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Recensione: Telfener (2011). Apprendere i Contesti. Raffaello Cortina

Telfener (2011). Apprendere i Contesti: Libri in cui un professionista in nuovi contesti di lavoro può trarre riflessioni innovative e indispensabili.

Di Redazione

Pubblicato il 13 Mar. 2013

di Lara Grotto, Psicologa Clinica Sistemica

U. Telfener (2011). Apprendere i contesti. Strategie per inserirsi in nuovi ambiti di lavoro. Milano: Raffaello Cortina.

 

Telfener (2011). Apprendere i contesti. Raffaello Cortina

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Apprendere i contesti è uno dei libri da cui qualunque professionista che si sperimenti in nuovi contesti di tirocinio o di lavoro può trarre riflessioni non solo innovative ma indispensabili nell’odierno scenario di molteplici ambiti in cui si cerca di inserirsi e trovare una propria collocazione. L’autrice non si rivolge solamente alla categoria degli “psi”, bensì a tutte quelle professioni che rientrano nel settore sociale, come ad esempio assistenti sociali, operatori socio-sanitari, medici. E’ dedicato anche a coloro che, pur essendo già inseriti da tempo nel mondo del lavoro, vogliono riflettere sul significato del loro operare.

La struttura del libro, diviso in tre parti, alterna teoria e pratica in una danza continua; ogni concetto espresso viene chiarito anche attraverso esempi concreti che raccontano molteplici esperienze lavorative e formative di cui l’autrice e suoi collaboratori e collaboratrici sono stati protagonisti.

La prima parte del libro riprende molti concetti cardine della teoria sistemica, in particolar modo, di come in quest’ottica si definisce, s’identifica e si osserva un sistema. La seconda e la terza parte del libro, presentano rispettivamente una raccolta di testimonianze di professionisti entrati nei diversi contesti: dalla scuola, al mondo della cooperazione internazionale, dalle cooperative del privato sociale al Servizio Pubblico. Vengono evidenziate le peculiarità, le difficoltà, i successi e i fallimenti nell’entrare e far parte di nuove realtà lavorative: una ricerca minuziosa, attenta e rigorosa, curata con entusiasmo e nel rispetto delle storie altrui. A concludere, vengono esposti un mansionario delle leggi vigenti in Italia che regolano il mondo delle professioni del Questa opera, Apprendere i Contesti rappresenta una sorta di “pragmatica dei contesti”.

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Alcuni tra i concetti basilari esaminati sono l’importanza del sapersi muovere all’interno di un contesto. “[…] entrare in un contesto e  muoversi in maniera corretta è un’operazione clinica tra le più sofisticate e importanti. Gli interventi sono fatti di azioni mirate ad avere un effetto, di movimenti di coordinazione della coordinazione tra persone e idee, di analisi del contesto e dei sottosistemi coinvolti”. Per fare ciò bisogna considerare le proprie “griglie di lettura” e quelle che si sviluppano nell’incontro di un nuovo contesto. Le operazioni mentali devono, per essere efficaci, muoversi a un secondo livello, la riflessione sulle proprie riflessioni. La posizione che si assume in Apprendere i Contesti, di conseguenza, è un punto di partenza fondamentale. Il sapere di non sapere una scelta esplicita. Questa posizione, umile e  professionale allo stesso tempo, è la conditio sine qua non per poter poi iniziare a “danzare” e , quindi, a muoversi all’interno del sistema con le altre professioni. Ed è solo “la consapevolezza della propria ignoranza a permettere di prendere coscienza dei propri limiti”.

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Una delle idee che più di tutte fa sì che questa sia un’opera fondamentale per chi è interessato all’agire nella complessità è la sfida che l’autrice lancia a tutti i terapeuti. La scommessa è quella di considerare la psicoterapia non più come strumento principe della psicologia clinica, ma come una tra le tecniche a disposizione dello psicologo, il quale è invitato a “pensare ad alternative”. Ciò che un clinico dovrebbe fare è agire “fuori dalle quattro mura del suo studio e sporcarsi le mani intervenendo in maniere differenti dalla psicoterapia”.

 Il fine, pertanto, è quello di riuscire a realizzare interventi di primo livello. Lavorare a un primo livello implica rispettare la complessità, fare rete, ovvero, mettersi in connessione con gli attori di tutto il contesto che sarà, di conseguenza, “vissuto come significante”. Ciò evidenzia l’assoluta importanza di riuscire a coordinarsi all’interno di una cornice disegnata dalle “risorse insite nelle persone, nei contesti oltre che nel sociale più allargato”. Ecco cosa intende l’autrice con la metafora di “danzare assieme”.  Ogni movimento è in sintonia con le proprie e le altrui professionalità.

 

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La sensazione che si prova nel corso della lettura è quella di essere accompagnati dall’autrice che, con maestria e rigorosa eleganza, ha raggiunto l’intento di trasmettere l’idea di nuove e possibili scelte e di “aiutare a osservarsi, muoversi, ed evolversi con consapevolezza” all’interno di nuovi contesti.

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