Firenze, domenica pomeriggio, a chiusura di quattro giorni di Training, quattro giorni davvero intensi, quattro giorni davvero emozionanti. I primi passi, primi passi di danza nella cornice della EFT (Emotionally Focused Therapy).
Il processo terapeutico, le relazioni tra i partner intese come una danza un passo a due, una sintonia e un equilibrio nel fidarsi e nell’affidarsi all’altro e l’improvvisazione emotiva questo il filo rosso di questi giorni. Così proprio prima di andare via con tante emozioni nella pancia e pensieri nella testa abbiamo la possibilità di fare qualche domanda a Sue Johnson, che con tanta forza chiarezza e calore ha condotto in questi giorni il Training.
SoM: Quali sono secondo lei i punti di forza e le eventuali criticità dell’Emotional Focus Therapy
SJ: Il cuore della EFT è centrato sulla scienza dell’amore e delle connessioni. È l’unico intervento terapeutico nel lavoro con le coppie che si basa sulla scienza di come creiamo i legami, di come i legami si possano anche spezzare, ma soprattutto di come possiamo ripararli. Aiutiamo le persone a comprendere i loro bisogni e i loro timori d’attaccamento e li aiutiamo a imparare a parlare di questi in modo semplice e chiaro. Cerchiamo di insegnare loro un modo di danzare che attragga i partner l’uno verso l’altro e permetta ai partner di rispondersi in modo più accogliente ed empatico. Quello che facciamo è aiutare le persone a creare quelle che denominiamo le “Conversazioni dello Stringimi Forte”.
La ricerca negli ultimi anni ha evidenziato degli ottimi risultati nei trattamenti EFT e in particolare si riscontrano esiti terapeutici migliori di qualsiasi altra terapia di coppia nel mondo.
SoM: In quale modo questo modello può aiutare un terapeuta nel muoversi guidando la danza di una coppia? Quali sono gli strumenti?
SJ: Il modello fornisce al terapeuta una mappa per poter capire veramente il dramma in corso, fornisce le giusti lenti, alle volte neppure la stessa coppia riesce a comprendere la natura e l’origine del dramma che l’avvolge.
Le persone quando vengono da noi spesso ci dicono “Non capisco perchè mi arrabbio così tanto” e allora è li che il modello aiuta il terapeuta a capire che cosa non va in quella danza. Le risposte emotive alle volte molto forti “supportano” il terapeuta nel dare un senso, una cornice al vissuto dei partner. Il terapeuta vede e da voce ai bisogni non accolti e seguendo la mappa attraverso una modalità sistematica lavora nel processo relazionale, lavora per modificare le conversazioni interne alla coppia in modo che le persone si sentano più al sicuro all’interno della propria relazione. Quindi grazie al modello il terapeuta ha una mappa chiara in modo che sia possibile per lui capire al meglio come modellare le dinamiche relazioni all’interno della coppia dando così alle persone ciò di cui hanno maggiormente bisogno: una vita piena d’amore.
SoM: che cosa secondo lei si portano a casa i pazienti dopo un percorso terapeutico EF?
SJ: Dopo un percorso fatto da un terapeuta EFT le persone comprendono i propri bisogni: bisogno di conforto, rassicurazione, accudimento e vicinanza. Arrivano a sentire l’impatto che hanno sul partner, un impatto alle volte positivo e altre volte negativo.
Cominciano a capire perché quando il partner diventa “all’improvviso” muto e non dice più nulla provano così tanta tristezza, ma soprattutto capiscono in che modo le loro emozioni hanno un senso e sono preziosi indicatori della danza della coppia. Imparano come possono allungare una mano verso il partner quando il partner ne ha bisogno e avvicinarlo a sè e quando sono in grado di farlo la relazione diventa sempre più forte e più intima.
Lascio Firenze arricchita, tante le emozioni sentite: è bello vedere qualcuno che in terapia danza con le coppie.