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Recensione: Curare Ridendo di Bernhard Trenkle

"Curare Ridendo" di Bernhard Trenkle - Caro terapeuta hai mai pensato a come, a volte, sarebbe meglio non prenderti troppo sul serio?

Di Emma Fadda

Pubblicato il 08 Gen. 2013

Aggiornato il 23 Set. 2013 12:52

di Emma Fadda

Recensione: Curare Ridendo di Bernhard Trenkle.
Bernhard Trenkle (2009). Curare Ridendo. Roma: Alpes.

 

Recensione di “Curare Ridendo” di Bernhard Trenkle – Caro terapeuta hai mai pensato a come, a volte, sarebbe meglio non prenderti troppo sul serio?

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“Ogni sublime umorismo comincia con la rinuncia dell’uomo a prendere troppo sul serio la propria persona”. Questa celebre frase di Hermann Hesse calza a pennello con il messaggio che Bernhard Trenkle, psicoterapeuta tedesco, tenta di mandare nel suo testo “Curare Ridendo”, una raccolta di barzellette e aneddoti di satira internazionale che l’autore propone in un’opera di ben 3 volumi, di cui quello disponibile in Italia rappresenta la traduzione del primo (che ha venduto solo 35.000 copie nella sua versione tedesca!).

La domanda è semplice: possono la comicità e il senso dell’umorismo essere utilizzati in psicoterapia? Potremmo aggiungere: possono essi avere una funzione terapeutica, di promozione del cambiamento? Bernhard Trenkle ne è convinto, e ci propone un nuovo modo di pensare al significato della comicità e della barzelletta dentro la stanza del colloquio, durante la psicoterapia con i nostri pazienti.

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La risata è prima di tutto proposta come uno strumento che ci fa sembrare “reali”, che sa dare alla dinamica del colloquio, soprattutto in alcuni momenti visibilmente di disagio ed imbarazzo per il nostro paziente (e non di meno per noi), o in quelli più dolorosi e difficili da condividere, l’idea che “possiamo riderci su”, che possiamo alleggerirli, che ci possiamo avvicinare ad essi sollevandoci dal peso di doverci mantenere seri nel dirli perché non essere seri toglie valore alle cose. La risata è la distanza più corta tra le persone, ci consente di condividere, di sentirci con l’altro sulla stessa lunghezza d’onda, in fin dei conti, può aiutare (con la debita attenzione nel suo utilizzo) a coltivare quella famosa alleanza terapeutica che, come tutti noi terapeuti sappiamo, rappresenta uno dei fattori più rilevanti di buona riuscita della terapia. Come sottolinea l’autore, l’uso della battuta e del comico in generale nel setting clinico aiuta il buon terapeuta ad apparire meno serioso, fatto questo estremamente comune (soprattutto tra i colleghi di formazione analitica) che rischia di far dimenticare che se una faccia della sofferenza umana è costituita dal dolore e da quel quid di drammaticità, l’altra parte porta con sé un non so che di comico, che ha a che fare con tutti quegli aspetti di grandiosità ed esagerazione irrealistica che i nostri pazienti spesso attribuiscono ai significati che danno ai loro problemi.

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La risata in terapia può anche avere una funzione di per sé terapeutica: essa veicola una sorta di intensa (anche se apparente) caduta della tensione, un momento di rilassamento, un momento di pausa. Un’interruzione che però favorisce lo spostamento della tensione dalla relazione al sé più vulnerabile. Questo spostamento, spesso segnalato da un momento di vera e propria pausa, di silenzio nella conversazione può essere di grande utilità nel favorire la riflessione su di sé da parte del paziente, il raggiungimento di una nuova consapevolezza emotiva o di nuovi interrogativi. Tutti questi mutamenti non possono non essere considerati segnali di un movimento, di uno spostamento di prospettiva, di un cambiamento, nella misura in cui producono qualcosa di nuovo che può divenire nuovamente oggetto di conversazione e di lavoro clinico.

 Non solo, ma la barzelletta e le storielle raccontate ai nostri pazienti con debita scelta da parte del terapeuta del momento del colloquio e del processo terapeutico, possono essere molto utili al fine di favorire la comprensione di quei concetti, di quei fenomeni clinici, di quelle tecniche e di quei passaggi terapeutici chiave che spesso risultano a dir poco ostici e irreali ai pazienti, troppo distanti e slegati dalla loro esperienza emotiva così intensa e vera, perché sperimentata quotidianamente.  L’autore ci offre quindi una serie di brevi racconti e freddure che ci parlano di allucinazioni, di associazioni guidate ed ipnosi, di cognizioni e auto-verbalizzazioni, di stili comunicativi disfunzionali, di condizionamento e di dissociazione e spostamento come tecniche di controllo del dolore, di sistemi di credenze e visioni del mondo rigide, di specifiche tecniche terapeutiche, di cambiamento e molto altro ancora.

Ci facciamo una risata? Non saprei, è pur sempre una terapia. - Immagine: © Yuri Arcurs - Fotolia.com -
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Tutto ha una chiave di accesso più semplice, direttamente accessibile, di facile intuizione sia per i pazienti che per i terapeuti che provengono da diversi orientamenti teorici. Il tutto accompagnato e arricchito da pertinenti e divertenti illustrazioni, a cura di Lorenzo Recanatini.

Se questi sono solo alcuni dei vantaggi che l’uso della comicità in terapia porta con sé non ne vanno dimenticati i rischi, come ben viene riassunto nella frase di Gino Bramieri nella prefazione del testo a cura di Camillo Loriedo: “il problema di raccontare una bella barzelletta è che inevitabilmente ne fa venire in mente una orribile a chi l’ascolta”.

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Resta, comunque, il fatto che Curare Ridendo rappresenta un buon spunto di riflessione per tutti quei clinici un po’ più “ingessati”, per quelli più “scettici” e per coloro che sono semplicemente curiosi di avvicinarsi ad una dimensione in cui terapia e comicità possono integrarsi, e dove la risata può essere utilizzata al servizio del percorso di guarigione. Il testo inoltre, per la sua brevità e scorrevolezza, è indicato anche per tutti i non clinici, che hanno la curiosità di avvicinarsi a dei concetti, anche complessi, del mondo psicologico con leggerezza e semplicità.

Un testo per ricordarci e farci riflettere su quanto è vero, in fin dei conti, come dice Pablo Neruda, che “ridere è il linguaggio dell’anima”.

 

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Le illustrazioni del libro sono opera di Lorenzo Recanatini. il libro è edito da Alpes

 

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Emma Fadda
Emma Fadda

Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, PhD presso l'Università Vita-Salute San Raffaele

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