Da un po’ di tempo sono apparse, sui giornali e sui muri delle città, pubblicità per il nuovo lancio della rivista femminile ‘Amica’. Si tratta di tre copertine, ognuna centrata su una diversa modella. Il sito Amica ci invita a scegliere tra una di queste tre ‘amiche’: ‘Irina che odia le ipocrisie, Elisa che conquista il suo uomo in cucina oppure Eva, mamma sexy e felice.’ Sul sito, possiamo leggere anche le loro ‘esclusive’ interviste. Vorremmo soffermarci un attimo sulle copertine e sulle (ulteriormente illuminanti, se ce ne fosse bisogno), interviste. Potete trovare il tutto cliccando qui.
Copertina 1: Elisa Sednaoui, dall’alto del suo vestito da sposa semitrasparente (sembra un po’ la sposa cadavere), con in mano guantoni di gomma e spazzolone per pulire, ci ricorda:
“Bella sexy e casalinga. Gli uomini ci vogliono così. E nell’intervista spiega: ‘Gli uomini vogliono tutto: la mamma, la moglie, l’amante. La donna che sa stare in casa, e soprattutto in cucina, ha dei punti in più. Per il ruolo, non per il cibo”.
Lorella Zanardo ha spesso parlato dell’interiorizzazione dello sguardo dell’uomo. Ma chi l’ha detto che le donne debbano schiacciarsi su quello che gli uomini vogliono? Anche perché non è affatto detto che vogliano sempre il nostro bene. E se, a volte, volessero cose che a noi fanno male? Per esempio, le donne ‘che sanno stare in casa’ sono a più alto rischio sia di obesità (Ersoy et. al. 2005) che di depressione (Mostow and Newberry 1975). Perché invece non chiederci come le donne SI vogliono? Per conto nostro, temiamo che gli uomini che ci sognano spose cadaveri con spazzolone allegato forse (sicuramente) non sono quelli che vorremmo. Il nostro consiglio alle altre donne (se mai venisse loro il dubbio) è di evitarli con cura. Meglio gli uomini che ci vogliono realizzate in quello che noi vorremmo diventare. Vi risparmiamo i dati sulla crescente istruzione femminile per non sembrare pedanti. Però alcuni li potete trovare qui:
- Statistiche MIUR.
- Il grande sorpasso delle laureate, dal blog ingenere.it
- DONNE E LAVORO / Figli e carriera: presto o tardi non conta, Il Sole 24 Ore.
Seconda copertina: “Sono una mamma e mi sento ancora più donna”.
Nell’intervista, Eva Herzigova viene descritta così: Il piccolo Philip ha solo otto mesi, ma lei è in una forma smagliante. Il corpo di una ventenne… poi lei spiega: “sono una mamma non una suora. E grazie al cielo, Greg è altissimo, quindi posso portare i tacchi”.
Donne, ragazze, future mamme, questi sono i modelli che vi vengono proposti. Se per caso, ma molto per caso diventate madri, non mettetevi pantofole, maglioni di pile arancioni, sciabattando per la casa, ma tenete bene a mente che il problema centrale, il problema cruciale di questo momento è rimanere sexy (e miracolosamente giovani) per il vostro uomo, combattente metropolitano che tornando a casa, non può, proprio non può trovarvi senza un tacco 12 e una guepière nera.
Dal nostro punto di vista, la contraddizione mamma-donna ci sembra alquanto artificiale, per non dire insensata. Almeno quanto l’identificazione totale tra le due identità. Le donne possono diventare madri oppure no, ma questo non ha alcuna relazione col loro essere donne o meno. Il modello della top model Herzigova, invece, ci sembra quasi comico per la sua siderale distanza dalla realtà quotidiana della stragrande maggioranza delle donne. Sarebbe comico e non offensivo, se le donne non lavorassero in media due ore al giorno in più degli uomini per stare dietro a lavoro, casa e famiglia, guadagnando meno, avendo più difficoltà a trovare lavoro o a raggiungere posizioni di potere, ed essendo scarsamente (e malamente) rappresentate nella vita pubblica. Speriamo che per loro la maternità quando e se arriva, non si riduca ad un problema di linea.
L’ultima copertina (se vogliamo sceglierci come amica Irina Shayk) recita: Amo gli animali. Devo proprio rinunciare alle pellicce? E poi spiega: “Le persone che si scandalizzano per le pellicce spesso dimenticano le scarpe di cuoio che stanno calzando in quel preciso istante. Questa sì che è una contraddizione”. Con la stessa stringente logica con cui si potrebbe sostenere che siccome in alcuni stati esiste la pena di morte allora va benissimo andare in giro ad ammazzare la gente. Anche perché, in fondo, disprezzare i problemi legati all’ambiente è così cool al giorno d’oggi. Soprattutto in un posto come l’Italia, evidentemente situato all’interno del circolo polare artico, per cui, come per gli Inuit, usare una pelliccia è praticamente una questione di sopravvivenza.
A questo punto, ci sembra evidente che le riviste cosiddette “femminili” si possono dividere in “per le donne” e “dalla parte delle donne”. Le riviste “per” le donne fotografano uno status quo, mentre quelle “dalla parte” spingono in avanti il ruolo. Al momento, in Italia, la prima categoria comprende la stragrande maggioranza dei giornali (se non tutti). Un esempio (francese) di rivista ‘dalla parte le donne’ è stato segnalato dal blog Un’ altra donna, ed è questo: Causette.
Al di là degli ovvi benefici che comporterebbe per di più della metà della popolazione, ci possiamo chiedere se per l’intera società sia importante spingere il ruolo delle donne verso gradi di maggiore autocoscienza, autonomia e libertà. Alcuni dati iniziano ad essere ben noti, ad esempio che l’ineguaglianza di genere danneggia il buon funzionamento sociale. Un sacco di risorse perse, pochi vantaggi economici e sociali. Comincia ad essere chiaro che società più paritarie funzionano meglio. Due tra le tantissime risorse disponibili in questo senso:
- Analysis Note: the Economic Case for Gender Equality (PDF Scaricabile)
- Quando le Donne fanno la Differenza (Il Sole 24 Ore)
E dunque più che Amica, ci pare che la nuova rivista sia l’ennesima Nemica, che ingabbia le donne dentro stereotipi obsoleti e dannosi per loro stesse e per la società in genere. A meno che, ovviamente, non vi piacciano amiche incivili, antiquate e decisamente sadiche.
BIBLIOGRAFIA:
- Comparison of the obesity risk and related factors in employed and unemployed (housewife) premenopausal urban womn, (2005). Ersoy, C., Imamoglu, S. Diabetes research and clinical practice, 2006
- Work role and depression in women: a comparison of workers and houswives in treatment. (1975) Mostow, E. Newberry, P. American Journal of Orthopsychiatry, , first published online. (2010)