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Advanced Training in Terapia Metacognitiva Interpersonale, Firenze – Report (II parte)

ll 27 e 28 giugno si è tenuta la 2° parte dell’Advanced Training in Terapia Metacognitiva Interpersonale organizzato dalla Scuola Cognitiva di Firenze

Di Valentina Davi

Pubblicato il 09 Lug. 2015

Il 27-28 giugno si è tenuta la seconda parte dell’Advanced Training in Terapia Metacognitiva Interpersonale organizzato da Scuola Cognitiva Firenze. Il weekend non solo ha concluso il livello avanzato, ma è andato a chiudere un percorso cominciato mesi prima con il Basic Training, che ha visto come docenti Giancarlo Dimaggio e Raffaele Popolo, soci fondatori, assieme a Giampaolo Salvatore, del Centro TMI di Roma.

Coerentemente con la linea adottata negli incontri precedenti, Raffaele Popolo ha mantenuto un’impostazione molto pratica delle lezioni, coinvolgendo attivamente i partecipanti e riducendo ai minimi la classica lezione frontale con le slide.
Durante il weekend i presenti hanno potuto ascoltare registrazioni audio di due sedute intere da 50 minuti di uno stesso paziente, condotte da un terapeuta TMI esperto (Giancarlo Dimaggio) e analizzarle con la lente di ingrandimento, sezionandole in maniera chirurgica e ragionando sulla ratio dietro ogni singolo intervento: cosa ha fatto il terapeuta? Per quale motivo? Cosa sta succedendo nella relazione terapeutica in questo momento? Cosa avreste fatto voi al suo posto?

I punti di forza di questo lavoro didattico sono, a mio avviso, principalmente due.
Il primo vantaggio è che permette di apprezzare come nella Terapia Metacognitiva Interpersonale nulla sia lasciato al caso; sebbene dall’esterno il colloquio sembri essere quasi una chiacchierata in cui per buona parte del tempo si agevola la narrazione di episodi da parte del paziente, in realtà le fasi della seduta e gli interventi sono ben codificati, seppur flessibili. Per esempio, in una delle sedute ascoltate si potevano ben distinguere le fasi di accesso alle parti sane del sé, la riformulazione del contratto e la promozione del cambiamento sulla base di obiettivi concordati durante il colloquio.

Il secondo vantaggio è che ascoltare sedute differenti di uno stesso paziente ha permesso di osservare come il paziente cambi tra una seduta e l’altra a seconda della fase di terapia: il paziente che si trova agli inizi di un percorso e lavora sulla differenziazione è diverso da un paziente che si trova in terapia avanzata e con cui si lavora per promuovere il cambiamento.

In conclusione il corso si è rivelato essere utile per chi nella propria pratica clinica si occupa di disturbi di personalità, colmando uno dei punti deboli degli attuali modelli cognitivisti il cui lavoro terapeutico presuppone un buon funzionamento metacognitivo del paziente, che invece nei disturbi di personalità è compromesso.

Ma non solo; il modello TMI si presta ad essere una valida base da cui partire per poi integrare tecniche derivanti da altri approcci (per esempio dalla REBT alla Mindfulness alla MCT…) perché permette di ricostruire il funzionamento interpersonale del paziente prendendo in considerazione aspetti quali l’immagine di sé e dell’altro, le aspettative e i desideri all’interno di una relazione, fornendo elementi preziosi per formulare un piano terapeutico con pazienti che sebbene non presentino necessariamente dei disturbi di personalità conclamati, difficilmente oggi sono pazienti con un disturbo puro di Asse I, ma presentano tratti di personalità disfunzionali che inevitabilmente possono influenzare la manifestazione o la gestione dei sintomi.

In questo caso, qualora i sintomi fossero particolarmente invalidanti, è opportuno lavorare in urgenza sul sintomo attraverso tecniche comportamentali (in quanto la ristrutturazione cognitiva fallirebbe) e una volta abbassata l’intensità del sintomo lavorare sugli aspetti di personalità (e quindi parallelamente, di riflesso, sul sintomo).

Se a tutto ciò aggiungiamo che il corso si è tenuto in un clima divertente e giocoso, con una classe che ha saputo in buona parte fare gruppo (pranzi, cene e bevute memorabili) e due docenti simpatici e (auto) ironici, si può dire che l’esperienza TMI a Firenze è stata davvero positiva (e a tratti davvero spassosa). E siccome ogni promessa è debito, sappiate che come spiega il modello TMI Raffaele Popolo, non lo spiega nessuno. “Scrivilo, scrivilo, così facciamo rosica’ Dimaggio!!”. (cit.)

 

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Valentina Davi
Valentina Davi

Coordinatrice di redazione di State of Mind

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