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Smith & Wesson (2014) di Alessandro Baricco – Recensione

Una coinvolgente storia di coraggio e di ribellione. Le vite di Smith e Wesson si intrecciano con quella di Rachel, giovane giornalista pronta a tutto.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 03 Dic. 2014

L’accoppiata Smith e Wesson non è piu sinonimo di fucili ma ora grazie ad Alessandro Baricco diventa una coinvolgente e assurda storia di coraggio, di vita e di ribellione a tre voci.

La giovane Rachel non ci sta, non è pronta ad arrendersi, non scende a compromessi che, calati nei primi decenni del secolo scorso, hanno tutta l’aria di essere compromessi odierni. Vuole essere una giornalista e per farlo è pronta a diventare notizia in prima persona. Accanto a lei nell’impresa: Wesson, il Pescatore, raccatta cadaveri nelle cascate piu famose del mondo, le leggendarie Niagara Falls, all’ombra del ricordo del padre; Smith, a suo modo affascinante anticonformista metereologo fai da te che compila tabelle statistiche metereologiche ascoltando i racconti della gente. 

Già dal loro primo incontro si sorride all’accoppiata dei loro cognomi, e per uscire dall’imbarazzante circostanza Baricco alza il tiro, Tom e Gerry i loro primi nomi. Il tono è ilare e grottesco nella caratterizzazione di questi due personaggi e delle loro vicende forse a bilanciare il tragico esistenziale di cui Rachel, la giovane folle, è portatrice.

Wesson, depresso, poca fiducia in sé stesso, forzatamente dissuaso nelle sue credenze disfunzionali da Rachel, dai suoi potenti narcisisti ventitre anni.

Rachel: No, mi deve dire: D’accordo, sarò bellissimo.
Wesson: Perchè?
Rachel: Me lo dica.
Wesson: D’accordo, sarò….
Rachel: Bellissimo
Wesson: Più bello che posso.
Rachel: bellissimo
Wesson: Bellissimo.
Rachel: E’ così. Siamo bellissimi.

Smith, grande ingegno, inventiva e intelletto -lui si che sa tutto, anche che Rachel a un certo punto ha paura- è controllato nelle sue emozioni ma fino a un certo punto, cede a scatti di ira che prontamente riconosce e rimanda alla sua storia d’infanzia

Smith: La prego di scusarmi, ho avuto un padre molto severo.
Wesson: Fantastico, non recitava vero? Cioè non l’ha fatto per me?
Smith: No, assolutamente. Non sopporto di essere rimproverato.
Wesson: Sorprendente.
Smith: Col tempo ci si abitua.

Sullo sfondo la signora Higgins, inizialmente anonima speculatrice proprietaria del Great Falls, assume personalità nel corso della vicenda dando vita a riflessioni di una matura saggezza di sapore femminile. Rachel è follemente fantasiosa e coraggiosa, non teme l’oscura botte delle sue paure, da riconoscere però a Smith e Wesson grande flessibilità nel riadattare inaspettatamente il loro disegno di vita. Nel momento di affiancare Rachel e non solo.

Il racconto, nella forma di piece teatrale -proprio come l’intramontabile Novecento pubblicato per la prima volta venti anni fa- è appagante, coinvolgente, in un crescendo che non lascia tregua e non trascura i dettagli, perche per usare le parole di Smith

Guardi che le parole sono piccole macchine molto esatte […] e si giri da solo il suo rivoltante passato di fave che solo l’odore fa vomitare […].

 

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

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BIBLIOGRAFIA:

  • Baricco, A. (2014). Smith & Wesson. La Feltrinelli. 
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Linda Confalonieri
Linda Confalonieri

Redattrice di State of Mind

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