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Psicologia Crossculturale: le Espressioni Facciali non sono universali

Per oltre un secolo si è creduto che tutti gli esseri umani esprimono le emozioni di base con le stesse espressioni facciali.E' davvero così?

Di Ursula Catenazzi, Sara Della Morte, Giuseppina Di Carlo

Pubblicato il 01 Giu. 2012

Aggiornato il 02 Ago. 2012 12:50

 

L’infelicità è nell’occhio dello spettatore. - Immagine: © Delphimages - Fotolia.com.Un sorriso e un cipiglio significano la stessa cosa ovunque, o almeno così dicono molti antropologi e psicologi evolutivi, che per oltre un secolo hanno sostenuto che tutti gli esseri umani esprimono le emozioni di base allo stesso modo. Ma sarà davvero così?

Un nuovo studio della percezione delle persone di facce generate al computer suggerisce che le espressioni facciali non possono essere universali e che la nostra cultura modella fortemente il nostro modo di leggere ed esprimere le emozioni.

L’ipotesi che le espressioni facciali trasmettano lo stesso significato nel mondo ci riporta a Charles Darwin. Il famoso naturalista identificò sei stati emozionali di base: la felicità, sorpresa, paura, disgusto, rabbia e tristezza. Questo suo studio fu poi ripreso e rielaborato scientificamente dal prof. Paul Ekman.

Questa la base del ragionamento di Darwin: se le espressioni facciali sono tratti culturali, tramandati attraverso le generazioni per imitazione, il loro significato nel mondo sarebbe oggi divergente. Un sorriso sarebbe il segnale di felicità per alcuni e disgusto per gli altri. Ma non è quello che ha trovato, in base alla sua corrispondenza con i ricercatori di tutto il mondo utilizzando le foto delle varie espressioni facciali. Quindi Darwin ha concluso che gli antenati comuni di tutti gli esseri umani viventi hanno avuto le stesse emozioni di base, con le corrispondenti espressioni facciali come parte della nostra eredità genetica. Sorrisi e cipigli sono biologici, non culturali.

Oppure? Rachael Jack, una psicologa  dell’Università di Glasgow nel Regno Unito, dice che c’è un difetto fondamentale negli studi di espressione facciale condotti dai tempi di Darwin: i ricercatori hanno utilizzato le sei espressioni di base di Darwin come punto di partenza, ma bisogna tenere conto del fatto che queste espressioni sono stati identificate da scienziati europei occidentali studiando volti europei occidentali. Il fatto che soggetti non occidentali siano in grado di riconoscere le emozioni da fotografie di tali espressioni facciali è stata presa come supporto per l’ipotesi di universalità  (celando così un errore causato da un approccio eurocentrico). Ma cosa succede se le culture non occidentali hanno diverse espressioni di base che sottendono le loro emozioni? Tali espressioni possono essere simili a quelle degli occidentali, ma con sottili differenze che sono passate inosservati perché nessuno le ha indagate.

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Per testare la vera universalità delle sei categorie emozionali di Darwin, la dottoressa Jack e colleghi hanno usato un programma di computer per creare le facce virtuali con 4800 espressioni. Il programma genera le facce dalla contrazione virtuale di muscoli facciali, tirando gli angoli della bocca su o giù, allargando o restringendo gli occhi, e così via. La metà delle espressioni sono state mostrate su un volto occidentale caucasico e l’altra metà su un viso orientale.

Poi il team di Jack ha chiesto ai volontari di decidere quali emozioni i volti stavano esprimendo. I ricercatori hanno testato 15 immigrati asiatici, con un sondaggio per assicurarsi che avevano trascorso solo un minimo periodo di tempo in occidente. Hanno anche reclutato 15 occidentali caucasici come gruppo di controllo. Per ciascuno dei 4800 volti, i soggetti potevano scegliere una delle sei categorie emozionali di base di Darwin e il livello di l’intensità dell’espressione su una scala a cinque punti. Se non percepivano una chiara espressione su un volto, i soggetti potevano riferire, “Non lo so.” Se le emozioni fondamentali di Darwin sono universali, tutti i soggetti devono far corrispondere le stesse facce con le stesse emozioni.

Non è quello che il team di ricerca ha trovato. Per gli occidentale caucasici, le sei espressioni emozionali di base di Darwin corrispondono per tipo e intensità. Ma i soggetti asiatici non hanno visto le facce allo stesso modo : il team lo riporta oggi on-line nei Proceedings della National Academies of Science . Sorridere significava la stessa cosa per tutti, ma le risposte da parte dei soggetti asiatici non hanno formato categorie chiare, soprattutto per i volti che esprimevano sorpresa, paura, disgusto e rabbia.

I ricercatori concludono che gli occidentali caucasici utilizzano una serie distinta di muscoli facciali per esprimere le emozioni di base. Ogni cultura può avere espressioni fondamentali, ma non sono necessariamente condivise da altre culture. Per gli asiatici, Jack ipotizza che le espressioni facciali siano costruite da altre emozioni fondamentali, come “vergogna, orgoglio, o senso di colpa.”

Lo studio è “una forte sfida alla convinzione diffusa che certe espressioni emotive abbiano una base biologica “, spiega Lisa Feldman-Barrett, ricercatore della Northeastern University di Boston. “Questa convinzione sta facendo del male” dice “Per prima cosa, le difficoltà a riconoscere le espressioni facciali possono essere usate per diagnosticare le patologie psichiatriche. Inoltre, nei soli Stati Uniti, milioni di dollari ogni anno vengono spesi sull’applicazione della legge e la formazione alla sicurezza per ‘leggere’ l’emozione sui volti“. Ma se questi volti appartengono a persone di culture diverse, le loro emozioni e le intenzioni possono essere in qualche modo “illeggibili”.

 

 

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