Recenti studi hanno ripreso le teorie del feedback facciale e hanno dimostrato che il semplice fatto di muovere i muscoli solitamente coinvolti nel sorriso in qualche misura manderebbe al cervello segnali tali per cui ci si sentirebbe poi lievemente più felici e meno stressati.
Dalle fila dell’embodied cognition si è sempre più sottolineato l’aspetto dello stretto legame tra mente-corpo, tra corpo-cognizione e il ruolo dei feedback che dal corpo ritornano alla mente in un intreccio di influenze e interdipendenze reciproche (Barsalou, 2008).
Recenti studi hanno ripreso la più datata via delle teorie del feedback facciale e hanno dimostrato che il semplice fatto di muovere i muscoli solitamente coinvolti nel sorriso (in particolare il sorriso non-Duchenne, cioè quelli legati alla bocca e alle guance) in qualche misura manderebbe al cervello segnali tali per cui ci si sentirebbe poi lievemente più felici e meno stressati.
In un classico e famoso esperimento ai partecipanti veniva chiesto di tenere un bastoncino tra i denti (imponendo dunque il movimento dei muscoli attorno alla bocca in forma di sorriso): rispetto ai soggetti di controllo, i partecipanti in questa condizione reggevano meglio lo stress durante uno specifico task sperimentale stressante. Cosi come, in un altro studio simile, soggetti che riproducevano i movimenti muscolari del sorriso tenendo una penna tra i denti valutavano come più divertenti la visione di alcuni cartoni animati.
Spostandosi dalle espressioni facciali agli aspetti gestuali e posturali, anche tenere specifiche posture può regalarci una sensazione di forza e di self-efficacy. Ad esempio, alcune ricerche suggeriscono che assumere una postura che implica l’apertura delle braccia e il mantenimento di una posizione corporea eretta e aperta, può favorire sensazioni di forza, energia e portare le persone ad assumere più rischi durante i processi decisionali.
In particolare in uno studio del 2010 (Carney, Cuddy, & Yap, 2010) alcuni soggetti hanno mantenuto per alcuni minuti una postura seduta eretta con mani dietro la nuca oppure con braccia aperte sulla scrivania (high-power postures), mentre altri tenevano le mani tra le cosce accavallate (low-power postures): non soltanto i soggetti nella condizioni high-power postures riportavano una maggiore sensazione di forza ed energia, ma si sono rilevate differenze significative anche chimicamente nei livelli ormonali, con aumenti del testosterone e diminuzione del cortisolo rispetto ai soggetti che avevano assunto posture low-power.
Dunque, a livello applicativo possono essere mutuate delle modalità esperienziali che sfruttino tale via retroattiva dal corpo alla mente per favorire la regolazione delle emozioni e la gestione dello stress.
ARTICOLO CONSIGLIATO:
Enclothed Cognition: Come i vestiti influenzano i nostri pensieri.
TED VIDEO: Amy Cuddy: Your body language shapes who you are
License: Creative Commons – Translated by Anna Cristiana MinoliReviewed by Alessandra Agliata
BIOGRAFIA:
- Anolli, L. (2002). Le emozioni. Milano, Unicopli. ACQUISTA
- Barsalou LW. Grounded cognition. Annual Review of Psychology. 2008;59:617-645.
- Carney, D., Cuddy, A. J. C., & Yap, A. (2010). Power posing: Brief nonverbal displays affect neuroendocrine levels and risk tolerance. Psychological Science, 21, 1363-1368 DOWNLOAD
RISORSE: