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Fame chimica da uso di marijuana: questione di neuroni

La "fame chimica" derivante dall’uso di marijuana sembrerebbe essere indotta da un gruppo di neuroni coinvolto nella soppressione della sensazione di fame.

Di Laura Pancrazi

Pubblicato il 09 Mar. 2015

Aggiornato il 03 Giu. 2015 14:21

FLASH NEWS

Quella che in gergo si chiamerebbe fame chimica, la quale si potrebbe più correttamente definire come un esagerato senso di appetito prodotto dall’uso di marijuana, sembra essere indotta dall’attivazione di un gruppo di neuroni del cervello che, in condizioni normali, è coinvolto nella soppressione della sensazione di fame.

Sorprendente scoperta, effettuata grazie ad un recente studio dei ricercatori della Yale School of Medicine e pubblicata il 18 Febbraio sul giornale Nature.

L’autore Tamas Horvath e i suoi colleghi hanno monitorato il circuito cerebrale che promuove la ricerca di cibo manipolando selettivamente le cellule che mediano l’azione della marijuana sul cervello, tramite l’utilizzo di topi transgenici.

Osservando come i neuroni dedicati alla regolazione dell’appetito reagiscono alla marijuana, siamo in grado di comprendere quale fattore specifico provochi l’incremento di appetito e in che modo un meccanismo che solitamente riduce la sensazione di fame, diventi invece un meccanismo che aumenta questa stessa sensazione

Questo è quanto afferma Horvath, Professore di Neurobiologia, Ostetricia, Ginecologia e Scienze della Riproduzione presso la Jean and David W. Wallace Foundation, direttore dello Yale Program in Cell Signaling and Neurobiology of Metabolism, nonché Presidente della sezione di Medicina Comparata.

Oltre a spiegare il motivo per cui si ha fame anche quando non si dovrebbe, questo studio potrebbe avere altri benefici, come ad esempio aiutare i malati di cancro che tendono a perdere l’appetito.

I ricercatori sanno da tempo che il consumo di marijuana spinge alla ricerca di cibo anche quando, di fatto, il soggetto dovrebbe essere sazio. Si sa anche che l’attivazione del recettore cannabinoide 1 (CBR1) può contribuire alla sovralimentazione. Un gruppo di cellule nervose chiamato pro-opiomelanocortiniche (POMC) sono responsabili della riduzione del senso di appetito quando si è sazi. L’utilizzo di marijuana interferisce nella comunicazione cellulare tra questi due sistemi del cervello (CBR1 e POMC), conducendo in questo modo al comportamento di immotivata ricerca di cibo altrimenti noto come fame chimica. Dice Horvath:

E’ come premere il freno della macchina e accelerare di conseguenza, è come se il sistema di regolazione dell’appetito impazzisse

Lo studioso afferma che è necessario effettuare altre ricerche in questo campo, al fine di approfondire ulteriormente tale tematica e poter descrivere con precisione il meccanismo in questione. Altro obiettivo delle future ricerche dovrebbe essere rivolto, sottolinea il ricercatore, a comprendere se questo stesso meccanismo coinvolto nella regolazione dell’appetito abbia o meno a che vedere con la sensazione di essere fuori tipica dei consumatori di marijuana. 

 

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BIBLIOGRAFIA:

Koch, M., Varela, L.,  Geun Kim, J., Dae Kim, J., Hernández-Nuño, F., Simonds, S. E., Castorena, C. M., Vianna, C. R., Elmquist, J. K., Morozov, Y. M., Rakic, P., Bechmann, I., Cowley, M. A., Szigeti-Buck, K., Dietrich, M. O., Bing Gao, X., Diano, S., Horvath, T. L. (2015) Hypothalamic POMC neurons promote cannabinoid-induced feeding. Nature, doi:10.1038/nature14260.

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Laura Pancrazi
Laura Pancrazi

Psicologa clinica. Specializzanda in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale.

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