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La terapia cognitivo-comportamentale può alterare il volume di materia grigia in pazienti con fobia sociale

Un recente studio, attraverso fMRI, ha rivelato una riduzione della materia grigia nell'amigdala di sinistra in pazienti con fobia sociale sottoposti a CBT

Di Marina Morgese

Pubblicato il 19 Mag. 2016

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), lavorando sui pensieri disfunzionali del paziente, risulta essere tra gli approcci più efficaci nel trattamento del disturbo di ansia sociale. In un recente studio, Mansson e colleghi hanno indagato quali siano gli effetti della CBT sul cervello di pazienti con ansia sociale.

 

Il disturbo d’ansia sociale, o fobia sociale, è un disturbo caratterizzato una marcata sensibilità verso il giudizio altrui: la principale paura di chi soffre d’ansia sociale è il divenire oggetto di scherno o di valutazioni negative da parte degli altri.

Da un punto di vista sociale tale disturbo porta al ritiro da ogni tipo di interazione con altri: una festa ad un pub con amici o l’entrare in una stanza in cui tutti sono già seduti possono essere tra gli eventi più ansiogeni per un fobico sociale. L’evitamento è dunque la strategia comportamentale più utilizzata dalle persone con questo disturbo e più i comportamenti di evitamento si generalizzano, maggiormente il disturbo diventa invalidante.

A livello cognitivo, invece, il fobico sociale è molto critico verso se stesso e si definisce debole e incompetente, mentre l’Altro è visto come abile, migliore e competente. Si creano in questo modo sentimenti di inadeguatezza ed inferiorità con un impatto altamente negativo sull’autostima.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT), lavorando sui pensieri disfunzionali del paziente, risulta essere tra gli approcci più efficaci nel trattamento del disturbo. In un recente studio, Mansson e colleghi hanno indagato quali siano gli effetti della CBT sul cervello di pazienti con ansia sociale.

Dati precedenti avevano mostrato come coloro che soffrono di fobia sociale tendano a mostrare un’iperattivazione neurale nell’amigdala, struttura cerebrale associata alla paura. Mansson, nel suo studio, fa un passo avanti identificando un legame tra questa ipersensibilità dell’amigdala e il volume di materia grigia in questa parte del cervello.

Utilizzando poi la risonanza magnetica funzionale (fMRI) per eseguire la scansione del cervello di 26 individui con diagnosi di fobia sociale, i ricercatori hanno notato che quelli con i sintomi più gravi tendono ad avere un maggior volume di materia grigia nell’amigdala di sinistra.

I soggetti sono stai poi sottoposti a un percorso on-line di terapia cognitivo-comportamentale della durata di nove settimane. Alla fine del programma, i partecipanti sono stati sottoposti a misurazioni psicologiche, tra cui dei self-report su eventuali cambiamenti della loro condizione, al fine di valutare l’effetto del CBT sui loro sintomi.

A questo punto, un ulteriore ciclo di scansioni fMRI ha rivelato una riduzione della materia grigia nell’amigdala di sinistra in coloro che hanno sperimentato risultati positivi dalla loro terapia. Inoltre, maggiore è la riduzione dei sintomi, più significativo risulta essere il corrispondente calo di volume della materia grigia.

L’ipersensibilità neurale nel amigdala, implicata nella fobia sociale, è almeno parzialmente mediata dal volume della materia grigia, e la CBT, a detta di Mansson e colleghi, ha il potenziale per ridurre questo volume, portando a un miglioramento i sintomi. Sebbene tali risultati siano significativi, il campione dello studio risulta esiguo. Future ricerche potrebbero essere effettuate per studiare meglio il fenomeno.

 

Il Giudizio degli altri - State of Mind - Immagine: © 2013 State of Mind

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Marina Morgese
Marina Morgese

Caporedattrice di State of Mind

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