In un nuovo studio pubblicato su Clinical Psychological Science, si è indagato se una specifica categoria di colpa potesse essere legata alle tipiche compulsioni nel disturbo ossessivo-compulsivo.
Il disturbo ossessivo-compulsivo implica la fissazione cognitiva (ossessione) su specifici pensieri e il bisogno di effettuare una serie di comportamenti ripetitivi (compulsioni), come ad esempio lavarsi le mani esageratamente oppure controllare più e più volte che la porta di casa sia chiusa (soltanto due tra moltissimi altri esempi).
In letteratura è già ampiamente dimostrato che vi sarebbe in tali persone un eccesso di responsabilità, o meglio di colpa, nel pensare all’eventualità e alle conseguenze di catastorfi temute (es. la porta di casa è aperta, rischi di contaminazione).
In un nuovo studio pubblicato su Clinical Psychological Science, si è indagato se una specifica categoria di colpa potesse essere legata alle tipiche compulsioni nel disturbo ossessivo-compulsivo.
In particolare i ricercatori si sono focalizzati su due tipi di colpe: la colpa altruistica e la colpa deontologica.
La prima implica una preoccupazione e compassione per le potenziali vittime delle proprie azioni anche incidentali, e non necessariamente una deviazione dai propri standard morali; la colpa deontologica invece si fonda sulla credenza individuale per cui si è violata una regola morale indipendentemente dai danni causati ad altri.
Dunque l’ipotesi di partenza era che le persone con un forte senso di colpa deontologico – più che altruistico – fossero portate a maggiori compulsioni di controllo e di lavaggio, e che tali compulsioni avessero la funzione di diminuire in maniera più rilevante il senso di colpa deontologico.
In due esperimenti i soggetti erano chiamati ad ascoltare una audioregistrazione di una storia elicitante un senso di colpa altruistico, deontologico oppure neutra: nel primo esperimento i soggetti sono stati sottoposti a un task di distribuzione di palline in contenitori, mentre nel secondo esperimento veniva chiesto loro di pulire un cubo di plexiglas.
In entrambe le condizioni alcuni giudici indipendenti avevano la funzione di valutare quanto spesso nel primo caso fossero portati a controllare le palline già distribuite nei contenitori (compulsione di controllo) e nel secondo con quanta precisione i soggetti pulissero il cubo di plexigals.
In conformità alle attese dei ricercatori, una maggior quota di comportamenti compulsivi di controllo e di pulizia si sono riscontrate nella condizione in cui era stata indotta una emozione di colpa deontologica rispetto alla condizione di colpa altruistica.
I risultati – sebbene siano ottenuti da un campione non clinico- possono quindi contribuire e arricchire i modelli teorici del disturbo ossessivo compulsivo.
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BIBLIOGRAFIA:
- D’Olimpio, F., & Mancini, F. (2014). Role of deontological guilt in obsessive-compulsive disorder-like checking and washing behaviors. Clinical Psychological Science.DOI:10.1177/2167702614529549