze della vita, ed ogni stile emozionale è governato da circuiti cerebrali specifici e identificabili.

La resilienza si riferisce a quanto lentamente o velocemente siamo in grado di affrontare le avversità; la prospettiva è la capacità di mantenere emozioni piacevoli; l’intuizione sociale riguarda la capacità di decodificare le emozioni degli altri; l’autoconsapevolezza si riferisce alla precisione con cui si decodificano i segnali corporei interni associati alle emozioni; il contesto riguarda appunto la capacità di modulare in maniera appropriata le risposte emotive al contesto; l’attenzione, che non è solo cognitiva, ma anche emotiva.

A partire dallo stile emozionale proprio del paziente, il lavoro con l’EMDR proposto da Luca Ostacoli diventa mirato sulla neurobiologia, e va ad ampliare capacità e risorse specifiche in modo da migliorarne l’equilibrio interno.

 

EMDR per bambini adottati

Nella seconda parte della mattinata Anna Rita Verardo invece ci ha parlato dell’uso dell’EMDR con i bambini adottati, illustrando nel dettaglio lo specifico protocollo.

I bambini adottati non solo hanno vissuto un trauma abbandonico, ma spesso anche trascuratezza e la mancanza di una regolazione emotiva. Oltretutto il ricongiungimento con un sistema famigliare può essere di per sé un momento traumatico, con il rischio che questi bambini ricreino all’interno delle famiglie adottive situazioni vissute in esperienze precedenti e riattivino modelli operativi interni, che, se pur disfunzionali, nella condizione precedente l’adozione hanno garantito loro la sopravvivenza.

E’ fondamentale guidare il bambino a riconoscere i suoi ricordi, le sue attivazioni, i suoi triggers, le ragioni delle sue emozioni, sensazioni e comportamenti ed a comprendere le aspettative. In questo percorso i genitori adottivi svolgono un ruolo importantissimo, attivo, di co-terapeuti.

L’amore e la nuova sicurezza non bastano, è difficile per questi bambini potersi fidare di nuovo e ci vuole molto tempo per questo. E’ dunque importante lavorare con il bambino per comprendere a fondo i loro vissuti ed elaborare le esperienze traumatiche e con la famiglia adottiva per aiutarli ad individuale i segnali di difficoltà del bambino e dar loro strumenti adeguati per rispondere ai suoi bisogni.

Per svolgere al meglio questi difficili compiti è stato elaborato un protocollo EMDR specifico, che parte da un’attenta ricostruzione della storia e una rigorosa preparazione, per poi procedere con le fasi centrali di elaborazione. Prima di affrontare i target, infatti, è necessaria un’adeguata fase di stabilizzazione, anche perché questi bambini, proprio a causa delle passate esperienze che non hanno loro insegnato la regolazione emotiva, non si fidano del loro corpo e delle loro sensazioni.

 

EMDR per le dipendenze comportamentali

Durante il pomeriggio Robert Miller ha illustrato in maniera molto efficace e convincente il suo Feeling State Addiction Protocol: un protocollo sviluppato per trattare le dipendenze comportamentali e applicabile a diversi disturbi (dipendenza da sostanze, difficoltà di controllo della rabbia, dipendenza sessuale e da pornografia, ecc.).

Punto di partenza del protocollo è l’ipotesi secondo cui una dipendenza comportamentale ha due obiettivi: evitare il dolore e cercare il piacere. Ed è proprio su questo secondo punto che si focalizza l’attenzione.

Se un comportamento è doloroso o ha conseguenze negative, come tagliarsi o il gioco d’azzardo, non lo mettiamo in atto a meno che non sia collegato a sensazioni piacevoli. Si può avere un sentimento positivo correlato a qualunque comportamento, che diventa così una compulsione.

