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Distrarsi o pensarci: due strategie per affrontare le emozioni negative

Di Andrea Bassanini

Pubblicato il 13 Set. 2011

Aggiornato il 02 Feb. 2015 11:54

Anxiety - Licenza d'uso: Creative Commons - Owner: http://www.flickr.com/photos/herry/Leggiamo su PsyPost una ricerca molto interessante sulle differenti modalità con cui gli esseri umani regolano le proprie emozioni negative. Uno studio, che verrà pubblicato sul prossimo numero di Psychological Sciencemostra come le persone rispondono in modo differente alle situazioni che provocano emozioni negative.

Tutti sappiamo quanto per noi le emozioni siano importanti e quanto ci aiutino a dare significato alle nostre esperienze, ma in alcuni casi, possono diventare un problema. Pensiamo alle ruminazioni depressive…

Sheppes e colleghi, autori della ricerca, si sono posti l’obiettivo di comprendere quali strategie regolative le persone scelgono quando si trovano di fronte a situazioni che inducono emozioni negative di diversa intensità. Prima dell’esperimento, i soggetti hanno seguito un training sulle due strategie, distrazione (distraction) e rivalutazione cognitiva (reappraisal) e durante l’esperimento, è stato chiesto loro di riferire la strategia messa in atto.

In un primo esperimento, ai soggetti, messi di fronte a immagini inducenti emozioni negative di diversa intensità (ad esempio, un serpente nel giardino come bassa intensità e un serpente in fase di attacco con le fauci aperte pronte a mordere come alta intensità) è stato chiesto di riferire quale strategia per regolare la propria attivazione emotiva stessero mettendo in atto per gestire l’emozione indotta.

In un secondo esperimento, ai soggetti veniva chiesto di scegliere una strategia per regolare la propria attivazione emotiva mentre erano in attesa di piccole scariche elettriche, somministrate dagli sperimentatori in modo imprevedibile; l’unico dato conosciuto dai soggetti era l’intensità della scarica successiva.

In entrambi gli esperimenti è emerso come, durante le situazioni a bassa intensità emotiva negativa, i soggetti preferissero la strategia della rivalutazione cognitiva (reappraisal), tale per cui pensando a quello che stava succedendo utilizzavano un dialogo interno “funzionale” con lo scopo di rileggere cognitivamente e “neutralizzare” l’emozione negativa. Nelle situazioni ad alta intensità emotiva negativa, invece, preferivano distrarsi cercando stimoli esterni all’esperimento che potessero impegnarli cognitivamente e permettergli di distogliere l’attenzione dagli stimoli che inducevano emozioni negative ad alta intensità.

Questi interessanti esiti di una ricerca di base possono avere utili risvolti applicativi anche in psicoterapia. Infatti, comprendere come le persone che non presentano problematiche psicopatologiche si autoregolano emotivamente può permettere di intervenire efficacemente sui pazienti con disturbi dell’umore o disturbi d’ansia, i quali sembrano avere difficoltà proprio nel riconoscere in modo flessibile l’utilità di diverse strategie di autoregolazione nelle diverse situazioni inducenti emozioni di diversa intensità.

Bibliografia:

http://www.psypost.org/2011/07/distract-yourself-or-think-it-over-two-ways-to-deal-with-negative-emotions-5901

J.J. Gross (Ed.) (2007). Handbook of emotion regulation. New York: Guilford Press.

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Andrea Bassanini
Andrea Bassanini

Psicologo - Spec. in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale

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