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Nei casi in cui entrambi i partners avevano un’occupazione la violenza domestica è risultata raddoppiata rispetto a quando era solo il partner maschile ad avere un impiego.
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La violenza domestica ha il doppio delle probabilità di verificarsi in nuclei familiari in cui entrambi i partners lavorano, rispetto a quando lavora solo un partner. È quanto emerso da un recente studio condotto alla Sam Houston State University.
Lo studio, condotto da Cortney A. Franklin e Tasha A. Menaker e sostenuto dal Crime Victims’ Institute, è partito dall’ipotesi che la violenza domestica e la vittimizzazione potessero essere correlate a differenze nel livello di istruzione e status lavorativo tra i partners.
Invece da quanto emerso in questo studio le differenze nei livelli di istruzione sembrano avere poca influenza sulla violenza domestica, mentre è la variabile lavoro a risultare significativa: infatti nei casi in cui entrambi i partners avevano un’occupazione la violenza domestica è risultata raddoppiata rispetto a quando era solo il partner maschile ad avere un impiego.
Lo studio si è basato su interviste telefoniche fatte a un campione di 303 donne con un età compresa tra i 18 e 81 anni e sentimentalmente impegnate con un uomo: il 67 per cento di loro ha riferito una qualche forma di vittimizzazione fisica o psicologica da parte del partner durante i due anni precedenti; gli atti violenti si riferivano al lancio di oggetti, spinte e spintoni, essere afferrate, colpite, prese a calci o a morsi e l’essere state minacciate con una pistola o un coltello.
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L’ipotesi dei ricercatori è che l’occupazione lavorativa femminile può rappresentare una sfida all’autorità e al potere maschile all’interno del rapporto di coppia.
Quando le donne sono costrette a casa nel ruolo di casalinghe, non godono dei contatti con colleghi di lavoro, di un salario proprio, del prestigio legato ad alcune posizioni lavorative e quindi più in generale di risorse che possono metterle in una posizione di autonomia e potere individuale all’interno della coppia;la condizione di dipendenza economica invece valorizza il partner lavoratore all’interno della coppia, valore che rischia di essere messo in crisi nei casi in cui questa dipendenza economica e sociale non esiste perchè anche la donna lavora.
Altri fattori che possono contribuire alle dinamiche di vittimizzazione sono lo stress relazionale e l’essere stati testimoni di atti di violenza domestica nell’infanzia.
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Infine, lo studio ha trovato che le donne ispaniche avevano significativamente meno probabilità rispetto alle donne caucasiche di denunciare la violenza domestica e che le donne anziane di tutte le etnie avevano meno probabilità di essere vittimizzate rispetto a quelle più giovani.
A seguito di questi risultati, Franklin e Menaker raccomandano che chi si occupa professionalmente delle vittime di violenza domestica impari strategie specifiche per affrontare i fattori di rischio e le differenze culturali. In particolare le giovani che sono state testimoni di violenza domestica nell’infanzia dovrebbero essere aiutare con dei programmi ad hoc che le aiutino a sviluppare strategie efficaci di risoluzione dei conflitti che insorgono nelle relazioni di coppia.
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BIBLIOGRAFIA: