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Senso di Umiliazione: Cosa Comporta?

L’ umiliazione è risultata associata a bassi livelli di colpa e alti livelli di offesa e alti livelli di impotenza e che è causa di inerzia.

Di Marianna Palermo

Pubblicato il 24 Ott. 2012

Aggiornato il 05 Nov. 2012 11:59

FLASH NEWS 

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Tra le emozioni della rabbia, della tristezza, della vergogna e dell’umiliazione quest’ultima è sicuramente quella che chiunque non vorrebbe mai provare, ma quali sono le caratteristiche emotive dell’umiliazione, che effetti ha questa esperienza sulle relazioni sociali e che cosa distingue l’umiliazione dalla rabbia e dalla vergogna?

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Per dare una risposta a questi quesiti è stato condotto uno studio da Leidner, Sheickh e Ginges che si propone di investigare le esperienze di umiliazione, rabbia e vergogna in un contesto intergruppale e di valutare se questi stati emozionali siano associati alle sensazioni di offesa (rabbia provocata dalla percezione di una violazione di uno standard personale o universale), colpa (sensazione di essere responsabili di un evento) e impotenza (mancanza delle abilità necessarie per fronteggiare un problema). 

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Gli autori hanno definito 3 ipotesi: 

1) l’umiliazione è sicuramente uno stato emotivo simile alla vergogna, in quanto sono entrambe emozioni sociali che coinvolgono la sensazione di sentirsi inferiori rispetto agli altri; tuttavia, solitamente, la vergogna si associa ad una sensazione di meritarsi quello stato emotivo, mentre nel caso dell’umiliazione, si pensa di non meritare ciò e questo ci porta a supporre che l’umiliazione si accompagni meno alla sensazione di colpa, rispetto alla vergogna

2) un’altra differenza tra l’umiliazione e la vergogna riguarda gli aspetti situazionali: mentre la vergogna si può provare sia in situazioni pubbliche che private, l’umiliazione può essere esperita solo in situazioni pubbliche in cui è presente un pubblico e un’asimmetria di potere tra chi umilia e chi viene umiliato; questa considerazione ci induce a supporre che l’umiliazione sia caratterizzata da una sensazione maggiore di impotenza e di inferiorità rispetto alla vergogna

3) la terza ipotesi riguarda le differenze tra umiliazione e rabbia: sia la rabbia che l’umiliazione sono esperite quando riceviamo delle azioni ingiuste da parte di altri; tuttavia, si suppone che nel momento in cui si è umiliati ci si senta inferiori e impotenti e questo ci porterebbe a preferire l’inerzia al confronto, cosa che invece non accadrebbe quando si è arrabbiati. 

Allo studio hanno partecipato 213 soggetti di età compresa tra i 19 e i 63 anni, appartenenti a differenti etnie e minoranze sociali ed essi sono stati assegnati, in modo random, ad una delle 3 condizioni: rabbia, vergogna e umiliazione. Ai partecipanti è stato chiesto di ricordare e di descrivere una situazione emblematica, in cui si sono sentiti umiliati o arrabbiati o si sono vergognati per qualcosa. Successivamente è stato chiesto loro di descrivere le loro sensazioni ed emozioni, scegliendo tra alcune parole che consentivano agli autori di cogliere le sensazioni di colpa, offesa e impotenza. 

I risultati hanno messo in evidenza una chiara sovrapposizione tra l’umiliazione, la vergogna e la rabbia; tuttavia, si tratta di emozioni differenti. L’umiliazione è risultata associata a bassi livelli di colpa e alti livelli di offesa (come nel caso della rabbia, ma a differenza della vergogna) e alti livelli di impotenza (come accade per la vergogna, ma non per la rabbia): dunque, in caso di umiliazione, non ci si sente in colpa per l’accaduto, ma ci si sente offesi, inferiori ed impotenti rispetto agli altri. Inoltre, i risultati dello studio hanno confermato che l’umiliazione è spesso causa di inerzia; dunque, non genera né comportamenti antisociali (violenza) né prosociali (riconciliazione).

Ma come si gestisce, di solito, l’umiliazione e perché spesso i ricordi di questi eventi restano impressi nella memoria? La ricerca futura potrebbe dare una risposta a questi interrogativi. 

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Marianna Palermo
Marianna Palermo

Dottoressa in Psicologia Clinica

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