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Manca un’adeguata assistenza psicologica ai detenuti nelle carceri

L'Associazione Unitaria Psicologi Italiani sostiene che non venga fornita un'adeguata assistenza psicologica ai detenuti all'interno delle carceri.

Di Redazione

Pubblicato il 22 Lug. 2015

Caos carceri, Aupi denuncia: dieci minuti di assistenza psicologica all’anno ai detenuti, 1500 casi di tentato suicidio, agenti penitenziari in difficoltà, “esperti” esterni chiamati a lavorare per poche ore a settimana. 

[blockquote style=”1″]Ci sono 1500 casi di tentato suicidio all’anno all’interno dei penitenziari italiani. Molti finiscono bene, perché si riesce a intervenire in tempo. Altri, come dimostra la cronaca di questi giorni, purtroppo, hanno un tragico epilogo. Non possiamo tacere di fronte a questa situazione perchè coinvolge anche noi psicologi.[/blockquote] Così il segretario generale di AUPI (Associazione Unitaria Psicologi Italiani), Mario Sellini, sui due suicidi a distanza di poche ore nel carcere romano di Regina Coeli.

[blockquote style=”1″]Nessuno sa che i detenuti hanno mediamente dieci minuti di assistenza psicologica all’anno. Questo perché il Ministero della Giustizia non ha previsto all’interno delle strutture penitenziarie il riconoscimento di questa professione. In pratica, nelle carceri lavorano poche centinaia di cosiddetti “esperti”, personale esterno che ha un contratto di poche ore mensili e, dunque, non è nelle condizioni di poter fare assistenza psicologica. E oltre il danno la beffa: due anni fa il Ministero ha diramato una circolare dove faceva sapere che non venivano rinnovati gli incarichi dei vecchi “esperti”, per lasciare entrare nuove professionalità, con pochissima esperienza e impreparati a lavorare in un luogo tanto problematico.[/blockquote] continua Sellini.

Ma c’è un altro dato che fa riflettere e riguarda le condizioni di lavoro degli agenti penitenziari.

[blockquote style=”1″]Noi vogliamo dare sostegno agli agenti di polizia penitenziaria perché il personale è stato ridotto del 20 per cento e i turni sono massacranti. Oltre al fatto che trovarsi di fronte ad un suicidio mina la stabilità psicologica anche di queste persone che dovrebbero svolgere il proprio lavoro in condizioni appropriate, considerata la delicatezza del settore in cui operano[/blockquote] conclude Sellini.

 

Angela Corica
Ufficio stampa AUPI
333 9892161

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