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Teoria del Processamento dell’Informazione Sociale – SIP

La Teoria del processamento dell’informazione sociale illustra come e perché gli individui si impegnano nella comunicazione personale negli ambienti online

La Teoria del processamento dell’informazione sociale (SIP) (Walther, 1992) è una delle teorie euristiche più studiate nel panorama della comunicazione mediata dal computer (CMC). La teoria nasce dall’esigenza di capire come i nuovi modi di comunicare online, quali le email e le chat, possono alterare le modalità in cui le persone si scambiano informazioni e stabiliscono relazioni.

Teoria del Processamento dell Informazione Sociale - Psicologia

Gli studiosi hanno prestato attenzione, in particolare, a un aspetto peculiare della CMC rispetto agli altri mass media: sebbene la CMC così come giornali, televisione e, in misura minore, la radio mancano di molti dei segnali non verbali e degli indizi sociali che le persone usano quando comunicano faccia a faccia, la CMC preserva per lo più lo stile uno-a-uno piuttosto che uno-a-molti come nel caso degli altri media citati.

La CMC e il non verbale: dall’approccio CFO alla teoria del processamento dell’informazione sociale

Di conseguenza, la posta elettronica e le altre forme di CMC sembrerebbero fondere le caratteristiche della comunicazione interpersonale e le caratteristiche della comunicazione dei mass media. Un filone di teorie, indicato come “cues filtered out (CFO) approach” asserisce che la natura testuale della CMC porta a filtrare essenzialmente i segnali non verbali e sociali (p. es., contatto visivo, gesti, inflessione vocale), determinando interazioni online impersonali. L’approccio del CFO descrive infatti l’interazione faccia a faccia come la forma più ricca di comunicazione con più “presenza sociale” perché fornisce l’accesso a una gamma completa di indizi verbali, non verbali e contestuali. Tutti gli altri mezzi di comunicazione sono descritti in base a quanto siano ridotti tali indizi, sottolineando l’inadeguatezza dei soli segnali verbali nel comunicare messaggi di natura personale o emotiva. Tuttavia questo punto di vista poggia sul presupposto errato che gli esseri umani non siano in grado di adattarsi al loro ambiente. In questo caso, la prospettiva CFO vede i comunicatori come secondari rispetto alle caratteristiche del canale. In linea con queste critiche, prove scientifiche e aneddotiche rappresentano un quadro che si discosta dalle previsioni dell’approccio CFO: le persone non solo usano la CMC per scambiare comunicazioni personali ed emotive, ma sembrano divertirsi nel farlo.

La Teoria del processamento dell’informazione sociale (Walther, 1992) offre un insieme di evidenze sperimentali riguardo a come e perché gli individui sono in grado di impegnarsi nella comunicazione personale negli ambienti online. Walther, uno studioso di comunicazione interpersonale, ha sviluppato la Teoria del processamento dell’informazione sociale partendo dal presupposto che la comunicazione non verbale è più complessa di quanto suggerito dall’approccio CFO.

Walther sostiene che i segnali di comunicazione non verbale sono generalmente percepiti nel loro insieme e l’assenza di uno o più codici non rappresenta necessariamente un limite per chi comunica. Gli esseri umani sono esseri di natura sociale e, indipendentemente dal mezzo, gli utenti della CMC sono motivati ​​a impegnarsi negli stessi comportamenti relazionali prevalenti nell’interazione faccia a faccia. Per questo motivo, secondo Walther, gli utenti troverebbero altri modi per comunicare il significato di un messaggio che è spesso veicolato tramite indizi di natura non verbale.

La teoria del processamento dell’informazione sociale e il tempo

Walther (1992) ha discusso la natura relazionale della CMC e ha esaminato la ricerca esistente per derivare una serie di ipotesi e proposizioni teoriche che sono diventate la base della Teoria del processamento dell’informazione sociale. Lo studioso ha infatti notato come, negli studi con disegni più naturalistici (al contrario degli studi one-shot che hanno indicato che la comunicazione online era meno personale dell’interazione faccia a faccia) i membri della comunità online riescono a instaurare delle amicizie reali.

Lo studioso si concentra così sulla variabile tempo: i partecipanti agli studi sperimentali hanno interagito solo per un breve periodo, mentre i partecipanti agli studi sul campo hanno riferito di relazioni che si verificano in natura ma che sono emerse in periodi di tempo più lunghi. La prospettiva CFO afferma che i canali della CMC sono più limitati a causa della mancanza di segnali non verbali, ma non analizza effettivamente il modo in cui i segnali non verbali vengono utilizzati nella comunicazione faccia a faccia. Walter al contrario utilizza i principi della comunicazione interpersonale per sottolineare che i segnali non verbali sono preziosi solo nella misura in cui soddisfano le funzioni comunicative lavorando in combinazione per trasmettere un certo significato.