Le dipendenze comportamentali non sono causate da un singolo evento negativo, ma possono essere causate da un singolo evento positivo, come ad esempio la sensazione di essere un vincente, accettato e acclamato da tutti dopo una vincita al casinò. In seguito a questo evento la sensazione si fissa al comportamento. Ciò che queste persone cercano è la sensazione, non il comportamento in sé, ed è proprio su questo che va a lavorare il protocollo EMDR modificato. Grazie all’elaborazione della situazione originale in cui si è creata la dipendenza tramite le stimolazioni bilaterali, la sensazione si separa da quel comportamento, che diventa pertanto non più appetibile per la persona.

Differenza fondamentale dal protocollo standard EMDR è il fatto che il Feeling State Protocol lavori su sensazioni positive, amplificandole e integrandole all’esperienza. Non può infatti essere usato quando il comportamento è solo orientato ad evitare una sensazione negativa e non a cercarne una piacevole.

Il cuore dell’elaborazione riguarda dunque la sensazione positiva legata al comportamento (ad esempio la sensazione di essere un vincente giocando d’azzardo), la credenza negativa su di sé pre-esistente, che soggiace alla sensazione (ad esempio sentirsi un perdente, di non avere valore) e la cognizione negativa relativa al comportamento di dipendenza fuori controllo (ad esempio l’autosvalutazione per aver perso tutti i risparmi).

Aspetto rivoluzionario di questo approccio è il fatto che l’astinenza non sia necessaria: dopo l’elaborazione la persona potrà ancora mettere in atto quel comportamento, ma non sarà più una compulsione. L’obiettivo non è far smettere quel comportamento, ma far sì che non sia più così interessante.

Aspettiamo impazienti studi di ricerca mirata a verificare su grandi numeri ciò che Robert Miller ha rilevato nella sua esperienza clinica: sarebbe davvero una svolta per il trattamento delle dipendenze.

 

Esperienze infantili avverse – ACE Report

Questa densa e stimolante giornata si è conclusa con l’intervento di Carol Forgash, che ha presentato una panoramica storica sulle esperienze infantili avverse, a partire dall’imponente studio longitudinale del 1995 promosso dall’American Medical Association e portato avanti da Vincent Felitti volto ad indagare la presenza di esperienze infantili sfavorevoli (Adverse Childhood Experience – ACE).

Questo studio ha dimostrato un fatto di straordinaria importanza: non solo le ACE sono fortemente correlate con lo sviluppo di disturbi mentali, ma le loro ricadute riguardano anche la salute fisica. Ognuna delle esperienze indagate da questo studio, infatti, aumenta la probabilità di patologie fisiche e mentali, con ricadute enormi anche in termini di costi sociali.

Le ACE sono correlate a vari disturbi e patologie in età adulta tramite due meccanismi: la produzione massiccia e continuativa di cortisolo dovuta allo stress cronico ed i tentativi di auto-aiuto che spesso assumono la forma di comportamenti a rischio (fumare, bere, mangiare..).

Il dato allarmante è che di questo report i medici americani non hanno mai tenuto conto: nessun medico fa domande su esperienze infantili di abuso, maltrattamento, trascuratezza, ecc., nonostante questa omissione sia stata ufficialmente riconosciuta come malpractice dall’American Medical Association.

Sarebbe invece importante un’accurata anamnesi di tutti i pazienti che accedano al servizio sanitario, che possa far emergere eventuali esperienze infantili avverse. Anche la risposta ai trattamenti, infatti, è bassa nei pazienti con un alto indice di ACE.

L’EMDR potrebbe cambiare questo stato di cose e aprire nuove prospettive per i sopravvissuti, garantendo loro cure più mirate e mettendoli nelle condizioni di poter rispondere meglio ai trattamenti.

Carol Forgash ha chiuso su questa suggestione il suo intervento, rimandando alla mattinata di domenica la discussione dettagliata dei risvolti clinici dell’ACE Report, che solo negli ultimi anni sta trovando un po’ di spazio per cambiare la prospettiva di lavoro di molti professionisti della salute.

 

PRIMA GIORNATA

PER SAPERNE DI PIU’: CHE COS’E’ L’EMDR – PSICOPEDIA

 PER SAPERNE DI PIU’: EMDR – INTERVISTA A ISABEL FERNANDEZ

EMDR – Intervista a Isabel Fernandez - State of Mind

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