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Le polarità semantiche familiari nella terapia sistemico relazionale

Nella Terapia sistemico-relazionale le semantiche familiari sono quei frame conversazionali entro cui un individuo si ritrova all’interno di una famiglia

Di Nicola Villani

Pubblicato il 23 Dic. 2021

La terapia sistemico-relazionale nasce dallo spostamento del focus dall’individuo all’individuo contestuale, ovvero inserito in un contesto familiare, sociale e culturale ben preciso.

 

La famiglia, riprendendo la teoria ecologica di Bronfenbrenner, è il primo nucleo dove inizia a svilupparsi la personalità dell’individuo, dalla diade madre-bambino studiata da Bowlby e Mary Ainsworth, fino a concepire la triangolazione, la teoria dell’intersoggettività primaria di Stern per cui il bambino già dai nove mesi riesce a concepire la conversazione oltre la diade, a rappresentarsi sino ad almeno due figure.

I principi della terapia sistemico-relazionale

Bateson della scuola di Palo-Alto, introduce i concetti di schismogenesi complementare e simmetrica; la schismogenesi complementare racchiude quella gamma di comportamenti adottati da alcuni gruppi indigeni osservati da Bateson, nei quali si possono sviluppare dei comportamenti opposti (ad esempio un indigeno è prepotente e testardo mentre l’altro è tranquillo e remissivo) che vanno mano a mano a diventare sempre più estremi, l’uno in un polo e l’altro in quello opposto (il rabbioso diventa sempre più rabbioso, il timido sempre più timido), invece la schismogenesi simmetrica include quei comportamenti speculari (all’interno di un gruppo il tratto emotivo tende a essere simile, non c’è opposizione tra un timido e un prepotente ma condivisione tra due soggetti tranquilli o due rabbiosi) nella semantica polare (posizione mediana, classico nei soggetti ossessivo-compulsivi).

Infine la Dott.ssa Ugazio introduce la teoria delle polarità semantiche familiari, ovvero quei frame conversazionali entro cui un individuo si ritrova all’interno di una famiglia; in una famiglia può esserci la polarità della rabbia, per cui i soggetti della famiglia si oppongono sulla base dei loro tratti caratteriali tra rabbiosi e remissivi, o ancora può dominare la polarità della timidezza, per cui invece i soggetti si differenziano specularmente tra chi è timido e chi è molto sicuro di sé (questa teoria parte dal presupposto che in ogni nucleo famigliare vi siano identità con tratti caratteriali opposti).

I disturbi psicologici nella terapia sistemico-relazionale

Le semantiche principali che vanno a caratterizzare quattro disturbi specifici sono le seguenti: semantica della bontà (che vede come poli opposti buono-cattivo), semantica della libertà (come poli opposti contempla libero-prigioniero), semantica della potenza (poli opposti: forte/debole) e dell’appartenenza (poli: dentro/fuori). La semantica della bontà è alla base del disturbo ossessivo-compulsivo, quella della libertà caratterizza i disturbi dello spettro fobico, la semantica della potenza struttura i disturbi alimentari e l’appartenenza è il substrato del disturbo depressivo (sentirsi al di fuori di un gruppo, sentirsi solo e quindi depresso).

Analizzando ciascuna famiglia, si è potuto osservare che ci sono sempre dei “positioning” differenti e molto spesso opposti tra loro all’interno di determinate semantiche che dominano la conversazione. Questo può verificarsi nel nucleo famigliare stretto (prima generazione) oppure può capitare che in alcuni casi i poli opposti di una semantica si trovino solamente andando ad analizzare le generazioni precedenti (seconda, terza generazione ecc.), tracciando il genogramma familiare.

Il lavoro terapeutico consiste nel rendere consapevole il cliente del suo positioning familiare all’interno della semantica conversazionale così da attivare la possibilità di cambiare alcuni atteggiamenti determinati sostanzialmente in maniera inconscia dalla situazione semantica particolare in cui il soggetto si trova, che gli preclude di vivere la sua storia narrativa in quella semantica. Secondo il paradigma delle polarità semantiche familiari la sintomatologia di uno o più membri della famiglia è quasi sempre un comportamento adattivo che il soggetto sviluppa in relazione al tipo di famiglia in cui vive, perciò ogni paziente è in qualche modo da considerarsi molto intelligente nel costruire meccanismi di difesa, che servono a farlo sopravvivere in quello specifico sistema familiare nel quale cresce e si sviluppa. Questi meccanismi, una volta contestualizzati alla luce dei costrutti sopra elencati e trattati con modalità terapeutiche sistemico-relazionali (tra le quali spicca come fondamentale il lavoro in equipe, come spiega Rodolfo de Bernart in un’intervista), vengono resi più flessibili, meno rigidi, per consentire una progressiva riduzione della sintomatologia.

 

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Nicola Villani
Nicola Villani

Laureato in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi educativi

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Ainsworth, M. D., & Wittig, B. A. (1969). Attachment and exploratory behavior of one-year-olds in a strange situation. In B. M. Foss (Ed.), Determinants of infant behavior (Vol. 4, pp. 113-136), London: Methuen.
  • Bateson G, Naven, Microstorie, 1936.
  • Bowlby J., Attaccamento e perdita (1986), Vol. 1: L’attaccamento alla madre, Bollati Boringhieri, Torino.
  • Cronen V.E., Johnson K.M., Lannamann J.W., Paradossi,  doppi-legami  e  circuiti  riflessivi:  una prospettiva  teorica alternativa (1983), Terapia Familiare, n.14, pp. 87-120.
  • De Bernart R., La terapia familiare sistemica Indicazioni, controindicazioni e formazione (2018), THE PSYCHIATRY ON LINE ITALIA VIDEOCHANNEL.
  • Parkes C.M., Stevenson-Hinde J., The Place of Attachment in Human Behaviour (1982), London: Tavistock.
  • Stern D. N., Il mondo interpersonale del bambino (1985), Bollati Boringhieri.
  • Ugazio V., Storie permesse, storie proibite; polarità semantiche familiari e psicopatologie (2018), Bollati Boringhieri.
  • Varin D., Ecologia dello sviluppo e individualità (2005), Raffello Cortina Editori.
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