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Critica Psicoanalitica: Recensione di Perdere la Testa di Giuseppe Civitarese

Perdere la Testa, Abiezione, conflitto estetico e critica psicoanalitica. Di Giuseppe Civitarese. Recensione a cura di Giovanni M. Ruggiero.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 11 Apr. 2012

Aggiornato il 16 Lug. 2012 11:13

 

Giuseppe Civitarese - Perdere la Testa - Immagine: Immagine di Copertina © Editrice Clinamen
Giuseppe Civitarese: Perdere la Testa, Abiezione, conflitto estetico e critica psicoanalitica” (Editrice Clinamen, 2012)

Giuseppe Civitarese ha pubblicato “Perdere la testa. Abiezione, conflitto estetico e critica psicoanalitica” (Editrice Clinamen, 2012), una raccolta di saggi di analisi letteraria e cinematografica effettuata con gli strumenti concettuali della psicoanalisi (Critica Psicoanalitica).

Il libro analizza alcuni classici letterari e del cinema: la novella Lisabetta del Decameron, alcune poesie tra decadentismo e futurismo di Corrado Govoni, un sogno raccontato ne “La montagna magica” (o “La montagna incantata”) di Thomas Mann, i film “Persona” di Bergman e “Il servo” di Losey. Ma ci sono anche capitoli dedicati a opere meno classiche, come il film “Il cacciatore di sogni” del giapponese Shinya Tsukamoto, “Niente da nascondere” di Michael Haneke e perfino l’installazione “The last riot” del gruppo AES+F.

Civitarese è ben conscio che la critica letteraria psicoanalitica rischia di essere una facile testa di moro da attaccare e da abbattere, un campo di esercitazione del cosiddetto “Freud-bashing”, quel genere letterario che consiste nel rivelare i vari punti deboli dell’opera di Freud al fine di randellare e pestare (bashing) senza pietà, svalutandone l’intera opera. È vero che talvolta gli psicoanalisti hanno trattato le opere artistiche come “sintomi” da decodificare. Questa tecnica di analisi rischia facilmente di scadere in una naiveté semplicistica e chiusa in se stessa, fina dai tempi dei saggi di Freud su Leonardo da Vinci.

Civitarese G. - Perdere la Testa - BOOKTRAILER
BOOKTRAILER DEL LIBRO: Capitolo 4: I CYBORG SOGNANO? VISIONI DEL POST-UMANO NE IL CACCIATORE DEI SOGNI DI SHINYA TSUKAMOTO

Civitarese però sfugge al rischio perché sa unire competenza psicoanalitica (soprattutto di derivazione kleiniana e Bioniana, come spesso accade nella psicoanalisi italiana) e competenza letteraria e cinematografica. Le opere non sono ridotte a sintomi, ma descritte con rispetto e conoscenza. Inoltre, il libro non è una collana di saggi sconnessi ma segue un filo rosso, un tema unificatore.

Tema che è la violenza che si annida nel cuore dell’attrazione affettiva ed erotica. Violenza non generica e nemmeno simbolica, ma di un tipo ben determinato: il taglio della testa, la decapitazione. Tutti i testi analizzati, a cominciare da Lisabetta di Boccaccio, mostrano quest’atto sanguinario.

Nella decapitazione Civitarese cerca un legame simbolico tra violenza ed eliminazione della vita psicologica, la testa. E l’arte stessa, suggerisce Civitarese, è tesa paradossalmente tra approfondimento dei movimenti dell’anima e loro eliminazione, quasi che l’estrema consapevolezza di se stessi sconfini nella malattia e nella morte.

Forse per questo la serie di saggi si conclude con il sogno di Hans Castorp nella Montagna Magica, romanzo di Mann completamente dedicato al rapporto tra arte e malattia.

Naturalmente colleghi di formazione non analitica potrebbero trovare il gergo freudiano comunque estraneo. È possibile, ma il libro comunque si raccomanda per la felice semplicità di analisi di varie opere e per la capacità di utilizzare lo strumento dell’analisi simbolica in maniera prudente e comprensibile.

In ogni caso, anche altri orientamenti psicologici, come quello cognitivo, stanno iniziando ad esplorare il funzionamento dei meccanismi associativi di tipo metaforico in terapia. Vedi ad esempio la recente “Oxford Guide to Metaphors in CBT” di Richard Stott.

 SCARICA E LEGGI IL BOOKTRAILER:

Capitolo 4 – I CYBORG SOGNANO? VISIONI DEL POST-UMANO NE IL CACCIATORE DEI SOGNI DI SHINYA TSUKAMOTO 

 

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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