L’ intervista a Leonardo Abazia
Da dove nasce l’esigenza di questo volume?
Questo libro prende forma dalla mia esperienza di supervisione all’interno di una scuola di specializzazione in psicoterapia. Nel corso degli anni mi sono spesso trovato alla ricerca di testi che potessero offrire un supporto concreto nella pratica della supervisione, ma ho riscontrato una carenza di materiali che affrontassero in modo chiaro ed efficace le difficoltà che emergono in questo ambito. Le pubblicazioni disponibili offrivano spunti teorici interessanti, ma mancavano di un approccio pratico che potesse guidare sia i supervisori che i terapeuti in formazione nel lavoro quotidiano. Questa mancanza mi ha spinto a raccogliere le riflessioni, le strategie e le soluzioni sviluppate nel corso degli anni, cercando di creare un testo che fosse non solo teoricamente solido, ma anche di reale utilità per chi si trova ad affrontare il complesso processo della supervisione. Un ulteriore stimolo alla scrittura di questo libro è arrivato direttamente dagli studenti, che spesso manifestavano il bisogno di una guida chiara e strutturata per orientarsi nel percorso di supervisione. Per rispondere a questa esigenza, ho incluso alla fine del volume uno schema con linee guida pratiche, pensato per supportare gli studenti nella presentazione e nella discussione dei casi clinici, offrendo loro un riferimento utile per affrontare al meglio questo fondamentale momento di formazione.
In Italia esistono vari modelli di psicoterapia, come si posiziona la supervisione in questo panorama?
Tradizionalmente, la supervisione ha seguito l’impostazione teorica del modello terapeutico di riferimento, integrando aspetti di contenuto e processo all’interno di una specifica cornice teorica. Tuttavia, con la diversificazione degli approcci psicoterapeutici e l’evoluzione tecnologica, sono emersi nuovi metodi di supervisione che spostano l’attenzione sul supervisionato, concentrandosi sulla costruzione delle sue competenze e della sua identità professionale.
Nel panorama italiano esistono diverse tipologie di supervisione: didattica e clinica, diretta e indiretta, individuale e di gruppo, nonché online e offline.
Inoltre, la supervisione varia a seconda dell’orientamento psicoterapeutico di riferimento: ad esempio, nel contesto cognitivo-comportamentale la supervisione è strutturata in modo sistematico e cooperativo, con l’obiettivo di incrementare le competenze terapeutiche dello psicoterapeuta in formazione; in ambito psicoanalitico, invece, la supervisione è vista come un percorso di comprensione dei meccanismi psichici, consci e inconsci, del terapeuta.
Negli ultimi anni si è sviluppata anche una tendenza verso modelli di supervisione integrata, che cercano di individuare aspetti comuni tra i diversi orientamenti, con l’obiettivo di creare una supervisione efficace e flessibile, capace di adattarsi alle esigenze del supervisionato e del contesto clinico. In questo senso, la supervisione in Italia rappresenta un elemento chiave nella formazione degli psicoterapeuti.
Nel libro si parla di supervisione diretta e indiretta, può spiegarci la differenza e i punti di forza dell’una e dell’altra?
La supervisione diretta prevede che il supervisore osservi il terapeuta in tempo reale, tramite specchi unidirezionali o registrazioni, e in alcuni casi intervenga direttamente nella seduta. Il principale vantaggio è il feedback immediato, che aiuta a migliorare le competenze tecniche in modo pratico. Inoltre, è particolarmente utile nelle prime fasi della formazione, offrendo una guida diretta nella gestione della seduta.
Nella supervisione indiretta il supervisore non assiste, appunto, direttamente alla seduta, ma riceve informazioni dal terapeuta attraverso resoconti o registrazioni, fornendo feedback successivamente.
Questa tipologia di supervisione favorisce la riflessione e l’autoanalisi del terapeuta, aiutandolo a sviluppare autonomia; inoltre, è più flessibile, non richiedendo la presenza simultanea di supervisore e terapeuta. Nessuna delle due rappresenta la supervisione più efficace in assoluto, il tutto dipende dal contesto e dalla fase di formazione, l’ideale è combinarle per un apprendimento completo.
Negli altri testi lei si è avvalso sempre di giovani collaboratori, mentre in questo libro è stato coadiuvato da professionisti esperti, a cosa è dovuta questa scelta?
La collaborazione per questo libro ha seguito un’impostazione diversa rispetto ai lavori precedenti; in passato ho spesso coinvolto giovani collaboratori e tirocinanti dell’Istituto Campano di Psicologia Giuridica, mentre questa volta ho ritenuto essenziale il contributo di professionisti esperti, ciascuno rappresentante di un diverso approccio psicoterapeutico presente in Italia. L’intento era quello di offrire una visione articolata delle diverse pratiche di supervisione presenti nel nostro paese, garantendo un’analisi approfondita di ciascun modello. Ho quindi chiesto ai colleghi di esplorare e illustrare il proprio approccio di riferimento, mettendone in luce caratteristiche distintive e principi guida. Questa scelta risponde all’esigenza di fornire ai lettori un quadro completo e comparativo della supervisione in ambito psicoterapeutico, permettendo loro di cogliere le specificità di ogni metodo e di individuarne eventuali punti di convergenza. L’obiettivo finale è stimolare una riflessione critica e favorire una maggiore integrazione tra i diversi orientamenti.
Ci può parlare del tipo di pubblico a cui è indirizzato questo libro?
Questo libro è pensato principalmente per gli psicoterapeuti in formazione, che stanno sviluppando le loro competenze cliniche e hanno bisogno di un riferimento solido sulle diverse modalità di supervisione. Tuttavia, può risultare utile anche a professionisti già avviati che desiderano approfondire il ruolo della supervisione nella loro pratica o affinare il proprio metodo di lavoro.
Coinvolgendo esperti di diversi orientamenti psicoterapeutici, il testo offre una panoramica ampia e strutturata, permettendo al lettore di confrontare modelli differenti e individuare spunti di riflessione applicabili alla propria esperienza. L’obiettivo è dunque quello di fornire una piccola guida teorica e pratica che aiuti non solo a comprendere la supervisione, ma anche a valorizzarla come parte integrante della crescita professionale di ogni psicoterapeuta.
Supervisione e Psicoterapia, un’alleanza vitale: il nuovo libro di Leonardo Abazia
Leonardo Abazia, psicologo, psicoterapeuta, ha lavorato nella U.O.C. di Psicologia Clinica della ASL Napoli1, didatta del CIPPS e supervisore degli allievi del quarto anno, presenta il suo nuovo libro pubblicato da Franco Angeli, Supervisione e Psicoterapia, un’alleanza vitale. L’opera offre una sintesi storica e teorica della supervisione, approfondendo temi centrali come transfert, controtransfert, supervisione diretta e indiretta, con o senza condivisione dei modelli teorici. L’obiettivo è integrare le diverse prospettive sulla supervisione, tenendo conto sia delle linee guida dell’APA che degli approcci psicoterapeutici diffusi in Italia. Abbiamo avuto il piacere di incontrare l’autore per approfondire i contenuti del volume.