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Immergersi in un film: Questione di Ansia? – Cosa ci fa apprezzare o detestare un film?

Di Camilla Marzocchi

Pubblicato il 16 Nov. 2011

Aggiornato il 01 Ago. 2012 15:30

Ansia & Film - © Sergej Khackimullin - Fotolia.com - ArticleA fronte delle numerose “incapacità” e “deficit” elencati nelle descrizioni dei soggetti ansiosi, ecco uno studio che sottolinea una specifica abilità dei cosiddetti “nevrotici” rispetti ai meno ansiosi: la capacità di immergersi in un film e di godere delle emozioni suscitate senza troppi filtri cognitivi!

In un esperimento condotto dal gruppo di ricerca di  David Weibel dell’Università di Berna, 64 partecipanti hanno guardato tre scene tratte dai film “The Shining” (la scena in cui il bambino gioca all’ingresso della villa), “The Champ” (la scena in cui il padre del ragazzo muore a seguito di un colpo durissimo subito durante un combattimento sul ring), e “When Harry met Sally” (la scena in cui Sally simula un orgasmo in un bar), ed è stato loro richiesto di descrivere quanto si fossero sentiti immersi nei film e quanto si fossero percepiti distaccati dall’ambiente fisico in cui si trovavano. Era infine richiesto loro di esprimere una preferenza tra i film rispetto al loro gusto personale.

I risultati rivelano che nei due filmati ad elevata emotività negativa (“The Shining” e “The Champ”) i soggetti ansiosi hanno riferito una migliore capacità di immergersi nel film rispetto ai non ansiosi, ma che questa capacità li abbia portati a preferire il film a contenuto emotivo positivo, rispetto agli altri due.

“Una possibile spiegazione potrebbe essere che gli ansiosi mostrano una reattività maggiore del sistema nervoso simpatico, che li rende più sensibili agli stimoli ambientali” dicono i ricercatori.

I dati ottenuti da Weibel e colleghi ci dicono quindi che la migliore capacità di immergersi all’interno di una situazione triste o spaventosa (seppur finta!) sia percepito dagli ansiosi in modo estremamente negativo, tale da ridurre l’indice di gradimento del film e indurre plausibilmente l’evitamento di un’intera produzione cinematografica. Ecco come una abilità, rischia di trasformarsi nell’ennesimo evitamento!

Ma cos’è che i soggetti ansiosi non hanno davvero gradito del film?

L’abitudine a immaginare scenari catastrofici, terribili e costantemente negativi non sembra averli affatto “desensibilizzati” alla visione di scenari altrettanto tristi e spaventosi, mentre invece mostrano una bassa tolleranza a questo tipo di contenuti. L’ipotesi dei ricercatoti rispetto alla reattività simpatica apre scenari interessanti: l’idea cioè che la bassa tolleranza degli ansiosi non riguardi (almeno non solo) i contenuti rappresentati nei video, ma che sia la stessa attivazione emotiva e fisiologica provocata dall’immersione nel film ad essere per loro spaventosa e a non divertire affatto!

Questo dato appare molto descritto in letteratura e confermato dalle numerose ricerche a sostegno dell’ipotesi che gli ansiosi siano caratterizzati da un cronico squilibrio tra il sistema simpatico, troppo attivato, e quello parasimpatico, troppo spento (Porges, 2007): lo sproporzionato stato di allerta (sistema simpatico) li renderebbe drammaticamente reattivi agli stimoli esterni, mentre il ridotto funzionamento vagale (sistema parasimpatico) ridurrebbe la capacità di calmarsi in tempi “ragionevoli” a fronte di stimoli esterni percepiti come minacciosi.

La preferenza per “When Harry met Sally” rispetto a “The Shining” appare così meno incomprensibile: chi di noi vorrebbe rimanere nello stesso identico stato di terrore prodotto dal volto di Jack Nicholson nel bagno, per molte ore dopo i titoli di coda?

E voi, quale film scegliereste?

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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