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Città o Campagna? Te lo dice lo Stress!

Di Giuseppina Di Carlo, Ursula Catenazzi, Sara Della Morte

Pubblicato il 21 Set. 2011

Aggiornato il 02 Feb. 2012 15:22

City - Country - Immagine: © arquiplay77 - Fotolia.comCampagna o città? Questo è il problema: se sia meglio vivere in campagna, con animali e natura, oppure se vivere in città con un “mare” di palazzi e cemento.

È ben noto che gli abitanti delle città in tutto il mondo godono di numerosi vantaggi rispetto ai loro compatrioti rurali tra cui per esempio, migliori prospettive di lavoro, un migliore accesso alle cure sanitarie, per non parlare della vita notturna! Tuttavia vivere in città può essere stressante, tanto che diversi studi hanno dimostrato che i problemi di salute mentale, come la schizofrenia, depressione e disturbi d’ansia, sono più comuni negli abitanti delle città. A partire da questi dati alcuni ricercatori dell’Istituto Centrale di Salute Mentale e l’Università di Heidelberg a Mannheim, Germania hanno cercato di capire questa connessione con la ricerca di differenze nel modo in cui il cervello di persone provenienti da ambienti urbani e rurali reagiscono a certi tipi di stress.

Lo psichiatra Andreas Meyer-Lindenberg e collaboratori hanno utilizzato i metodi di brain-imaging per studiare i fattori di rischio ambientali che, nello sviluppo della patologia, potrebbero svolgere un ruolo ancora più importante addirittura rispetto ai fattori genetici. Infatti gli autori ritengono che l’urbanicità sia un fattore di rischio molto più elevato rispetto a qualsiasi gene associato.

Per testare quest’ipotesi i ricercatori hanno reclutato 32 soggetti adulti che abitavano in metropoli (con più di 100.000 abitanti), città (più di 10.000 abitanti) e zone rurali. Tutti i soggetti sono quindi stati invitati a risolvere difficili problemi aritmetici mentre, attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale (fMRI) veniva monitorata la loro attività cerebrale. Inoltre per indurre livelli maggiori di stress, mentre i soggetti risolvevano i problemi un monitor mostrava, in modo falsato, il loro tasso di successo comparato con quello degli altri soggetti. Come se non bastasse per aumentare ulteriormente il livello di stress i ricercatori prima dell’inizio della sessione sperimentale, dicevano ai soggetti: “Noi siamo consapevoli che questo compito sia difficile per voi, tuttavia questo esperimento è molto costoso, quindi se poteste mantenere le vostre performance nel quarto superiore del grafico, ve ne saremmo molto grati”. I risultati emersi sono molto interessanti. Infatti dall’analisi delle scansioni fMRI è emerso come in questa situazione di stress sociale e di performance coloro che vivevano in una città avevano una maggiore attivazione dell’amigdala rispetto agli abitanti delle zone rurali. Questo dato assume maggiore importanza se consideriamo che studi precedenti hanno suggerito che l’amigdala si attiva anche in presenza di minacce sociali ed è iperattiva nelle persone con disturbi d’ansia.

Lo studio è stato replicato anche con un gruppo di soggetti che erano stati cresciuti in ambiente cittadino, e che attualmente vivevano in luoghi diversi. In questo caso si è osservata una maggiore attivazione nella corteccia cingolata anteriore (PACC) e non dell’amigdala, suggerendo che questa particolare struttura cerebrale possa essere più sensibile ai fattori di rischio ambientali durante i primi anni di vita.

I risultati degli studi di Meyer-Lindenberg e colleghi hanno indicato che vivere in città o in campagna possa realmente provocare delle differenze nell’attività cerebrale delle persone. Inoltre hanno suggerito che più grande è la città e maggiore sarebbe l’attività dell’amigdala durante la situazione di stress e che più tempo una persona trascorre in una città da bambino maggiormente l’area PACC risulterà attivata in situazioni stressanti. A fronte di questi risultati, anche in mancanza di una correlazione forte e significativa fra questi dati e i punteggi alle scale dei disturbi mentali, Meyer-Lindenberg ha ipotizzato che queste differenze nell’attivazione cerebrale possano essere alla base della maggiore incidenza di disturbi mentali in persone che vivono in città.

Sebbene questi dati siano affascinanti John Cacioppo, neuro scienziato sociale dell’Università di Chicago, Illinois, non è ancora convinto dei risultati ottenuti dalla squadra tedesca proponendo eventuali spiegazioni alternative per le loro scoperte. Egli afferma che sarebbe interessante approfondire quale tipo di stress sociali in ambito urbano potrebbero essere potenzialmente dannosi. “Essere preso in giro da uno scienziato non è all’ordine del giorno per molti abitanti delle città”, osserva Cacioppo, ma i sentimenti di solitudine e di esclusione (o al contrario, il sovraffollamento), o la percezione di discriminazione, di impotenza potrebbe esserlo.

Bibliografia

Greg Miller (21 June 1996) The Mental Hazards of City Living, Science, ScienceNow

Christine Esslinger et al. (2009), Neural Mechanisms of a Genome-Wide Supported Psychosis Variant, Science 324 (5927), 605

Florian Lederbogen et al., (2011), City living and urban upbringing affect neural social stress processing in humans. Nature 474, 498–501

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