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Marijuana: quali sono gli effetti a lungo termine sul cervello?

Neuroscienze: consumatori cronici di marijuana presentano un ridotto volue della corteccia orbito-frontale (OFC) ma anche un aumento della connettività...

Di Veronica Iazzi

Pubblicato il 26 Nov. 2014

Aggiornato il 01 Apr. 2015 13:57

FLASH NEWS

Marijuana: i risultati mostrano che i consumatori cronici di marijuana presentano un volume cerebrale più ridotto della corteccia orbito-frontale (OFC), una parte del cervello comunemente associata alla dipendenza, ma mostrano anche un aumento della connettività.

Secondo una ricerca del Center for Brain Health dell’Università del Texas a Dallas, gli effetti dell’uso cronico della marijuana sul cervello dipendono dall’età in cui si comincia a consumare la cannabis e dalla durata di consumo della stessa.

La ricerca condotta da Filbey e dai suoi collaboratori, descrive le anomalie esistenti nelle funzioni e nelle strutture cerebrali a lungo termine nei consumatori di marijuana, indagate attraverso tre tecniche diverse di risonanza magnetica cerebrale.

I risultati mostrano che i consumatori cronici di marijuana presentano un volume cerebrale più ridotto della corteccia orbito-frontale (OFC), una parte del cervello comunemente associata alla dipendenza, ma mostrano anche un aumento della connettività.

Il campione della ricerca includeva 48 adulti consumatori cronici di marijuana confrontati con 62 soggetti non consumatori uguali per età e genere. Gli autori hanno controllato le variabili relative all’eventuale uso di tabacco e/o alcol. In media i partecipanti alla ricerca consumavano la marijuana per tre volte al giorno.

I test cognitivi mostrano che i consumatori di marijuana presentano un Q.I minore rispetto ai controlli  (con la stessa età e lo stesso genere) ma le differenze non sembrano essere correlate ad anomalie del cervello poiché non c’è una diretta relazione tra deficit del Q.I e volume della corteccia orbito-frontale ridotto. I risultati suggeriscono un aumento della connettività strutturale e funzionale cerebrale dal momento in cui si comincia a consumare regolarmente la cannabis.

L’aumento di connettività potrebbe aver compensato la perdita di materia grigia anche se l’uso prolungato della marijuana per oltre 6-8 anni potrebbe portare comunque ad un deterioramento della connettività.

I risultati dello studio suggeriscono che questi cambiamenti possono essere legati all’età di insorgenza e alla durata di utilizzo della marijuana, ma non si hanno dati definitivi.

Lo studio offre una prima indicazione sul fatto che la materia grigia nella OFC può essere più vulnerabile rispetto alla  sostanza bianca agli effetti del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principale ingrediente psicoattivo della pianta di cannabis.

Secondo gli autori, lo studio fornisce la prova che l’uso cronico di marijuana avvia un processo complesso che permette ai neuroni di adattarsi e compensare il volume ridotto della materia grigia, ma sono necessari ulteriori studi per determinare se questi cambiamenti regrediscono con l’interruzione del consumo regolare della cannabis, se vi sono effetti simili nei consumatori occasionali di marijuana rispetto ai consumatori cronici e se questi effetti sono davvero un risultato diretto dell’uso di marijuana o determinati da un fattore predisponente.

 

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Veronica Iazzi
Veronica Iazzi

Dottoressa Magistrale in Psicologia Clinica, dello Sviluppo e Neuropsicologia

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