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L’impotenza (o Disturbo dell’Erezione)

Il termine impotenza da sempre genera equivoci ed evoca fantasmi nel nostro immaginario culturale, rimandando ad un'idea di generale inadeguatezza della persona, ed è pertanto connotato in senso fortemente negativo. Attualmente si parla preferibilmente di “disturbo dell'erezione” o “disturbo dell'eccitazione maschile”

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 19 Gen. 2012

Aggiornato il 02 Ago. 2012 08:40

 

L'impotenza (o Disturbo dell'Erezione) - Immagine: © goccedicolore - Fotolia.com - Il termine impotenza da sempre genera equivoci ed evoca fantasmi nel nostro immaginario culturale, rimandando ad un’idea di generale inadeguatezza della persona, ed è pertanto connotato in senso fortemente negativo.

Attualmente si parla preferibilmente di “disturbo dell’erezione” o “disturbo dell’eccitazione maschile”, inteso come incapacità persistente o ricorrente di raggiungere o mantenere, fino al completamento dell’attività sessuale, un’adeguata erezione, incapacità che causa notevole disagio o difficoltà interpersonali. Talvolta è associato ad un disturbo del desiderio e/o a difficoltà eiaculatorie (APA, 1994).

Negli ultimi anni si è assistito ad un considerevole incremento delle richieste di trattamento per questo problema, probabilmente anche come conseguenza di un cambiamento culturale che ha visto  il maschio uscire progressivamente dal cliché dell’ “uomo che non deve chiedere mai” e più attento e rispettoso anche delle proprie difficoltà. Tuttavia, la vergogna di fronte a questo argomento è ancora un ostacolo forte ad un’efficace presa in carico, senza contare il disorientamento dovuto a tanta (cattiva) informazione che, anche grazie a internet, spinge sempre di più le persone a farsi diagnosi da sé ed a tentare trattamenti senza un’adeguata indicazione medica e/o psicologica, col rischio di cronicizzare il disturbo e peggiorare la situazione.

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Sebbene la percentuale aumenti con l’avanzare dell’età, inoltre, non è affatto vero che il disturbo dell’erezione sia una prerogativa di uomini maturi o anziani, anzi: negli ultimi tempi si è assistito ad un considerevole aumento anche nella popolazione più giovane.

 

Ma quali sono i meccanismi coinvolti nella genesi e nel mantenimento di questo disturbo?

I fattori di rischio sono diversi e comprendono disturbi vascolari, traumi spinali o pelvici, neuropatie, disfunzioni ormonali, fumo, alcol, farmaci, ansia, depressione, problemi di coppia ed elementi di contesto (Simonelli, 1997).

Vorrei qui soffermarmi su un meccanismo molto importante non solo nell’eziologia del disturbo ma anche e soprattutto nel suo mantenimento: la reazione di allarme.

La reazione di allarme, infatti, attivando il sistema nervoso ortosimpatico, antagonista del sistema parasimpatico che sostiene l’erezione, funziona da “estintore” per l’eccitazione, facendo defluire il sangue dalla zona genitale verso i muscoli di gambe e braccia, preparando così il corpo per la reazione di attacco/fuga.

La paura di fronte al pericolo è un’emozione fondamentale che ci ha permesso di sopravvivere come specie: sarebbe molto svantaggioso essere sessualmente eccitati invece che pronti alla fuga nel momento in cui ci troviamo di fronte ad un predatore! Noi esseri umani, tuttavia, abbiamo teorie molto personali sulla pericolosità degli eventi: l’erezione può mancare proprio perché è “pericoloso” non averla in quel momento!

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A volte questo circuito di allarme è innescato da piccoli incidenti che fanno arrivare la persona spaventata al rapporto successivo, come una profezia che si autodetermina.

 

A volte gli uomini vengono colti impreparati da un ritardo dell’erezione psicogena, ovvero quella quota di eccitazione regolata da un centro, situato in sede toraco-lombare del midollo spinale, che  riceve segnali dal cervello e produce eccitazione come risposta a ciò che abbiamo pensato, desiderato, visto, udito o toccato. Questo centro funziona in sinergia con un altro centro, situato nella regione sacrale, che genera l‘eccitazione riflessa, dovuta alla stimolazione diretta dell’area genitale. Questi meccanismi funzionano in modi diversi nell’arco della nostra vita: mentre in giovane età l’eccitazione psicogena è assolutamente predominante, col passare degli anni diventa necessario aggiungere una quota sempre maggiore di stimolazione diretta.

Lo stesso dicasi per la fisiologica oscillazione che interessa l’erezione: come tutte le funzioni fisiologiche, infatti, l’eccitazione non è in continua e stabile crescita, ma aumenta e diminuisce. L’entità di tali oscillazioni è minima in giovanissima età, quasi impercettibile, per diventare più marcata col passare del tempo.

Se la coppia non trova il modo per integrare questi cambiamenti in un modo diverso di fare l’amore possono insorgere numerose difficoltà della gestione dell’eccitazione (Fenelli, Lorenzini, 1999; Simonelli, 1997).

Altre volte l’allarme è collegato a meccanismi più complessi: la paura di non essere all’altezza, del rifiuto, di perdere l’amore o la stima della propria compagna; il bisogno di tenere sotto controllo ogni evento somatico; il sentirsi vulnerabili; la tendenza ad attribuire a se stessi la responsabilità di ogni insuccesso; la paura di abbandonarsi; ecc.

Il modo di risolvere questo problema, non è  essere eccitati mentre si ha paura,  ma non avere paura, cioè risolvere la questione che crea l’allarme e concentrarsi unicamente sul piacere, avendo fiducia nel fatto che, cercando solo piacere condiviso, l’erezione comparirà come “regalo”.

In questo senso molto importante è il ruolo delle donne nella prevenzione del disturbo dell’erezione: un atteggiamento di squalifica e l’incapacità di affrontare un momento di difficoltà in modo cooperativo e complice è spesso all’origine di una cronicizzazione del disturbo che, invece di restare un episodio o essere occasione per esplorare nuovi modi di stare nella sessualità, può diventare un ostacolo insormontabile.

In generale la prevenzione, e dunque la buona informazione, sono di fondamentale importanza, soprattutto data la crescente diffusione del disturbo dell’erezione anche fra i giovani, ma sarebbe ingenuo credere che un intervento psico-educativo, di per sé, sia sufficiente per far fronte al problema e risolvere il disturbo ove già presente: in questi casi una diagnosi precoce ed un tempestivo intervento terapeutico rappresentano il migliore strumento per evitare la cronicizzazione  e garantire una prognosi più favorevole.

 

BIBLIOGRAFIA:

  • American Psychiatric Association (1944). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders , Fourth Edition.
  • American Psychiatric Association: Washington D.C. (tr.it. Andreoli, V., Cassano, G.B., Rossi, R. (a cura di) (1996). DSM-IV. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Masson: Milano).
  • Fenelli, A., Lorenzini, R. (1999). Clinica delle disfunzioni sessuali. Carocci: Roma.
  • Simonelli, C. (a cura di) (1997). Diagnosi e trattamento delle disfunzioni sessuali. FrancoAngeli: Milano.
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