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Corsa e connettività cerebrale: un legame da approfondire

I corridori sembrano avere una maggiore connettività cerebrale o maggiori connessioni tra regioni cerebrali, rispetto a chi non pratica attività

Di Marianna Bottiglieri

Pubblicato il 13 Gen. 2017

Aggiornato il 23 Gen. 2017 10:13

Gli scan dell’ MRI rivelano che il cervello dei fondisti ha più connettività funzionale rispetto al cervello di molti individui sedentari.

Gli scan cerebrali di corridori e di adulti che non svolgono nessuna attività fisica a confronto

I ricercatori dell’università dell’Arizona hanno confrontato gli scan cerebrali di giovani corridori adulti provenienti da vari stati, con quelli di giovani adulti non coinvolti in un’attività fisica regolare.

David Raichlen, professore associato di antropologia, ha progettato lo studio con lo psicologo e professore Gene Alexander che studia l’invecchiamento cerebrale e il morbo di Alzheimer come membro dell’ Evelyn F. McKnight Brain Institute dell’Università dell’Arizona.

I due ricercatori, insieme al loro team di ricerca, hanno confrontato gli scan MRI di un gruppo di corridori maschi di varia provenienza con gli scan di giovani adulti che non erano stati coinvolti in nessuna attività atletica organizzata per almeno un anno. I partecipanti avevano pressappoco la stessa età – dai 18 ai 25 anni – e simili indici di massa corporea e livello di educazione.

Gli effetti benefici della corsa in termini di connettività funzionale

Gli scan hanno misurato la connettività funzionale a riposo, o cosa accadeva a livello cerebrale mentre i partecipanti erano svegli, ma senza svolgere delle attività specifiche.

I corridori, complessivamente, hanno mostrato una maggiore connettività cerebrale, o maggiori connessioni tra regioni cerebrali distinte, in numerose aree cerebrali, inclusa la corteccia frontale, importante per funzioni cognitive come la pianificazione, il decision-making e l’abilità di dirigere l’attenzione da un compito ad un altro.

Sono richieste, tuttavia, ricerche aggiuntive per determinare se queste differenze fisiche nella connettività cerebrale comportino anche differenze nel funzionamento cognitivo. I risultati correnti, pubblicati nella rivista “Frontiers in Human Neuroscience”, potrebbero aiutare i ricercatori a mettere le basi per capire meglio come l’esercizio influenzi il cervello, in particolare nei giovani adulti.

[blockquote style=”1″]Uno dei fattori che ha guidato questa collaborazione è costituito dal fatto che vi è stata una recente proliferazione di studi, negli ultimi 15 anni, che hanno dimostrato che l’attività fisica e l’esercizio possono avere un impatto benefico sul cervello, ma la maggior parte di questi lavori sono stati fatti su adulti più grandi[/blockquote] sostiene Raichlen. [blockquote style=”1″]Cosa accada nel cervello in età minori, non è stato mai veramente indagato molto in profondità. Noi non solo siamo interessati riguardo a ciò che accade nel cervello dei giovani adulti, ma sappiamo che vi sono cose che le persone fanno lungo tutto l’arco di vita che possono impattare con ciò che accade, ed è dunque importante capire cosa stia accadendo a livello cerebrale ad età minori.[/blockquote]

I risultati hanno gettato nuova luce sull’impatto che correre, come forma particolare di esercizio, può avere a livello cerebrale.

Studi precedenti avevano mostrato che attività che richiedono un controllo fine motorio, come suonare strumenti musicali, o che richiedono alti livelli di coordinazione occhio-mano, come giocare a golf, potrebbero alterare la struttura e le funzioni cerebrali. Tuttavia, pochi studi avevano prestato attenzione agli effetti di attività atletiche ripetitive che non richiedono un controllo motorio così preciso, come correre. I risultati di Raichlen e Alexander suggeriscono che questi tipi di attività potrebbero avere simili effetti rispetto a quelle elencate precedentemente.

[blockquote style=”1″]Queste attività, che la gente considera ripetitive, coinvolgono molte funzioni cognitive complesse – come la pianificazione e il decision – making, che potrebbero avere effetti tangibili a livello cerebrale[/blockquote] sostiene Raichlen.

Da quando la connettività funzionale appare spesso alterata negli adulti più anziani ed in particolare in quelli affetti da sindrome di Alzheimer o altri disordini neurodegenerativi, questo risulta un importante fattore da considerare. Ciò che i ricercatori apprendono dal funzionamento cerebrale di giovani adulti, potrebbe avere implicazioni per la possibile prevenzione di disordini cognitivi “età-correlati” in un secondo momento.

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