La comunicazione faccia a faccia fornisce una vasta gamma di segnali non verbali quasi tutti simultaneamente, il che fornisce ai comunicatori messaggi più sottili con cui formarsi delle impressioni. Al contrario, la CMC fornisce pochi stimoli alla volta ma può svolgere le stesse funzioni relazionali della comunicazione faccia a faccia poiché gli utenti sono in grado di trovare dei modi per utilizzare qualsiasi segnale accessibile in modo vantaggioso.

Tale concetto non risulterebbe del tutto nuovo, sostiene Walther, dal momento che anche il telefono priva gli individui della capacità di essere visti, ma la gente col tempo ha accettato il fatto che l’inflessione vocale, ad esempio, possa essere utilizzata per trasmettere messaggi emotivi in ​​un modo simile all’interazione faccia a faccia. Secondo la Teoria del processamento dell’informazione sociale, la stessa logica dovrebbe applicarsi alla comunicazione basata sul testo: gli utenti sono in grado di trovare dei modi per mitigare i limiti strutturali di un canale e trasmettere il livello desiderato di contenuto sia informativo che emotivo. Ad esempio, una persona potrebbe interpretare che il proprio partner faccia a faccia è eccitato perché sta raccontando una storia con un enorme sorriso e parla con un tono di voce più alto e più veloce del normale. Ma anche la CMC potrebbe trasmettere l’eccitazione in modi diversi, ad esempio utilizzando molti punti esclamativi, lettere maiuscole, caratteri in grassetto o anche attraverso comunicazioni verbali dirette come iniziare la storia con un’esclamazione quale “Sono COSÌ eccitato!”. A differenza di altri approcci che si concentrano sulle caratteristiche strutturali di un canale, la Teoria del processamento dell’informazione sociale si concentra sulle caratteristiche del clima di comunicazione più generale, tra le quali, di fondamentale importanza, come già anticipato, risulta la variabile tempo.

I sei assunti della teori del processamento dell’informazione sociale

Mentre i comunicatori faccia a faccia possono trasmettere in modo efficiente una grande quantità di informazioni verbali e non verbali contemporaneamente, i comunicatori online devono dedicare più tempo alla riflessione e digitare messaggi che riflettono il compito complesso di trasmettere le informazioni interpersonali che si desiderano comunicare. Ogni atto individuale di comunicazione mediata potrebbe trasmettere meno informazioni sociali di ogni atto di comunicazione faccia a faccia, tuttavia, nel mondo reale (cioè al di fuori di un contesto sperimentale), gli utenti della CMC hanno la capacità di trasmettere tutti i messaggi che sono necessari. I comunicatori possono, e sapranno, adattare con successo la loro comunicazione per trasmettere il significato che è tipicamente visto nella comunicazione non verbale di persona. Walther (1992) ha così delineato i presupposti della Teoria del processamento dell’informazione sociale per articolare sei proposizioni teoriche verificabili, che possono essere le seguenti:

  1. I comunicatori online impiegano più tempo per scambiare messaggi
  2. La comunicazione online richiede più tempo per facilitare la comunicazione relazionale personalizzata.
  3. La presenza e il tono della comunicazione relazionale dipendono dal numero di messaggi scambiati.
  4. La natura della comunicazione relazionale differisce tra interazioni iniziali e interazioni successive.
  5. I cambiamenti nella comunicazione relazionale richiedono più tempo per svilupparsi tramite CMC rispetto all’interazione faccia a faccia.
  6. Durante i periodi successivi di interazione, la CMC e la comunicazione faccia a faccia hanno un tono relazionale simile, assumendo che i comunicatori abbiano avuto molto tempo per scambiare messaggi e formare impressioni.

In conclusione, secondo la Teoria del processamento dell’informazione sociale, gli effetti relazionali della CMC non sono determinati dal canale stesso, ma piuttosto dipendono dall’utente, dal contesto e dai tempi in cui si verificano le interazioni: gli utenti a cui viene concesso un tempo di interazione più lungo e un’ampia motivazione troveranno modi per superare la semplicità dell’interazione online per raggiungere livelli simili di comunicazione personale come sono evidenti nelle impostazioni faccia a faccia.

Bibliografia:

  • Sumner, E. and Ramirez, A., 2017. Social Information Processing Theory and Hyperpersonal Perspective. In: P. Rössler, ed., The international encyclopedia of media effects.John Wiley & Sons, Inc, pp.1-11.
  • Walther, J. B. (1992). Interpersonal effects in computer-mediated interaction: A relational per-spective.Communication Research,19, 52–89. doi: 10.1177/009365092019001003
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