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Alcool – Bevitori solitari in adolescenza più a rischio di alcolismo

Alcool e Adolescenti - I bevitori solitari utilizzano l'alcol come forma di automedicazione e di gestione di stati emotivi negativi.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 05 Dic. 2013

Aggiornato il 09 Giu. 2017 13:38

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Alcool e Adolescenti – I bevitori solitari utilizzano l’alcol come forma di automedicazione e di gestione di stati emotivi negativi.

Come comincia la strada dell’alcolismo? Negli incontri degli AA si parla tanto di come sono stati i primi approcci con l’alcol e si scopre che molti alcolisti iniziano già nell’adolescenza a bere, per scopi sociali, per sentirsi simili ai coetanei, per vincere la timidezza, per sentire un maggiore senso di adeguatezza nel gruppo. Per alcuni però il bere non è mai stato un rito collettivo, ma hanno cominciato in modo solitario, senza il piacere della socialità.

Kasey Creswell, psicologa ricercatrice della Carnegie Mellon University si è interessata ai giovani bevitori solitari perchè, pur essendo più rari di quelli sociali, hanno un maggiore rischio di diventare alcolisti superato il periodo adolescenziale.

Cosa spinge questi adolescenti a bere da soli? Bere da soli induce a bere sempre di più o è il bere tanto che induce l’isolamento? E che funzione ha bere da soli?

L’ipotesi della Creswell è che i bevitori solitari utilizzino l’alcol come forma di automedicazione e di gestione di stati emotivi negativi.

Per testare questa ipotesi ha condotto uno studio longitudinale, il primo del suo genere, e ha seguito un ampio campione di bevitori adolescenti fino al raggiungimento dell’età adulta (709 adolescenti tra i 12/18 anni, seguiti fino ai 25) . Alcuni dei ragazzi si trovavano in strutture di riabilitazione, altri no, e questo le ha permesso di osservare un campione eterogeneo sia nei comportamenti di consumo di alcol che nei percorsi personali.

Nel corso del tempo il team della Creswell ha monitorato la frequenza del consumo di alcol e la frequenza del bere sociale e/o solitario; per ogni episodio di consumo eccessivo di alcol veniva indagato il contesto in cui si era verificato e quali situazioni avevano preceduto l’episodio (ad esempio un litigio con un amico o un festeggiamento per qualcosa di bello). l’ultima tappa dello studio è stata ovviamente la valutazione di chi tra tutti i giovani osservati ha sviluppato una dipendenza dall’alcol.

Circa il 60 per cento dei soggetti osservati non ha mai bevuto da solo ma sempre in contesti sociali; tuttavia ben 4 adolescenti su 10 ha bevuto da solo, almeno in alcune occasioni. Questo dato è stato più alto delle stime attese, inoltre la percentuale di bevitori solitari era più alta tra quegli adolescenti che mostravano sintomi di abuso di alcol, infatti i bevitori solitari bevono più spesso e di più degli altri adolescenti, oltre ad avere cominciato prima.

L’elemento più interessante dell’indagine della Creswell ha a che fare con i contesti nei quali gli adolescenti bevono, emerge infatti che gli adolescenti che tendono a bere da soli lo fanno quando sono in situazioni spiacevoli, suggerendo che il consumo massiccio di alcol abbia una funzione di automedicamento, cioè sia una sorta di coping nella difficile gestione di sentimenti negativi.

Gli adolescenti che bevono da soli hanno anche molte più probabilità di sviluppare problemi alcol-correlati tra cui la dipendenza dall’alcol, già a 25 anni.

LEGGI:

ALCOOLADOLESCENTIDIPENDENZE

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Creswell, K.G., Chung, T., Clark, D.B., & Martin, C.S. (under review).  Solitary drinking increases adolescents’ risk for alcohol use disorders in young adulthood.  Clinical Psychological Science

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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