Quel feeling che lega e mantiene salda la coppia dovrebbe essere alla base della solidità. Allora nasce la questione: come è possibile portare avanti relazioni che non funzionano?
Persone sposate, o in relazione da molto tempo, pare siano apparentemente compatibili su molte cose, ma non riescono a diventare veramente intimi. In sostanza, condividono la quotidianità, ma nulla di realmente privato che possa portarli alla vera conoscenza e confidenza con il partner. Eppure tante coppie, costituite da partner non totalmente simili, portano avanti la relazione per anni, ma ad un certo punto scoppiano e divorziano.
E’ logico che col tempo, attraverso la conoscenza si scoprano molte cose dell’altro, ma quel feeling che lega e mantiene salda la coppia dovrebbe essere alla base della solidità. Allora nasce la questione: come è possibile portare avanti relazioni che non funzionano?
Gli psicologici sono molto interessati all’argomento, ma spesse volte si concentrano su cosa determini la scelta di una persona, senza andare ad identificare quali siano le variabili che portano ad avere una buona relazione duratura. Avere partner ricchi, belli, forti, eleganti, etc., tutte caratteristiche che nel tempo possono sparire o mutare e per questo se si costruisse una relazione sulla base di queste qualità è possibile possa non resistere a lungo.
Allora, perché avvengono queste scelte? Un team di ricercatori dell’Università di Toronto offre una nuova chiave di lettura su cosa determini le scelte nelle relazioni affettive. Secondo la ricercatrice Samantha Joel e i suoi colleghi, la mente umana ha tendenze prosociali e automatiche forti determinate dalla credenza che non è piacevole infliggere dolore sociale. Per questo si tende ad essere gentili con l’altro per non causargli dolore e sofferenza, e questa cosa porta a mantenere le relazioni anche con partner non compatibili. Di conseguenza rifiutare qualcuno diventa più facile a dirsi che a farsi, almeno questa è la teoria cui sono giunti gli scienziati di Toronto.
Vediamo da dove sono partiti. I ricercatori del gruppo di Joel hanno reclutato giovani uomini e donne soli ma interessati a conoscere e uscire con qualcuno. Così è stato creato un sito per appuntamenti con foto di gente non molto attraente. Dopo aver effettuato la loro scelta, i partecipanti, hanno fissato un appuntamento con la persona designata. Ma qui arriva la parte più importante dell’esperimento: ad alcuni dei partecipanti era detto che la persona scelta era nello stesso posto nel quale si trovavano loro ed era disponibile immediatamente ad un incontro, ad altri invece che dovevano solo immaginare cose poteva accadere con questa persona. E cosa è successo?
Quando si trattava di una persona più prossima fisicamente tendevano a considerarla più attraente di quanto non lo fosse, e quando veniva loro chiesto come mai avveniva questa cosa rispondevano di essere preoccupati della reazione emotiva avuta dall’altro nel caso avessero deciso di non incontrarlo. Tendevano, insomma, ad essere più gentili e disponibili!
Beh, è incoraggiante che le persone siano mosse da una così forte empatia e disponibilità, ma cosa succede se sulla scia di queste emozioni si costruiscono relazioni infelici? Non è chiaro da questi studi fino a che punto la gente sarebbe disposta ad accondiscendere l’altro. E’ plausibile che col crescere dell’empatia si investa di più in un rapporto, tanto meno si vuole danneggiare il partner e per questo aumentino le probabilità di rimanere insieme. E poi, cosa potrebbe accadere?
Ai posteri l’ardua sentenza, ma una cosa è certa: la gentilezza non paga nelle relazioni d’amore! O meglio, potrebbe portare a pagare l’avvocato divorzista!
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BIBLIOGRAFIA:
- Joel, S., Tepper, R., & MacDonald, G. (in press). People overestimate their willingness to reject potential romantic partners by overlooking their concern for others. Psychological Science