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La diagnosi in psichiatria: ripensare il DSM-5 di Allen Frances – Recensione

Il libro pone in evidenza la necessità di un uso corretto e utile della diagnosi e la necessità di un indispensabile ragionamento diagnostico - Recensione

Di Sara Della Morte

Pubblicato il 19 Nov. 2014

Il libro pone in evidenza la necessità di un uso corretto e utile della diagnosi e della sua integrazione con gli obiettivi che essa consente di conseguire in termini di conoscenza del paziente e adeguatezza degli interventi intesi a ridurne la quantità/qualità della sofferenza.

Fin dalla sua fase preparatoria il DSM-5 è stato a gran voce criticato da Allen Frances, Coordinatore della task force del DSM-IV. Le critiche mosse dall’autore riguardano l’abbassamento delle soglie diagnostiche e l’aggiunta di nuovi disturbi da lui considerati speculativi e inutilmente medicalizzanti.

Il DSM-5 introduce il concetto di “spettro” che è strettamente legato all’approccio dimensionale che si va a contrapporre all’approccio categoriale che ha caratterizzato il DSM-III e il DSM-IV e che era ritenuto meno adeguato a descrivere la realtà clinica.  Il volume di Frances evidenzia come l’utilità di una diagnosi consiste nella sua capacità di rispondere a requisiti di specificità e generalizzabilità.

L’autore non inserisce all’interno del libro tutti i disturbi mentali presenti nel DSM-5 e la sequenza è differente, è basata sulla frequenza di comparsa dei diversi disturbi in un contesto clinico e sull’interesse diagnostico. Per ciascun disturbo viene inoltre riportato il codice ICD-9-CM e dove possibile anche il codice ICD-10-CM.

Il libro fornisce una descrizione prototipica di ogni diagnosi invece di criteri diagnostici difficili da ricordare e un elenco delle condizioni che devono essere escluse ai fini della diagnosi differenziale. Nella rilettura del DSM-5, Frances, inserisce i “Riquadri di Avvertenza” sui cambiamenti introdotti.

Il DSM-5 ha introdotto i requisiti sintomatologici per la diagnosi di DDAI negli adulti e ha aumentato l’età di esordio richiesta a 12 anni; la diagnosi da disturbo da disregolazione dell’umore dirompente, per descrivere i bambini soggetti a frequenti scoppi di ira; la nuova categoria diagnostica di disturbo neurocognitivo lieve per identificare le persone con problemi neurocogitivi che al momento non soddisfano i criteri per la diagnosi di disturbo neurocognitivo maggiore; il disturbo da binge-eating.

Ha eliminato la clausola di “esclusione del lutto” che discriminava i sintomi del lutto da quelli del disturbo depressivo maggiore, viene però inclusa una nota che cerca di discriminare tra i sintomi. Ha riunito le categorie precedentemente separate di abuso di sostanze e dipendenza da sostanze, il disturbo da uso di sostanze.

La sezione sui disturbi correlati a sostanze e da addiction include il gioco d’azzardo patologico e introduce il concetto di dipendenza comportamentale.

Infine, a seguire, si trovano alcune linee guida per giungere ad una diagnosi efficace alla base di una buona pratica clinica: la relazione con il paziente deve essere al primo posto, la diagnosi è uno sforzo comune; i giudizi diagnostici devono essere continuamente riesaminati durante tutto il lavoro clinico; la guida nella formulazione della diagnosi e nell’indicazione del trattamento è la valutazione dei costi e dei benefici.   

Il libro pone in evidenza la necessità di un uso corretto e utile della diagnosi e della sua integrazione con gli obiettivi che essa consente di conseguire in termini di conoscenza del paziente e adeguatezza degli interventi intesi a ridurne la quantità/qualità della sofferenza. Si utilizzi pure il DSM-5 per fare una diagnosi facendo precedere un ragionamento diagnostico che ci permetta di non cadere in errore.

 

GUARDA L’INTERVISTA AD ALLEN FRANCES:

Intervista Allen Frances - SLIDE

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Frances, A. (2014). La diagnosi in psichiatria: ripensare il Dsm-V. Raffaello Cortina Editore. ACQUISTA ONLINE
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