Articolo di Giovanni Maria Ruggiero.
Di fronte alle affermazioni di Scilipoti sull’orientamento sessuale di Paola Concia occorre essere onesti e confessare cosa c’è in ballo. In ballo c’è il timore del matrimonio gay. Ebbene, proprio l’onestà ci deve far prendere atto che le argomentazioni a sfavore di questo tipo di matrimonio scientificamente non reggono. Di queste, la principale argomentazione riguarda i figli. Matrimonio gay significa genitorialità gay. E cosa accade ai bambini che crescono in queste famiglie? Ebbene, va detto: nulla di grave. Nessun parametro psicologico o evolutivo ci ha mostrato numeri che dimostrino che per i bambini sia controindicato crescere con genitori omosessuali.
Questi sono i dati forniti in vari studi scientifici (Stacey e Biblarz, 2001; Biblarz e Stacey, 2010) e poi confermati nel 2005 da un rapporto ufficiale sulla genitorialità di lesbiche e gay dell’APA, la American Psychological Association.
Per i conservatori non è dunque il caso di fare i piagnucolosi. E da conservatore qual sono io, mi spiace che il fronte conservatore sia rappresentato da Scilipoti. Occorrerebbe semmai rispondere con un po’ di leggerezza. Per esempio, notando signorilmente che la scienza ha ormai dimostrato che i figli di coppie omosessuali non solo non soffrono di alcun svantaggio, ma addirittura stanno meglio, sono educati meglio e godono di una nutrita serie di vantaggi: minore frequenza di punizioni corporali; minor frequenza di alterchi, contrasti e litigi in famiglia (insomma, un ambiente familiare più sereno); migliore capacità di discutere i problemi emotivi con i figli; maggiore interessamento e coinvolgimento negli sforzi scolastici; minori “problemi comportamentali” (insomma, meno comportamenti strani, da fuori di testa); migliore percezione della propria “competenza cognitiva” (ovvero, i figli di genitori omosessuali si sentono più intelligenti); migliore percezione della propria “competenza fisica” (ovvero, i figli di genitori omosessuali si sentono più a loro agio con il loro corpo); minore aggressività; minore convinzione di superiorità del proprio sesso; minori pressioni al conformismo dei ruoli sessuali; maggiore tolleranza del non conformismo nei ruoli sessuali; minore aspirazione tra le ragazze a ruoli maschili; meno marcata identità eterosessuale nelle ragazze; maggiore flessibilità di genere tra i ragazzi.
Il quadro è abbastanza impressionante. A leggerlo, sembrerebbe inevitabile reagire pensando che nascere in una famiglia eterosessuale sia una mezza disgrazia, da accettare con leggerezza e ironia. La stessa ironia che consiglio a Scilipoti.
Giovanni M. Ruggiero, Medico Chirurgo, specialista in Psichiatria e in Psicoterapia Cognitiva. Dirige il giornale online di scienze psicologiche “State of Mind” (link www.stateofmind.it)
BIBLIOGRAFIA:
- Biblarz, T.J., Stacey, J. How does the gender of parents matter? In «Journal of Marriage and Family», 72, 2010, pp. 3-22.
- Committee on Lesbian, Gay, and Bisexual Concerns (CLGBC), Committee on Children, Youth, and Families (CYF), Committee on Women in Psychology (CWP). Lesbian and Gay Parenting. American Psychological Association, Washington, DC, 2005.
- Stacey, J., Biblarz, T.J. How does the sexual orientation of parents matter? In «American Sociological Review», 66, 2001, pp. 159-183.