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I monologhi e la fiducia nell’altro – Psicologia del Lavoro

Al crescere della fiducia reciproca, vi sarebbero meno “monologhi” e un maggior numero di scambi ripetuti, reciproci e di minore durata.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 21 Nov. 2013

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Al crescere della fiducia reciproca, vi sarebbero meno “monologhi”- o lunghi interventi di un singolo, e un maggior numero di scambi ripetuti, reciproci e di minore durata. 

Secondo un nuovo studio olandese dall’analisi della conversazione all’interno di meeting e riunioni tra diverse parti sarebbe possibile avere degli indicatori relativi all’accrescimento della fiducia.

La frequenza e la lunghezza degli interventi conversazionali dei diversi interlocutori all’interno di riunioni o incontri possono dare indicazioni rispetto alle relazioni in gioco. 

I ricercatori hanno analizzato le audioregistrazioni degli scambi conversazionali all’interno di riunioni di due board per la durata di un anno, monitorando anche per lo stesso periodo di tempo il livello di coooperazione e di fiducia reciproca. Dai risultati della ricerca è emerso che l’aumento della fiducia tra i collaboratori sarebbe correlata a una maggior frequenza degli scambi conversazionali di una breve durata: cioè a dire al crescere della fiducia reciproca, vi sarebbero meno “monologhi”- o lunghi interventi di un singolo, e un maggior numero di scambi ripetuti, reciproci e di minore durata. 

Il numero medio di scambio di turni per minuto è aumentato del 27% in corrispondenza di una maggior quota di fiducia reciproca. Similmente anche il numero di diversi parlanti attivi per misuto aumenta proporzionalmente, mentre cala drasticamente la frequenza dei monologhi della durata superiore al minuto. Quindi, il monologo sarebbe nemico dell’accrescimento della reciproca fiducia tra le parti.

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LINGUAGGIO & COMUNICAZIONE – STILI COMUNICATIVI – PSICOLOGIA DEL LAVORO

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Redattrice di State of Mind

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