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Spazio virtuale Vs spazio reale: come il cervello reagisce alle differenze – Neuroscienze

Neuroscienze & Psicologia Ambientale: I risultati dello studio indicano attivazioni cerebrali completamente diverse nei due ambienti, reali e virtuali

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 09 Dic. 2014

FLASH NEWS

I risultati dello studio, pubblicato in questi giorni su Nature Neuroscience, indicano attivazioni cerebrali completamente diverse nei due ambienti, reali e virtuali.

I neurofisiologi della University of California di Los Angeles hanno scoperto che il nostro cervello reagisce in modo differente allo spazio virtuale da quello reale. Questi risultati potrebbero essere significativi nello studio della realtà virtuale usata nel gioco, ma anche a fini militari, commerciali, scientifici.

Gli scienziati stavano studiando l’ippocampo, una regione del cervello coinvolta in un gran numero di condizioni patologiche, come l’Alzheimer, l’ictus, la depressione, la schizofrenia, l’epilessia e disturbo da stress post-traumatico, e che gioca un ruolo importante nella formazione di nuovi ricordi e nella creazione di mappe mentali dello spazio. Ad esempio, quando esploriamo lo spazio circostante, i neuroni ippocampali si attivano selettivamente, fornendo una “mappa cognitiva” dell’ambiente.

Anche se i meccanismi con cui il cervello fa delle mappe cognitive rimangono un mistero, i neuroscienziati ipotizzano che l’ippocampo calcoli le distanze tra il soggetto e gli altri elementi dello spazio, come ad esempio edifici e montagne, inoltre, in spazi organizzati in maniera complessa, altri indizi, come odori e suoni, possono aiutare il cervello a determinare ampiezza degli spazi e distanze.

Per verificare se l’ippocampo può effettivamente costituire mappe spaziali utilizzando solo punti di riferimento visivi, i neuroscienziati hanno messo a punto un ambiente di realtà virtuale non invasiva e ha studiato come i neuroni dell’ippocampo nel cervello dei ratti hanno reagito nel mondo virtuale, senza la possibilità di utilizzare gli odori e suoni come indizi.

I risultati dello studio, pubblicato in questi giorni su Nature Neuroscience, indicano attivazioni cerebrali completamente diverse nei due ambienti, reali e virtuali. Nel mondo virtuale, infatti, i neuroni dell’ippocampo dei ratti sembravano focalizzarsi in modo completamente casuale sugli elementi dell’ambiente circostante, come se la mappa dello spazio fosse del tutto assente  e i neuroni non avessero idea di dove il ratto si trovasse; nonostante questo i topi sembravano comportarsi in modo perfettamente normalmente sia nel mondo virtuale che in quello reale.

Un’attenta analisi matematica ha anche dimostrato che i neuroni nel mondo virtuale calcolavano la quantità di distanza che il ratto aveva percorso, indipendentemente da dove si trovava nello spazio virtuale. Inoltre, se i neuroni ippocampali si erano attivati molto nel mondo reale, nel mondo virtuale più della metà di questi smettevano di funzionare!

Sulla base di questi risultati i neuroscienziati concludono che il modello neurale nella realtà virtuale è sostanzialmente diverso dal pattern di attività nel mondo reale e che vista la quantità di impieghi che ha la realtà virtuale è importante comprendere appieno i meccanismi cerebrali coinvolti.

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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