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Il Bullo, il Maschio Alpha e la lotta per lo Status Sociale

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 14 Ott. 2011

Aggiornato il 01 Ago. 2012 15:15

Bullo o vittima di bullismo, due facce della stessa medaglia.

Wolf_© Kimsonal - Fotolia.comDiane Felmlee dell’Università del Wisconsin e Robert Faris dell’Università del North Carolina, due professori e ricercatori universitari in psicologia sociale, hanno condotto su commissione della CNN uno studio sul bullismo nelle scuole e hanno scoperto che lo stereotipo del bullo, a caccia del compagno di scuola debole e indifeso, non riflette la realtà delle cose.

Questo studio ha coinvolto più di 700 studenti di uno tra i più rinomati licei Newyorkesi; agli studenti è stato chiesto di rispondere a un questionario di 28 domande al fine di indagare i comportamenti aggressivi nell’arco di tutto un semestre scolastico, lo strumento utilizzato ha permesso anche di raccogliere informazioni specifiche su “chi ha fatto cosa“.

In disaccordo con lo stereotipo comune di bullo e delle sue vittime, la ricerca ha messo in luce come a essere coinvolti in combattimenti sociali – verbali, fisici ma anche cibernetici – non siano tanto i ragazzi con problemi psicologici e emarginati dalla vita sociale dei compagni, ma proprio quelli che si trovano al centro della scena sociale scolastica. Sono proprio loro che gareggiano per stabilire a chi spetta il posto più alto nel gerarchia sociale della scuola, anche se conservato per poco però, probabilmente solo fino al combattimento successivo.

In questo scenario infatti vittima e aggressore sono solo due ruoli complementari e transitori, spesso giocati entrambi dalla stessa persona ma in momenti diversi, anche molto ravvicinati, della sua carriera sociale all’interno della scuola. Infatti quando un ragazzo aumenta troppo il suo status sociale corre sia il rischio di diventare maggiormente aggressivo verso gli altri che di essere a sua volta oggetto di maltrattamenti da parte dei compagni.

Essere scherniti e ridicolizzati pubblicamente o aggrediti fisicamente dai compagni – solitamente considerati buoni amici fino ad un attimo prima – è spesso un esperienza traumatica che impatta così violentemente sulla propria immagine di sè che l’autostima di molti adolescenti rimane mortificata a lungo, aprendo la strada in alcuni casi a malattie psichiche gravi o addirittura a tentativi di suicidio.

Un aspetto, purtroppo prevedibile ma comunque impressionante, è che ben 81% di questi episodi rimangono taciuti agli adulti, senza quindi la possibilità di un tempestivo intervento sull’escalation di violenza. Augurandoci in questo senso che le due coppie di genitori descritte sagacemente da Polanski nel suo ultimo film non siano rappresentative di tutta la popolazione adulta contemporanea!

Se state pensando che il contesto ricco e benestante nel quale è inserita la scuola possa essere in qualche modo significativo nello spiegare le dinamiche agonistiche descritte vi sbagliate, perchè i risultati di questo studio pilota sono sovrapponibili a quelli di un precedente studio condotto all’interno di un liceo di campagna del North Carolina. Il contesto socioeconomico familiare non c’entra, dicono i ricercatori, ciò che espone maggiormente alla guerriglia sociale è proprio la propria posizione all’interno della gerarchia sociale.

Niente di nuovo, dico io, basta guardare cosa succede nell’intero mondo animale, dalle distese protette dei parchi africani alle aree cani recintate dei nostri giardini cittadini: stabilire una gerarchia sociale è fondamentale perché garantisce una pacifica e ordinata convivenza. Come ben sanno i nostri coinquilini terrestri più economico e meno pericoloso ovviamente è simulare il combattimento, almeno fino a che lo si può evitare.

Infatti, come sottolineano i ricercatori, essere più aggressivi non assicura la probabilità di salire nella gerarchia sociale in un secondo momento; la maggior pare degli sforzi sono destinati ad essere vani e quindi inutilmente dispendiosi, da tutti i punti di vista.

Rendere i ragazzi consapevoli dell’inutilità delle loro guerriglie agonistiche è secondo gli studiosi il modo migliore per incominciare a contenere il problema.

Magari insieme a qualche documentario sul mondo animale…!

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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