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Recensione di La Svolta Relazionale di Lingiardi, Amadei, Caviglia e De Bei. Come cambia la Psicoanalisi

Lingiardi, Amadei, Caviglia e De Bei ci forniscono una panoramica di questa Svolta Relazionale in Psicoanalisi, sia in USA che in Italia.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 09 Mag. 2012

Aggiornato il 13 Mag. 2016 11:10

 

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Recensione di “La Svolta Relazionale” di Lingiardi, Amadei, Caviglia e De Bei. - Immagine: Raffaello Cortina EditoreIn psicoanalisi, per Svolta Relazionale si intende quel cambio di paradigma che descrive la psiche non più come un campo di pulsioni istintive da gestire, ma come un centro di bisogni, per lo più relazionali, da soddisfare.

La sofferenza psicologica non è più frutto di una mancata capacità di controllo e sublimazione di forze oscure, ma da una cosiddetta deprivazione emotiva, un mancato soddisfacimento che ha lasciato l’individuo debole e fragile e non ha permesso una crescita soddisfacente. Il paziente soffre non solo per questo mancato sostegno relazionale, ma anche a causa delle strategie surrogate che ha elaborato, strategie difensive che servono non tanto a trovare quel soddisfacimento emotivo in nuove relazioni adulte, quanto semmai a negarlo, attraverso stati narcisistici, paranoidei, dicotomici, ansiosi.

I legami con la teoria dell’attaccamento sono chiari. Anche John Bowlby non pensava più che lo sviluppo della psiche e delle sue deviazioni germogliasse da uno scontro tra Edipo e Laio, ma dall’accudimento sicuro e stabile, assicurato soprattutto dalla madre. Le conseguenze terapeutiche sono chiare. Non si tratta più di riprodurre in seduta le triangolazioni erotiche e conflittuali dell’Edipo, ma di vivere un relazione tra paziente e terapeuta meno tragica e più gentile e cortese.

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Per gli psicoanalisti di orientamento relazionale anche l’inconscio è un prodotto della relazione e rimanda costantemente alla relazione. Questa nuova concezione definisce l’inconscio in termini più funzionali e meno pulsionali, avvicinando la psicoanalisi alle concezioni cognitive. La mente non è più isolata ma intersoggettiva ed esiste solo nella relazione. il criterio operativo privilegiato diventa quello dell’intersoggettività che emerge nella relazione terapeutica.

Lingiardi, Amadei, Caviglia e De Bei ci forniscono una rassegna completa di questa svolta relazionale in psicoanalisi, parlando dello scenario sia statunitense che italiano. Gli autori descrivono la nascita della sensibilità relazionale (Ferenczi, Sullivan, Horney, Racker, Loewald, Gill, Kohut), l’elaborazione matura (Mitchell, Ghent, Bromberg, Fosshage), gli sviluppi recenti (Benjamin, Aron, Dimen, Harris, Beebe) e i contributi del gruppo italiano (Nebbiosi, Federici, Caviglia). Ci sono poi collegamenti con la teoria dell’attaccamento (Dazzi, De Bei), le scienze cognitive (Liotti), gli studi sull’adolescenza (Vanni) e la ricerca empirica (Lingiardi, De Bei). Infine c’è il confronto del modello relazionale con il modello psicoanalitico ortodosso (Moccia, Meterangelis) e con il modello junghiano (Giannoni).

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In conclusione, anche la psicoanalisi è tentata di sciogliersi nella relazione terapeutica. Tentazione che, paradossalmente, condivide con gli sviluppi più recenti della terapia cognitiva. Questa tentazione è uno sviluppo, ma anche un rischio. Il rischio è quello di rinunciare troppo radicalmente al concetto di scoperta della verità e soprattutto di scoperta dell’errore, errore che per la terapia cognitiva risiede nelle cognizioni distorte e irrazionali e che per la psicoanalisi risiede nella ripetizione coatta del fantasma rimosso per svanire nell’ermeneutica dei significati personali tutti egualmente veri e falsi, e distinguibili solo nei termini pragmatici della loro funzionalità.

È un rischio che uno psicoanalista ha ben descritto, descrivendo gli sviluppi recenti delle teorie psicanalitiche che hanno accentuato sempre più certe caratteristiche interpersonali come l’empatia, la relazione, l’interazione e l’intersoggettività (Landoni, 2007). Rinunciando alla sua aspirazione di esplorare il rimosso nell’inconscio la psicoanalisi si modernizza, ma in parte rischia di perdersi nell’indistinto della relazione. Un rischio che corre anche la terapia cognitiva.

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

  • V. Lingiardi, G. Amadei, G. Caviglia, F. De Bei (2011) (a cura di). La svolta relazionale. Itinerari italiani Milano, Raffaello Cortina ACQUISTA ONLINE
  • Landoni, G. (2007), “Modifica della domanda”. In Atti della Giornata di studio: “La psicanalisi nei disagi della civiltà”, Milano dicembre 2007, 
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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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